La penitenza. Dal catecumenato alla vita del battezzato. Una relazione di padre Pietro Sorci sul rapporto tra iniziazione cristiana, catechesi e sacramento

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 30 /09 /2022 - 18:35 pm | Permalink | Homepage
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Mettiamo a disposizione on-line sul nostro sito l’intervento tenuto da padre Pietro Sorci durante il Convegno Il Catecumenato nella Chiesa in Italia. “Gesù si mise a camminare con loro” (Lc 24,15) i cui atti, che comprendono questa relazione, sono stati pubblicati dal Notiziario dell’Ufficio Catechistico Nazionale. Quaderni della Segreteria Generale CEI, Anno X, n. 10, maggio 2006, pp.125-134. Il convegno si è tenuto nei giorni 6-7 febbraio 2006. Padre Pietro Sorci è membro del Gruppo nazionale del Catecumenato della CEI e docente di Liturgia sacramentaria presso la Facoltà Teologica di Sicilia “S.Giovanni Evangelista” di Palermo. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line del testo.

Il Centro culturale Gli scritti (25/6/2007)

 

Indice

  • 1. Conversione e battesimo nel NT
  • 2. L’itinerario dell’iniziazione come itinerario di conversione
  • 3. La conversione post-battesimale come penitenza seconda
  • 4. La penitenza nel RICA e nelle note CEI sull’iniziazione cristiana
  • 5. L’itinerario dei battezzati che devono completare l’iniziazione
  • 6. I fanciulli che si preparano all’eucaristia
  • 7. La penitenza dei battezzati come itinerario permanente di conversione

 

1. Conversione e battesimo nel NT

Il vangelo di Marco è stato definito il vangelo del catecumeno, perché sembra scritto appositamente per chi vuole mettersi alla sequela di Cristo, entrando nella comunità dei discepoli.

Esso si apre con la predicazione del Battista, il messaggero inviato a preparare la via al Signore, che predica un battesimo di conversione per il perdono dei peccati e annunzia il battesimo in Spirito Santo. Gesù, facendosi solidale con i peccatori, come servo del Signore che realizza la misteriosa figura del secondo Isaia, al fiume Giordano si sottopone al battesimo di Giovanni. Subito dopo comincia a predicare: "Il regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al vangelo" (Mc 1,14s). Una magnifica esemplificazione di che cosa significa convertirsi e credere al vangelo la troviamo nei versetti successivi: Gesù vede Simone ed Andrea intenti a gettare le reti per la pesca e dice loro: "Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini". Essi lasciate le reti, lo seguirono (Mc 1,16-18).

Convertirsi è abbandonare il modo di pensare, di sentire e di agire della precedente vita e seguire Gesù, o come dice il rito della penitenza, riprendendo la Costituzione apostolica Paenitemini di Paolo VI, quel cambiamento intimo e radicale per cui l'uomo comincia a giudicare e a ordinare la propria vita alla luce della misericordia di Dio, quale ci è stata rivelata nella vita, nelle parole, nella morte e risurrezione di Gesù. Un cammino dunque graduale e progressivo con cui l'uomo risponde al cammino fatto da Dio per venire incontro a lui in Cristo.

Il vangelo di Marco si chiude poi con l'invio dei discepoli: "Andate in tutto il mondo, annunziate il vangelo ad ogni creatura: chi crederà e sarà battezzato sarà salvo" (Mc 16,15s).

Anche gli altri sinottici, seppure in maniera meno esplicita, se prescindiamo dai vangeli dell'infanzia, aggiunti in un secondo tempo, iniziano con la predicazione della conversione da parte di Giovanni Battista inviato a preparare la strada al Cristo che viene a battezzare in Spirito Santo e a liberare il popolo di Dio dai suoi peccati, e, per un processo di inclusione, terminano rispettivamente con l'invio ad annunziare la conversione e la remissione dei peccati in nome di Cristo crocifisso e risorto (Lc 24,47), e a fare discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo e insegnando loro tutto ciò che Gesù ha insegnato (Mt 28,18-20): la conversione e la sua celebrazione sacramentale sono elemento costitutivo della fede cristiana.

