1/ La poesia di Franco Battiato aiuta a capire che è il senso religioso ad essere uguale in tutti e non sono invece le religioni ad essere tutte uguali, di Andrea Lonardo 2/ Franco Battiato. Quella stranezza dell’amore che ha ferito il suo cuore. La scomparsa di Franco Battiato, una vita dedicata all’arte come espressione del desiderio di Infinito e di spiritualità, di Paolo Vites
1/ La poesia di Franco Battiato aiuta a capire che è il senso religioso ad essere uguale in tutti e non sono invce le religioni ad essere tutte uguali, di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Musica moderna e Cristianesimo e dialogo fra le religioni.
Il Centro culturale Gli scritti (30/5/2021)
Comprendere la poesia di Franco Battiato è comprendere una delle questioni chiave del nostro tempo. Battiato appartiene a quegli autori “mistici” che hanno ben chiaro come l’uomo abbia bisogno di silenzio, di preghiera, di raccoglimento, di riferimento all’assoluto e che la sola storia e la sola giustizia non siano sufficienti a dare un senso alla storia dell’uomo.
Battiato appartiene al novero di coloro che “annunciano” che solo il mistero, solo la poesia, solo la mistica, nutrono veramente l’uomo e tutto il pane e il lavoro della terra, per quanto necessari, non siano bastanti.
Ma Battiato, al contempo, pur avendo condiviso il suo cammino di vita con molti cattolici, non si definiva tale.
Sciocco è chi pretende di farne un cattolico a motivo dei suoi testi, bypassando le sue esplicite affermazioni. Egli ha cercato in ogni tradizione religiosa una dimensione mistica, abbeverandosi ora qui, ora là.
Battiato può essere compreso, invece, come un’espressione risplendente di quel “senso religioso” che accomuna ogni uomo. Non sono identiche le religioni e diversissime sono le visioni di Dio dei mistici cristiani, buddisti, induisti o musulmani.
Battiato non ci insegna cosa sia la fede, tantomeno la fede cristiana. Egli ci insegna invece la sete che l’uomo ha di Dio, la sete che ogni uomo ha di Dio.
Abbiamo più volte commentato la straordinaria espressione di una cantante italiana “Il cuore di chi ha un altro Dio è uguale al mio”. Gli dèi sono diversi, come è giusto e ovvio che sia, ed è un’esigenza della verità cercare quale sia il vero volto di Dio, ma i cuori degli uomini sono invece uguali, tutti con lo stesso “senso religioso”, tutti cioè desiderosi di vedere il volto di Dio e il senso della vita umana, così debole e fuggevole e, insieme, così meravigliosa.
Dinanzi a Battiato noi comprendiamo come il cuore di tutti i mistici del mondo sia uguale, come tutti cerchino la verità, la pace e l’amore, per sé e per i fratelli.
Diverse sono invece le vie proposte dalle diverse religioni. Diversa, soprattutto, è la rivelazione che le diverse religioni riconoscono: per alcune Dio semplicemente non parla e non si rivela, per altre Dio lo fa parzialmente o addirittura pienamente e personalmente.
Ma di questo Battiato non ha mai trattato: egli si è preoccupati di dirci della sete dell’uomo e del bisogno che esista un Dio che si riveli e che, quindi, si faccia conoscere così come egli è.
2/ Franco Battiato. Quella stranezza dell’amore che ha ferito il suo cuore. La scomparsa di Franco Battiato, una vita dedicata all’arte come espressione del desiderio di Infinito e di spiritualità, di Paolo Vites
Riprendiamo da Il Sussidiario del 19/5/2021 un articolo di Paolo Vites. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Musica moderna e Cristianesimo e dialogo fra le religioni.
Il Centro culturale Gli scritti (30/5/2021)
“Sono nato con un microchip incorporato, che mi indirizza verso la spiritualità. All’età di otto anni scrissi, andando clamorosamente fuori tema, ‘Io chi sono?’. Una domanda particolare per un bambino nato in una famiglia dove non si avevano libri da leggere, ma nella quale sono stato felice di nascere”.
“Io chi sono?” è certamente una domanda particolare per un bambino di otto anni quale era Franco Battiato quando scrisse quelle parole, ma è “la domanda” che è insita in ogni essere umano. Che Battiato se la ponesse già a quell’età, è evidentemente segno di una grandezza d’animo che pochi hanno. Quel “microchip incorporato” come lo definisce lui è la natura dell’uomo, altrimenti detta senso religioso, che è inestirpabile dal nostro cuore, benché si faccia di tutto per renderla anestetizzata.
La domanda del senso religioso «che senso ha tutto?» è un dato oggettivo e diffuso nell’attività dell’uomo di ogni tempo e investe, coinvolge tutta l’attività umana. Sono le esigenze elementari (esigenza di felicità, di verità, di giustizia, ecc.) scintilla dell’azione umana.
