La questione del catecumenato pre-matrimoniale in papa Francesco (da un articolo di Salvatore Cernuzio)
- Tag usati: jorge_mario_bergoglio, matrimonio, papa_francesco, preparazione_matrimonio
- Segnala questo articolo:
Riprendiamo da La Stampa del 27/11/2018 un articolo di Salvatore Cernuzio originariamente apparso con il titolo “Il Papa: attenti agli avvocati che approfittano delle coppie in crisi”. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Educazione all’affettività e preparazione al matrimonio.
Il Centro culturale Gli scritti (16/12/2018)
Avvocati approfittatori e matrimoni riparatori, coppie conviventi e giovani che si sposano senza capire cosa effettivamente stiano facendo. Francesco entra nel vivo delle «fragilità» che toccano spesso le famiglie, specialmente quelle giovani, e attingendo alla sua esperienza personale di parroco, vescovo e Papa offre «indicazioni» ben precise a sacerdoti, diaconi, coppie e singoli laici attivi nella pastorale matrimoniale. Tutti questi (circa 850) sono riuniti a San Giovanni in Laterano per il corso su “Matrimonio e Famiglia” organizzato, dal 24 al 26 settembre, dalla Diocesi di Roma e dal Tribunale della Rota Romana.
Incontrandoli nel pomeriggio nella Basilica lateranense, Bergoglio torna sul tema della nullità matrimoniale e, con il pensiero fisso a tutti quei coniugi «che sperimentano seri problemi nella loro relazione e si trovano in crisi», chiede ai sacerdoti ascolto e accompagnamento senza però scadere nel «complesso di onnipotenza».
In particolare il Papa mette in guardia dal «pericolo» degli avvocati che in queste situazioni di crisi pensano solo al guadagno che possono trarre. «Bisogna difendere le coppie dalle mani di alcuni avvocati», dice distaccandosi dal discorso scritto. «Vi faccio una confessione. Quando è stato promulgato il decreto sul processo matrimoniale (il Motu proprio Mitis Iudex Dominus Iesus pubblicato nel settembre 2015, che riforma il processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità matrimoniale, ndr) ho ricevuto tante lettere e lamentele. Più del 90% erano avvocati. La gratuità è tanto importante».
A tal proposito Francesco racconta un aneddoto: «Ricordo un caso di una diocesi suffraganea, due mesi dopo la promulgazione del Motu proprio. Chiamai il vescovo e gli dissi: “Ma ho questo caso di seconde nozze. Lei era sposata prima perché era incinta e cosa hai fatto?”. “Io ho cercato un prete esperto in diritto canonico e un difensore del vincolo. I testimoni e anche i parenti hanno detto che la donna è stata costretta. Cosa devo fare?”. “Hai una penna a portata di mano? Firma. Non chiamare l’avvocato”. Per questo lodo il lavoro dell’avvocato della Rota e i suoi collaboratori per questa gratuità dei processi».
«L’avvocato va pagato ma il minimo», insiste il Papa. «La Chiesa non è commercio, questa è pastorale matrimoniale. Penso ai sacerdoti quando si accorgono, facendo le carte, che questi due si sposano perché si devono sposare in chiesa. Il sacerdote ha l’obbligo di bloccare».
Da qui Francesco coglie l’occasione per affrontare un’altra questione ancora oggi pressante in alcune realtà dell’Italia e del mondo: quella dei matrimoni fatti «di fretta», dice lui, meglio conosciuti come «riparatori» magari perché la sposa rimane incinta prima delle nozze. «Nella mia diocesi prima c’era l’abitudine culturale adesso è cambiata. Quindici anni fa si faceva il matrimonio di fretta», dice. «Veniva il bambino e con la società si doveva salvare la dignità della figlia. Ma poi nascevano tutti settimini e di pochi chili. Io ho proibito di fare matrimoni di fretta».
«Continuate il fidanzamento, che venga il bambino, lasciate passare tempo» afferma Bergoglio. «L’ho fatto anche con gente della mia famiglia. Non avere paura di dire di no quando si vede che non hanno la fede. Una volta una donna mi ha detto: “Voi preti siete furbi. Studiate otto anni e poi se una cosa non va chiedete la dimissione dallo stato clericale, fate una nuova vita e vi sposate. E a noi che facciamo un sacramento per tutta la vita ci dite di arrangiarci con quattro conferenze”».
Questa è una vera e propria «ingiustizia», chiosa il Papa. Esorta pertanto i preti a «lavorare nel catecumenato matrimoniale» ma sempre con una «équipe di laici», magari «coppie sposate di consolidata esperienza familiare ed esperti nelle discipline psicologiche». «“Ma loro sono laici? Sì, conoscono il matrimonio meglio di voi», dice.