Gli Atti degli apostoli nel capitolo secondo, subito dopo l'evento della Pentecoste che segna l'inizio della missione della Chiesa, raccontano dei primi battesimi. Pietro a coloro che pieni di stupore per quanto vedono, fanno dell'ironia sugli apostoli che annunziano le grandi opere di Dio nelle lingue dei popoli convenuti a Gerusalemme per la festa, spiega che si compie invece il vaticinio di Gioele 3, 1-5: Dio ha donato a uomini e donne, schiavi e liberi, giovani e anziani, il suo Spirito profetico, perché quel Gesù che i sommi sacerdoti e l'autorità romana hanno crocifisso, il Padre lo ha risuscitato e innalzato alla sua destra, ed egli, come aveva promesso, dall'alto dei cieli effonde lo Spirito Santo. Gli ascoltatori si sentono trafiggere il cuore e chiedono: Che cosa dobbiamo fare, fratelli?

Pietro risponde: "Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo per la remissione dei vostri peccati: dopo riceverete anche voi lo Spirito Santo". E con molte altre parole li esortava a salvarsi da una generazione che percorre vie sbagliate (At 2, 13-40).

Il battesimo, come dice la stessa parola e il gesto battesimale allora praticato, consiste nella immersione-emersione nell'acqua nel nome di Cristo. San Paolo in Rm 6,3-11; Col 2,12; 3,1-4 spiega questo gesto come simbolo del morire con Cristo al peccato per risorgere con lui a vita nuova. Gv 3,5, lo interpreta come un rinascere a vita nuova per virtù dello Spirito Santo. E la lettera a Tito lo chiama bagno di rigenerazione (in greco palingenesis) e di rinnovamento nello Spirito Santo, che rende giusti ed eredi della vita eterna (Tt 3,5).

Ma già san Paolo nella prima lettera ai Tessalonicesi, che, come è noto, è il più antico scritto del NT, aveva ricordato come, facendosi battezzare, i cristiani di Salonicco, si erano convertiti dagli idoli per servire al Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio che egli ha risuscitato dai morti, e che ci libera dall'ira futura (1Ts 1,9s).

Il battesimo è il sacramento che manifesta, significa, e porta a compimento la conversione, e per ciò stesso fonda un'esistenza che sia impegno costante a spogliarsi dell'uomo vecchio che si corrompe dietro le passioni ingannatrici e a rivestire l'uomo nuovo creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera (Ef 4,23-24), a mortificare quella parte di sé che appartiene alla terra e a rivestirsi come eletti di Dio, santi e amati, dei sentimenti di Cristo (cfr. Col 3,5-17).

2. L’itinerario dell’iniziazione come itinerario di conversione

Per questo, molto presto sarà introdotta nel rito battesimale la rinuncia a Satana e alle sue opere e l'adesione a Cristo.

La rinuncia e l'adesione, apo-taxis e syn-taxis, sono molto drammaticamente espresse nella liturgia bizantina: Rinunci a Satana, a tutte le sue opere, a tutti i suoi angeli, ad ogni suo servizio e ad ogni sua vanità? Rinuncio (tre volte). Hai rinunciato a Satana? Ho rinunciato (tre volte). Rigettalo. Aderisci a Cristo? Aderisco (tre volte). Hai aderito a Cristo? Ho aderito a lui (tre volte). Credi in lui? Credo in lui come re e Signore. Credo in un solo Dio... E poi ancora: Hai aderito a Cristo? Ho aderito a lui (tre volte). Adoralo. Adoro il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, Trinità consustanziale e indivisa.

Questa rinunzia viene preparata nel catecumenato, concepito sin dallo inizio come un progressivo itinerario penitenziale o di conversione, soprattutto nell'ultima fase.

Di tale preparazione abbiamo testimonianza nella prima Apologia di san Giustino 61, verso la metà del secolo II: a coloro che accolgono la dottrina che noi insegniamo e promettono di conformarvi la vita, scrive Giustino, noi insegniamo a pregare e a chiedere al Signore, digiunando, la remissione dei peccati, e insieme con loro preghiamo e digiuniamo. Non solo cambiamento di vita, dunque, ma anche esercizio ascetico.