Per tutta la vita Franco Battiato ha cercato di placare quel “microchip” che lo ha reso ansioso ma allo stesso tempo pacificato: “L’Ispirazione e di conseguenza l’Arte, sono cellule, tracce del divino. È chiaro che una società consumistica e nichilista sta all’opposto. Non ci può essere vero progresso – intendo un progresso consapevole e spirituale, i cui valori sono i valori umani che più elevano l’uomo – se aboliamo la voce del poeta, il momento dell’incanto e della riflessione; se non coltiviamo l’intuizione, l’Arte e il desiderio per il Mistero. Credo che sia questa la strada, per questo coltivo tali “abitudini”. Anche il peggiore degli esseri è destinato a evolversi. Dobbiamo sforzarci di combattere il male con pietà cristiana, facendoci prossimi e solidali: il bruco, per sua natura, è destinato a diventare farfalla” avrebbe detto Franco Battiato in età avanzata, spiegando perfettamente il suo percorso.
Un percorso affascinante, di chi si è abbandonato completamente nelle braccia del Mistero, senza negare nessuno dei suoi aspetti, senza precludere ogni modo con cui si è presentato a lui, curioso ricercatore, avventuriero della realtà: “Mi sono progressivamente arricchito di insegnamenti che non posso considerare casuali. Ho scoperto la meditazione quando ero sopraffatto dalle nevrosi, i mistici quando la necessità di una sfera spirituale diventò urgente e i tibetani da una decina di anni studiandoli dal 1100 ad oggi. Praticamente, non leggo altro”.
Ma ci vuole disciplina e impegno, come gli antichi monaci di clausura, o i monaci buddisti: “Non amo il conflitto e soprattutto non amo il confronto rissoso e giudicante con la gente, con l’esterno invadente e distruttivo. Quando dico esterno dico televisione, ad esempio, cioè l’universo principe della volgarità e dell’idiozia, e dico corruzione, mancanza di legalità, di senso civico. Invece il rilassamento lo raggiungi e lo conservi da solo. È un privilegio ma è anche disciplina interiore, sobrietà di pensieri e di gesti. Rilassamento è pace, immobilità del sentimento, consapevolezza massima, fermezza”.
Non era uomo di appartenenza Franco Battiato, ma spirito libero: “Non sono cattolico. Ho amicizie molto forti nella Chiesa cattolica e soprattutto in alcuni monasteri di clausura, dove ho sempre trovato una toccante liturgia. Ho una mia spiritualità, una mia ricerca dell’ascesi, sono un uomo religioso, ma non ho una parrocchia” aveva detto. Allo stesso tempo, era un uomo rispettoso anche verso istituzioni di cui non si sentiva parte. Come disse parlando del suo film Niente è come sembra, “ho fatto una grande fatica a far dire cose intelligenti da parte dell’ateo. Di solito un ateo attacca il Vaticano come rappresentante di Dio in terra, ma è una posizione di basso livello”.
Centinaia di canzoni bellissime, dove si ritrovano tracce del suo percorso: “E ti vengo a cercare anche solo per vederti o parlare perché ho bisogno della tua presenza per capire meglio la mia essenza… questo mio sentimento popolare nasce da meccaniche divine … E ti vengo a cercare perché sto bene con te perché ho bisogno della tua Presenza”. Poi una mattina tutto finisce, con serenità, con l’amata solitudine perseguita per tutta la vita, anche nella canzone omonima: “Così è finita, mi stacco da te, da solo continuo il viaggio. Rivedo daccapo il cielo colorato di sole, di nuovo vivo”.
Alla fine di tutto, forse in modo ancor più commovente, resta una canzone fra le meno note, dimenticata dai più, cantata nel dialetto della sua amata Sicilia, Stranizza d′amuri, la stranezza dell’amore. Quella cosa strana, quell’amore che ci viene messo nel cuore come un oggetto sconosciuto e ci smuove tutto, ci apre allo sconosciuto infinito desiderio di bene. È lo sguardo di un altro o di un’altra, è il mistero che non sappiamo definire, l’indicibile a cui il cuore anela. È una febbre che entra nelle ossa, anche se intorno c’è la guerra, quando ti incontro per la strada e vedo te. E anche se fuori si muore non muore questa stranezza d’amore.
′Ndo vadduni da Scammacca
Nel vallone di Scammacca
I carritteri ogni tantu
I carrettieri ogni tanto
Lassaunu i loru bisogni
Lasciavano i loro bisogni
E i muscuni ciabbulaunu supra
E i mosconi ci volavano sopra
Jeumu a caccia di lucettuli …
Andavamo a caccia di lucertole
A litturina da CiccumEtnea
Il vagone della Circumetnea
I saggi ginnici ‘u Nabuccu
I saggi ginnici, il Nabucco
A scola sta finennu.
La scuola sta finendo.
Man manu ca passunu i jonna
Man mano che passano i giorni
Sta frevi mi trasi ′nda ll’ossa
Questa febbre mi entra nelle ossa
Ccu tuttu ca fora c’è a guerra
Anche se fuori c’è la guerra
Mi sentu stranizza d′amuri … l′amuri
Mi sento una stranezza d’amore… L’amore
E quannu t’ancontru ′nda strata
E quando ti incontro per strada
Mi veni ‘na scossa ′ndo cori
Mi viene una scossa nel cuore
Ccu tuttu ca fora si mori
E anche se fuori si muore
Na mori stranizza d’amuri … l′amuri.
Non muore questa stranezza d’amore…L’amore.