Il Decamerone ai tempi del coronavirus: un’insegnante delle medie ripropone con intelligenza re e regine, giornate e novelle, come ai tempi di Boccaccio, di Francesco D’Alfonso
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Riprendiamo sul nostro sito un testo di Francesco D’Alfonso. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. le sezioni Scuola e Letteratura.
Il Centro culturale Gli scritti (11/3/2020)
Affrontare questo tempo come una “prova generale di vita”, condividendolo, accompagnandolo e interpretandolo, adattando la situazione che si sta vivendo in modo costruttivo e non passivo: è questa la proposta che un docente di lettere di una scuola media romana sta proponendo ai suoi alunni, forzatamente lontani dalla scuola. Una proposta che intende rileggere il presente alla luce del passato, spolverando le esperienze di chi ha vissuto una situazione del genere centinaia di anni fa.
Appena si cominciava a parlare della diffusione del Corona Virus, il docente in questione raccontò ai ragazzi che un grande scrittore del Trecento, Giovanni Boccaccio, ambientò il suo capolavoro, il Decameron, proprio durante una terribile epidemia di peste, durante la quale dieci ragazzi si radunarono, per dieci giorni, in una villa di campagna al fine di sfuggire al contagio: per passare il tempo, eleggevano quotidianamente un re e una regina che sceglievano un tema e su quel tema inventavano una storia.
Allo stesso modo, a distanza di sette secoli, e con gli strumenti eccezionali che la modernità offre, i ragazzi della classe sono invitati, ogni giorno, a fare lo stesso gioco: il docente indicherà sul registro elettronico il re e la regina della giornata, il re e la regina sceglieranno il tema che, una volta approvato dall’insegnante, condividerà coi compagni via WhatsApp: a quel punto ciascun alunno scriverà la sua novella che, a fine giornata, invierà via mail all’insegnante.
E chissà che da questo lavoro – ah, quanto sono utili i classici! – non ne nasca un Decameron 2.0 degli anni 2000, al tempo del Covid19.