Una testimonianza preziosa ci viene dalla Tradizione Apostolica all’inizio del terzo secolo: chi chiede di entrare nella Chiesa (gli ‘accedenti’) viene interrogato sullo stato di vita e sulla sua professione, e viene invitato ad abbandonare gli stati di vita e le professioni incompatibili con la vocazione cristiana, quindi viene ammesso al catecumenato che dura tre anni, nelle riunioni catechistiche viene esorcizzato. Al termine dei tre anni c'è un nuovo esame sulla sua vita, per vedere se egli è veramente convertito, e quindi l'elezione. La vigilia del battesimo infine c'è un esorcismo solenne fatto dal vescovo. Il battesimo viene amministrato per triplice immersione alla triplice rinuncia e professione di fede.

A Gerusalemme, secondo la testimonianza di san Cirillo nella procatechesi, durante l'esorcismo la faccia del catecumeno veniva coperta con un velo per concentrare la sua attenzione sulle preghiere di liberazione che venivano pronunziate su di lui. A Roma durante la quaresima, nelle settimane che precedono il battesimo si fanno gli scrutini: si tratta di solenni riti penitenziali che hanno lo scopo di scrutare le intenzioni del cuore, e di esorcismi a base di orazioni, imposizione delle mani e insufflazioni per scacciare lo spirito del male dal cuore di colui che si prepara al battesimo.

Nella liturgia romana sino al 1969, anno della pubblicazione del rito del battesimo dei bambini, l'esorcismo così suonava:
«Ti esorcizzo (ossia ti scongiuro), spirito immondo, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo: esci, allontanati da N., creatura di Dio: te lo comanda, maledetto dannato, quello stesso Cristo, che camminò sulle acque e tese la mano a Pietro che stava annegando. Riconosci, dunque, demonio maledetto, la sentenza che ti condanna, e umiliati davanti al Dio vivo e vero, davanti a Gesù Cristo suo Figlio e allo Spirito Santo; allontanati da N., creatura di Dio, perché Gesù Cristo, Dio e Signore nostro, si è degnato di chiamarlo alla grazia e benedizione del sacro fonte battesimale. E questo segno della santa + croce, che noi imprimiamo sulla sua fronte, tu, demonio maledetto, non oserai violare. Per Cristo».

Tutto ciò dimostra come l'iniziazione è un vero itinerario penitenziale scandito da celebrazioni penitenziali, che culminano nel battesimo inteso come morire con Cristo al peccato e risorgere con Cristo alla vita nuova. Il battesimo è la penitenza cristiana, professata nel simbolo apostolico: Credo la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati.

3. La conversione post-battesimale come penitenza seconda

Quando si svilupperà la penitenza per i battezzati che con il peccato non sono stati fedeli alla grazia battesimale, sarà chiamata "penitenza seconda" (così Tertulliano alla fine del secondo secolo), seconda rispetto al battesimo che è la prima, o "battesimo laborioso", come la chiama san Gregorio di Nazianzo due secoli più tardi (Oratio 39,17), e sarà strutturata in analogia con l'itinerario battesimale.

Essa comporterà:

  1. ingresso nel gruppo dei penitenti, che hanno nella Chiesa un abito e un posto particolare, a somiglianza dell'ingresso nel catecumenato,
  2. itinerario penitenziale per gradi: in oriente si distinguono postulanti, audienti, genuflessi, eretti, a somiglianza del catecumenato;
  3. nell'assemblea liturgica al momento del congedo essi ricevono una particolare benedizione con imposizione delle mani.

Questa penitenza ha il suo tempo forte durante la quaresima, a partire dal mercoledì delle ceneri.

La quaresima così sin dall'inizio si caratterizza come itinerario penitenziale verso la pasqua, non solo per i candidati al battesimo, ma anche per coloro che con il peccato grave sono venuti meno alla grazia battesimale e vogliono ritornare ad essa. Con gli uni e con gli altri tutta la comunità si fa solidale, accompagnandoli con l'esortazione, con la preghiera e digiunando con essi.

  1. La riconciliazione avviene la mattina del giovedì santo perché la comunità possa celebrare la pasqua pienamente restaurata con il ritorno dei penitenti nel grembo della Chiesa madre, e con la nascita delle nuove pianticelle, i nuovi battezzati.

Il diacono chiede al vescovo di riammetterli nella comunione ecclesiale con una commovente perorazione: «Aumentiamo di numero con quelli che dovranno essere rigenerati, e ci potenziamo con il ritorno dei convertiti. Lavano le acque, ma lavano anche le lacrime. Da ciò la gioia per l'ammissione degli eletti, da ciò la letizia per l'assoluzione di coloro che si pentono» (Sacramentario Gelasiano, 353).

