Ripresentiamo su Incontro, per approfondire il grande mistero della resurrezione, la sintesi di una meditazione di d.Achille Tronconi a commento della lettera di san Paolo apostolo ai Romani, capitolo 8, versetti 10-11. San Paolo così si esprime: “Se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo spirito è vita a causa della giustificazione. E se lo Spirito di colui che ha resuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha resuscitato Gesù dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi”. La sintesi non è stata rivista dall’autore.
La paura che si ha nel venire al mondo è quella di non
essere vivi, di tornare nel nulla. E’ la paura della morte “totale”,
di non essere mai esistiti. Per sconfiggerla si cerca, in fondo, di contare
qualcosa almeno per qualcuno, almeno per se stessi. E questa paura esiste anche
in chi ha eliminato gli altri dal suo orizzonte e crede di vivere senza aver
bisogno di essere amato, nutrito solo della propria superbia. Egli esiste per
proclamare a se stesso la propria assoluta importanza.
Noi desideriamo essere importanti, essere importanti almeno per qualcuno. Se
possibile ci interessa l’importanza affettiva (la riteniamo la realtà
più importante). Possiamo accontentarci della realtà economica,
ma, anche lì, per essere importanti perché manteniamo qualcun
altro, la famiglia, ad esempio. Pensiamo a certe figure di padri. O certe figure
di madri: importanti perché mantengono una casa! Alcuni si sposano per
questo, cercano un uomo o una donna perché assicuri loro di contare qualcosa
- e ne sono amaramente consapevoli. “Se mi ha sposato – dicono -
conto qualcosa”. Quanta cattiveria, quanti ricatti, perché conti
la nostra presenza!
Il motivo della depressione è il ritenere di non contare niente per nessuno.
Questo voler contare dice che noi non vogliamo tornare nel nulla, nel vuoto.
E dice che la vita è come un dono. Ci dice anche che il nostro corpo,
nel suo esistere, non è sufficiente. Vogliamo esistere nello spirito
- almeno per qualcuno - e, se possibile, contare anche molto. Quando contiamo
in cose importanti abbiamo la sensazione di essere vivi. Il depresso, all’opposto,
non si sente vivo.
Vivere, allora, è qualcosa di più che il non morire nel corpo,
anche se spesso giochiamo quella carta. Quanto accanimento su di sé,
sul proprio corpo, in fondo perché - così pensiamo - non c’è
altro che quel corpo. Ma lo sappiamo che non è così! L’attenzione
maniacale (dopo i 50 anni) a tutto ciò che avviene nel proprio corpo,
non è forse una ricerca per sentirsi vivi? Anche misurarsi continuamente
la pressione - il sangue circola bene, per cui la morte è lontana. Noi
abbiamo voglia di vivere. Questo sentimento che non è un sentimento,
ma un sentire, questo sentire è l’inizio di un orientarsi a Dio.
Dobbiamo proprio partire di lì, dalla nostra voglia di vivere: dobbiamo
ogni tanto farcele quelle domande metafisiche, belle, grosse: “Cosa è
vivere? Cosa è non morire?” Non sempre, certo, ma almeno ogni tanto.
Il discorso di san Paolo sulla giustificazione non si aggiunge, come un appendice,
a quello sull’esistenza. Ne è il fondamento e il compimento. Non
si possono capire peccato e salvezza e giustificazione, senza la creazione.
Il nostro Dio è un Dio che chiama all’esistenza - atto cosmico!
La creazione è un continuo atto d’amore per questa esistenza! Dio
giustifica il nostro continuare a vivere. Dio perdona, Dio risana. Abbellisce
questo nostro vivere. Il suo patire è quando apriamo la strada alla morte
con il peccato.
Ecco che il peccato, allora, non è semplicemente un atto morale. E’,
piuttosto, un atto che intacca l’esistenza. E’ il tentativo di contrastare
l’atto creativo di Dio. Sbagliamo quando rendiamo solo morale il peccato.
Il peccato non è solo sbagliato: è che tu hai contrastato la vita,
hai cercato di ribadire il nulla, la morte, il vuoto. Hai contrapposto una “non
creazione” alla vita. E’ la parodia dell’esistenza: Tu hai
creato e io non creo. Il demonio è, infatti, il signore del nulla preso
come vita! Questo morire e vivere, presente nella lettera ai Romani, non è
solo lo sbagliare, è il morire che mira i fondamenti stessi del creato.
E questo Gesù Cristo - questa sua resurrezione - è il sigillo
definitivo che dice: “Non tornerà mai più il nulla”.
Per questo scegliere la morte, con il peccato, è essere fuori dalla realtà,
da Cristo. Perché ormai Cristo è l’unica realtà,
è la vita. Allora i nostri corpi hanno bisogno della vita, ma di quella
vita che viene dallo Spirito, dall’alto. Hanno bisogno di entrare in comunione
con la vittoria di Cristo, con la vittoria della vita. La nostra condizione
di credenti è questa vittoria, una continua vittoria. L’opposto
cos’è? Un non scegliere la vita, un lasciare che questo corpo moribondo
riceva la vita così, a intermittenza.
Questo discorso della resurrezione è un “posto” nel quale
stare. Nel senso che, a partire da essa, noi domandiamo: “Da che parte
stai?” E’ più importante, più reale, del domandare
se sei buono o cattivo. Si tratta di dire: “Sei esistente, reale o sei
nel nulla? Sei col Vivente o sei con colui che produce la morte in te?”
Un discorso molto più serio e definitivo.
Concludendo: gli apostoli devono essere i testimoni del Vivente, i testimoni
che Cristo è vivo e ha vinto la morte. Se riuscissimo a dire questo alle
persone: Cristo è vivo! Facendogli capire insieme che, proprio per questo,
esse sono importanti. Facendogli capire il valore del vivere, che il vivere
è importante, che li amiamo proprio perché sono viventi! Io credo
che, allora, avremmo dato una testimonianza della resurrezione.
Questa è la testimonianza della fede: vincere la paura del ritorno al
nulla, la paura di non essere importanti, di non essere amati, di non amare.
Non esiste nulla di più importante della resurrezione. Ha cambiato tutto,
continua a cambiare tutto, dà all’uomo di cambiare tutto. Non dobbiamo
allora guardare sempre i nostri piccoli problemi, ma respirare un po’
più in grande.
Per non delirare (esercizi spirituali)
Sul diavolo
Egli, chinandosi così, sul petto
di Gesù (Chi è Giovanni, l´evangelista?)
Le beatitudini: un Padre che vuole i suoi figli felici
Meditazioni su Abramo e Isacco, Giacobbe
e la lotta con l´angelo, la morte di Mosè
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Gesù Cristo modello per
la donna
Sul matrimonio
La vera e propria scelta cristiana
non ha luogo davanti al concetto di Dio e neppure di fronte alla figura di Cristo,
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Per dovere o per piacere?
Il ruolo del piacere nella morale cristiana: la proposta educativa di Albert
Plé, di Achille Tronconi
Per altri articoli e studi di d.Achille Tronconi o sulle lettere di S.Paolo presenti su questo sito, vedi la pagina Sacra Scrittura (Antico e Nuovo Testamento) nella sezione Percorsi tematici