E tante volte basta proprio solo l’ascolto per salvare un matrimonio. «Quando vengono i problemi, le cose che non vanno… la sposa, il marito... Ascoltarli ma fare proposte concrete» sollecita Francesco, sempre a braccio. «È necessario che ci sia un gruppo di aiuto. Noi preti non possiamo fare da soli. Un parroco mi ha raccontato poco tempo fa che è venuta una signora sposata da due anni, senza figli, e ne ha dette di tutti i colori contro il marito: “Domani andremo in tribunale e presenteremo la richiesta di divorzio”. Mezz’ora dopo è andato il marito e ha fatto lo stesso. “Lei è capace di dire questo a sua moglie?”, ha chiesto il prete. E ha chiamato la moglie. Si sono detti delle cose e quando hanno finito si sono abbracciati. Avevano bisogno di un orecchio. “Volete continuare?”. “Sì”. “Dovete andare da una coppia che vi risolvere i problemi”. “Si”».
Nella stessa ottica il Papa ricorda quella che è la prima e suprema legge della Chiesa, la «salus animarum», in virtù della quale «quanti si sono resi conto del fatto che la loro unione non è un vero matrimonio sacramentale e vogliono uscire da questa situazione», devono poter «trovare nei vescovi, nei sacerdoti e negli operatori pastorali il necessario sostegno, che si esprime non solo nella comunicazione di norme giuridiche ma prima di tutto in un atteggiamento di ascolto e di comprensione».
Un «valido strumento» è appunto il Motu proprio che «chiede di essere applicato concretamente e indistintamente da tutti, ad ogni livello ecclesiale», afferma Francesco. Che ricorda l’insegnamento dei predecessori, Giovanni Paolo II in primis, sui temi di matrimonio e famiglia, e la sua Amoris laetitia che poneva al centro «l’urgenza di un serio cammino di preparazione al matrimonio cristiano, che non si riduca a pochi incontri». Perché «il matrimonio non è soltanto un evento “sociale”, ma un vero Sacramento che comporta un’adeguata preparazione e una consapevole celebrazione», rimarca il Pontefice. «Il vincolo matrimoniale, infatti, richiede da parte dei fidanzati una scelta consapevole, che metta a fuoco la volontà di costruire insieme qualcosa che mai dovrà essere tradito o abbandonato».
«Tante volte io mi domando quanto questi matrimoni che noi celebriamo sono validi? Per mancanza di fede», aggiunge a braccio. «Loro credono nella Trinità, nella Madonna, nei santi, ma sanno cosa stanno facendo per tutta la vita e non mentre l’amore dura? Questa domanda se l’è fatta anche Benedetto XVI in tre interventi: in Alto Adige, a Milano o in Valle D’Aosta, il terzo credo qui a Roma. La domanda sulla validità del sacramento per mancanza di fede. Nei corsi di preparazione al matrimonio....».
Bergoglio racconta in proposito un aneddoto personale, quando una volta, da parroco, celebrava una messa di Pentecoste con circa 150 bambini e domandò: «Chi di voi sa chi è lo Spirito Santo?». «“Il paralitico”», aveva risposto uno dei piccoli. «Aveva sentito paraclito, ma aveva capito paralitico. È lo stesso... Io mi domando quante di queste coppie sanno chi è lo Spirito Santo e cosa fa lo Spirito Santo?», chiede Francesco. In fin dei conti si tratta di «offrire ai fidanzati la possibilità di partecipare a seminari e ritiri di preghiera». Tante volte, dice, «la radice ultima delle problematiche» che emergono dopo la celebrazione del sacramento è da ricercare «non solo in una immaturità nascosta e remota esplosa improvvisamente, ma soprattutto nella debolezza della fede cristiana e nel mancato accompagnamento ecclesiale, nella solitudine in cui vengono lasciati di solito i neo-coniugi dopo la celebrazione delle nozze».
«Soltanto messi di fronte alla quotidianità della vita insieme, che chiama gli sposi a crescere in un cammino di donazione e di sacrificio, alcuni si rendono conto di non aver compreso pienamente quello che andavano ad iniziare», spiega il Papa. E così che molti coniugi, in particolare quelli più giovani, «si scoprono inadeguati, specialmente se si confrontano con la portata e il valore del matrimonio cristiano, per quanto riguarda i risvolti concreti connessi all’indissolubilità del vincolo, all’apertura a trasmettere il dono della vita e alla fedeltà».
La proposta del Papa argentino è dunque quella di «un catecumenato permanente» per il Sacramento del matrimonio che riguardi «la preparazione, la celebrazione e i primi tempi successivi». Più tale cammino sarà «approfondito e disteso nel tempo», più le giovani coppie «svilupperanno gli “anticorpi” per affrontare gli inevitabili momenti di difficoltà e di fatica della vita coniugale e familiare».
Una parola infine sulle coppie conviventi. Come già nel discorso di febbraio 2017 ai partecipanti ad un simile corso organizzato alla Rota Romana, il Papa ha ribadito l’auspicio che «l’orizzonte della pastorale familiare diocesana sia sempre più vasto, assumendo lo stile proprio del Vangelo, incontrando e accogliendo anche quei giovani che scelgono di convivere senza sposarsi». «È uno scandalo che il Papa dica questo», osserva a braccio, ma anche a queste persone «occorre testimoniare la bellezza del matrimonio!».