Il vescovo prega sul penitente:
«O Dio creatore ottimo, e misericordiosissimo artefice del genere umano, tu che hai riscattato col sangue del tuo Figlio unigenito gli uomini, che fin dalle origini erano stati vinti dalla gelosia del diavolo, dona la vita a questo peccatore, tu che non desideri affatto vederlo morire. Tu che non abbandoni il peccatore nei suoi traviamenti, accoglilo nonostante le sue iniquità. Lasciati commuovere, ti supplichiamo, Signore, dai gemiti e dalle lacrime del tuo servo qui presente. Guarisci le sue ferite. Porgi una mano soccorritrice al tuo servo abbattuto. La tua Chiesa non patisca alcun danno in nessuna parte, né il tuo gregge alcun nocumento. Il nemico non si rallegri per il torto causato alla tua famiglia e una seconda morte non uccida colui che è rinato in un battesimo salutare» (sacramentario Gelasiano, 358).

Questa penitenza, e quella che nei secoli successivi sino ad oggi, a partire da essa, si è sviluppata, è per coloro che sono stati battezzati. Ed è un grave abuso, anzi un sopruso, esigere la confessione dei peccati dai candidati al battesimo.

4. La penitenza nel RICA e nelle note CEI sull’iniziazione cristiana

Per coloro che si preparano al battesimo non esiste altra penitenza che il battesimo preparato dal catecumenato, concepito come un itinerario progressivo di conoscenza di Cristo, ma anche come itinerario penitenziale, cioè di graduale ma radicale conversione, ossia cambiamento di modo di pensare, di sentire, di valutare, di vivere.

Esso oggi, come sappiamo, comporta quattro tappe: il precatecumenato, il catecumenato, il tempo della purificazione e illuminazione, la mistagogia, tempo di graduale conoscenza del mistero di Dio, di inserimento in Cristo.

- Il precatecumenato o prima evangelizzazione è il tempo in cui si annunzia il Dio vivo e vero e il suo Figlio Gesù Cristo crocifisso e risorto, perché i simpatizzanti credano e si convertano, abbandonino il peccato e tutte le forme di idolatria di cose e di persone, per entrare nel mistero dell'amore di Dio.
Quando si constata nel simpatizzante la prima fede e l'inizio della conversione, si fa l'ammissione al catecumenato con la segnazione della croce e la consegna del vangelo.

Il catecumenato è tempo di catechesi, di esercizio della vita cristiana e di testimonianza, perché a contatto con il mistero della morte e risurrezione di Cristo, coloro che si preparano al battesimo passino dallo uomo vecchio all'uomo nuovo che trova la propria perfezione in Cristo. Questo passaggio, che implica un progressivo cambiamento di mentalità e di costume (la biblica metanoia), deve manifestarsi nelle sue conseguenze di carattere sociale e svilupparsi progressivamente (RICA 19,2).
La conversione è sostenuta dalla Chiesa con la celebrazione degli esorcismi e delle benedizioni. Gli esorcismi, spiega il RICA, sono celebrazioni penitenziali che presentano agli occhi dei catecumeni i veri caratteri della vita spirituale, la lotta tra la carne e lo spirito, il valore della rinunzia per conseguire le beatitudini del regno di Dio e il continuo bisogno dell'aiuto divino, e implorano la sua grazia perché allontani da loro lo spirito del male, ogni opera dell'errore e del peccato, l'incredulità e il dubbio, le superstizioni, la cupidigia del danaro, le inimicizie e le ostilità, in modo che possano divenire tempio dello Spirito Santo.

All'inizio della quaresima si fa l'elezione e l'iscrizione al battesimo e inizia il tempo della purificazione e illuminazione, preparazione più intensa dello spirito e del cuore insieme alla comunità che, nella penitenza, si prepara alla celebrazione del mistero pasquale.
Questo tempo, di riflessione spirituale più che di catechesi, è ordinato a purificare il cuore e la mente degli eletti con una revisione della propria vita e con la penitenza, e a illuminarli con una più profonda conoscenza di Cristo salvatore.
Il cammino è sostenuto dagli scrutini, solenni riti penitenziali che hanno lo scopo di mettere in luce le fragilità, le manchevolezze e le storture del cuore degli eletti perché siano sanate, e le buone qualità perché siano rafforzate; di liberarli dal peccato e dal demonio e infondere nuova forza in Cristo, che è via verità e vita. Essi si svolgono nelle domeniche III, IV e V di quaresima con le letture evangeliche dell'anno A: la samaritana al pozzo, il cieco nato alla piscina di Siloe, la risurrezione di Lazzaro, in cui Cristo si presenta come datore dell'acqua viva e colui che svela i pensieri del cuore e il culto in spirito e verità, la luce del mondo che illumina e sostiene nella prova, la risurrezione e la vita.
Nel caso dei fanciulli e dei ragazzi, gli scrutini possono essere opportunamente collegati alla celebrazione del sacramento della penitenza per i loro compagni già battezzati, in modo da mettere in luce il significato penitenziale del cammino battesimale e il significato battesimale della penitenza. Infine nella veglia pasquale si celebra il battesimo - se e dove è possibile, per immersione - preceduto dalla rinuncia e dalla professione della fede in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Morti al peccato, gli eletti rinascono come figli di Dio, ricevono lo Spirito che liconsacra e abilita a compiere la missione profetica, sacerdotale e regale di Cristo nella Chiesa e nel mondo e partecipano con tutto il popolo di Dio all'eucaristia, memoriale della morte e risurrezione di Cristo.

Il tempo della mistagogia - dicono giustamente le note pastorali prima e seconda della CEI sull'iniziazione cristiana - è quello più adatto per una esplicita catechesi sul sacramento della penitenza e le prime celebrazioni di esso.

5. L’itinerario dei battezzati che devono completare l’iniziazione

La formazione alla penitenza ha giustamente una grande importanza nell'itinerario degli adulti battezzati che non hanno ricevuto la necessaria catechesi e non hanno completato l'iniziazione con la confermazione e l'eucaristia, e nell'accompagnamento di coloro che, sacramentalmente iniziati, sono vissuti a lungo lontani da Cristo e dalla Chiesa e ora intendono ritornare.

L'itinerario è essenzialmente cammino di conversione post-battesimale. Le tappe costituiscono un adattamento dell'itinerario dell'iniziazione a persone già battezzate: accoglienza e decisione, corrispondente al precatecumenato; conversione e sequela, corrispondente al catecumenato; tempo della preghiera e della riconciliazione, caratterizzato dallo spirito di conversione e da appropriati riti liturgici per chiedere la conversione e la purificazione del cuore, corrispondente al tempo della purificazione e della illuminazione. Esse hanno il proprio vertice nella partecipazione consapevole e piena all'eucaristia, centro della vita cristiana.

Ma momento qualificante di esse è la celebrazione comunitaria della penitenza sacramentale, battesimo laborioso e seconda tavola di salvezza. Essa, opportunamente preparata da celebrazioni penitenziali atte a fare acquisire i vari aspetti e atteggiamenti della conversione e della riconciliazione - fiducia nella misericordia di Dio, coscienza del peccato nella vita umana, sua dimensione teologale ed ecclesiale, conversione come ritorno a Dio, liberazione dal peccato per mezzo di Cristo, riconciliazione con Dio e con i fratelli, parte dello Spirito Santo nella conversione e della riconciliazione, mediazione della Chiesa, vita nuova - deve formare al ricorso regolare alla celebrazione del sacramento (47-48).

6. I fanciulli che si preparano all’eucaristia

Un problema particolare è rappresentato dalla celebrazione della penitenza nella preparazione dei fanciulli battezzati, alla prima eucaristia. La questione si pose in Olanda, dove nel 1964 Mons. Moors arcivescovo di Roermond, in seguito a una raccomandazione del suo Consiglio presbiterale, considerato che il fanciullo sino a una certa età non può essere considerato capace di distinguere il bene dal male e di prendere decisioni personali in ordine al peccato, suggeriva una nuova sequenza nella preparazione dei fanciulli alla prima comunione: prima comunione a sette anni, nella seconda classe elementare, quindi tre anni di catechesi in preparazione alla penitenza, con la prima celebrazione comunitaria nella quarta elementare e la celebrazione individuale nella quinta.

Le disposizioni del vescovo Moors fecero venire alla luce molte altre esperienze che venivano condotte senza clamore in altre diocesi dell’Europa. L'esperienza ebbe una grande diffusione soprattutto negli Stati Uniti, e in Canada.Il supporto scientifico a queste sperimentazioni era stato dato nel 1961 in Olanda da H.A.A. Tijsman, secondo il quale il fanciullo prima della pubertà non sarebbe capace di peccato personale. E negli Stati Uniti dal teologo Robert O'Neil e dal parroco teologo Michael Donovan. Essi sostenevano che la penitenza è stata istituita per la remissione dei peccati mortali commessi dopo il battesimo, il fanciullo è incapace di commettere non solo il peccato mortale ma anche quello veniale, quindi non è capace di ricevere validamente il sacramento della penitenza, per mancanza di materia.

Il dibattito fu aspro e i sostenitori della posizione tradizionale invocavano l'autorità del can. 21 del Lateranese IV che stabilisce il dovere di confessarsi per ogni battezzato che abbia raggiunta l'età di discrezione, e il decreto Quam singulari di Pio X del 1910 che autorizzava la prima comunione dei fanciulli una volta raggiunti i sette anni.

La Sede Apostolica intervenne nel dibattito in data 11 aprile 1971 con un "Addendum" della Congregazione del Clero in aggiunta al Direttorio catechetico generale. Esso raccomanda di non allontanarsi dalla prassi tradizionale, se non con l'accordo della Conferenza Episcopale e con il consenso della Sede apostolica (Enchiridion Vaticanum, 4, pp. 390-399).

Due anni dopo, il 24 maggio 1973, la Congregazione per il Culto e la disciplina dei Sacramenti e la Congregazione del Clero pubblicarono un testo comune approvato dal sommo pontefice, la Declaratio "Sanctus Pontifex", che ordinava di porre fine a tutti gli esperimenti a partire dalla fine dell'anno scolastico in corso (ib, p. 398-399, nota).

Il documento tuttavia non fu risolutivo, in quanto le Conferenze Episcopali Canadese e Americana in una fitta corrispondenza con le Congregazioni e nelle visite ad limina continuarono a difendere l'esperienza che si protraeva ormai da oltre un decennio, e laSede Apostolica nel dialogo con queste Chiese locali ridimensionò la portata della Declaratio. Si giunse così a un certo equilibrio, nel senso che alcune Chiese locali continuarono con flessibilità e cautela l'esperimento, preoccupandosi nello stesso tempo di una seria educazione dei fanciulli al sacramento della penitenza.

Finalmente però il 20 maggio 1977 una lettera della Congregazione del Clero inviata a tutte le Chiese in risposta a un quesito dichiara, "in conformità all'intendimento della dichiarazione Sanctus pontifex" che "qualsiasi esperimento tendente a ricevere la prima comunione prima di aver ricevuto il sacramento della penitenza deve finire" (Ib.).

Nello stesso senso si muoverà il CJC, can 914: "È dovere innanzitutto dei genitori e di coloro che ne fanno le veci, come pure al parroco, provvedere affinché i fanciulli che hanno raggiunto l'uso di ragione siano debitamente preparati e quanto prima, premessa la confessione sacramentale, alimentati di questo cibo divino".

Cessarono gli esperimenti, ma non il dibattito teologico, catechetico e pastorale. Non sono mancati teologi che hanno sostenuto che chi, non ha ancora partecipato pienamente alla comunione con Cristo e con la Chiesa, che si ha nell'eucaristia, non può rompere con il peccato questa comunione, e per conseguenza non può essere riammesso ad essa con la penitenza sacramentale.

Con una simile argomentazione però non troverebbe giustificazione neanche la penitenza di chi, battezzato e non comunicato, si converte dopo avere condotto per lunghi anni una vita oggettivamente in dissonanza con il vangelo.

La penitenza sacramentale, invece, nella fede della Chiesa è il sacramento che manifesta la conversione e rende possibile la riconciliazione dei battezzati ricaduti nel peccato.

Oggi non sono molti gli studi sull'argomento, ma lo orientamento prevalente - tenuto conto che alla celebrazione sacramentale, strettamente parlando, è tenuto soltanto chi è cosciente di peccato grave, e che perché ci sia peccato mortale deve esserci piena avvertenza, deliberato consenso e materia grave - è che l'impegno maggiore deve essere profuso nel formare i fanciulli ad acquisire l'atteggiamento della conversione nei suoi vari aspetti, mediante la catechesi e le celebrazioni penitenziali, per giungere, prima della partecipazione alla eucaristia, alla celebrazione comunitaria del sacramento, in maniera da condurli, gradualmente e senza rigidità, anche alla celebrazione individuale.

7. La penitenza dei battezzati come itinerario permanente di conversione

L'accostamento tra battesimo e penitenza illumina il battesimo come sacramento della conversione e mostra che la vita dei battezzati è continua penitenza, realizzazione progressiva della grazia battesimale, della rinuncia e della adesione a Cristo, della morte all'uomo vecchio e risurrezione del nuovo, spogliarsi delle passioni e rivestirsi di Cristo.

E illumina pure la penitenza, ripresa del battesimo, che non è evento puntuale, ma itinerario, che ha nei riti sacramentali e non, i suoi momenti forti e culmina, come l'iniziazione, nella partecipazione alla eucaristia.

La Chiesa nata dal battesimo, santa, ma sempre bisognosa di purificazione, dice il rituale della penitenza, mai tralascia di fare penitenza e di rinnovarsi. In molti e diversi modi essa fa questa continua penitenza e si esercita in essa: prendendo parte, con la sopportazione delle sue prove, alle sofferenze di Cristo, compiendo opere di misericordia e di carità, e, intensificando sempre più la sua conversione, diventa segno per il mondo di come ci si converte a Dio.

Tutto questo poi la Chiesa lo celebra nella liturgia:

  • nelle liturgie penitenziali, quando i fedeli si professano peccatori e implorano il perdono di Dio e dei fratelli,
  • nella proclamazione della parola di Dio, che annunzia la misericordia di Dio, smaschera il peccato, invita a conversione, promette il perdono e sollecita la risposta di conversione,
  • nella liturgia delle ore, con la preghiera dei salmi, specialmente nei vespri e nella compieta,
  • nella quaresima pellegrinaggio di penitenza interiore ed esteriore, personale e comunitario verso la pasqua di morte e risurrezione del Signore;
  • negli elementi penitenziali della celebrazione eucaristica: atto penitenziale o eventuale aspersione, le ripetute invocazioni di perdono, l'offerta del sacrificio, il Pater noster, la preghiera Liberaci Signore, il segno di pace, l'Agnello di Dio, l'invocazione Signore non sono degno, la comunione al corpo dato per noi e al sangue versato per la remissione dei peccati.
  • Lo celebra soprattutto nel sacramento della penitenza, quando con il cuore contrito i fedeli confessano i loro peccati, ricevono dalla misericordia di Dio il perdono delle offese fatte a lui e si riconciliano con la Chiesa, che è stata ferita dal loro peccato, ma mediante la carità, l'esempio e la preghiera coopera alla loro conversione.

La celebrazione del sacramento è un atto della Chiesa con cui essa «proclama la sua fede, rende grazie a Dio per la libertà con cui Cristo ci ha liberati, offre la sua vita come sacrificio spirituale a lode della gloria di Dio e intanto affretta il passo incontro a Cristo» (RP 7).

Il sacramento è necessario per coloro che hanno coscienza di peccato grave. Per gli altri battezzati è molto utile ed è da raccomandare il ricorso ad esso, dice il rituale, come «costante e rinnovato impegno ad affinare la grazia del battesimo, perché, mentre portiamo nel nostro corpo la mortificazione di Cristo Gesù, sempre più si manifesti in noi la sua vita» (RP 6/b).

Il rito della penitenza pubblicato nel 1974 è un invito a riscoprire la penitenza come itinerario permanente di conversione e di riconciliazione; simmetrico all’itinerario dell’iniziazione cristiana dal quale deriva e al quale si ispira, per ricuperare, approfondire e affinare la grazia battesimale. Una istanza che sino ad ora non sembra sia stata compresa. Se e quando la comprenderemo, esercitandosi nella penitenza e celebrandola con tutte le modalità di cui la Chiesa dispone, le nostre comunità saranno in grado di mettersi al riparo dalla critica che spesso ci sentiamo rivolgere dai catecumeni, che cioè chiediamo loro atteggiamenti e comportamenti che noi battezzati non coltiviamo.

Le nostre comunità, soprattutto, saranno capaci di accogliere i nuovi membri che convertendosi al vangelo, per il battesimo diventano partecipi della morte e risurrezione di Cristo. Saremo segno, per essi e per tutti, di come ci si converte a Dio e ci si riconcilia tra fratelli.