«La scuola con le videocamere è in realtà una sconfitta per tutti», di Alberto Pellai
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Riprendiamo da Famiglia cristiana un articolo di Alberto Pellai pubblicato il 9/1/2019. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Educazione e scuola.
Il Centro culturale Gli scritti (13/1/2019)
Un fermo immagine del video dei carabinieri nella recente
indagine dei maltrattamenti all'interno di una materna
Il nuovo caso di cronaca, riportato da tutti i media, relativo ai maltrattamenti inflitti in un asilo in provincia di Roma da tre insegnanti e da una collaboratrice ha riaperto il dibattito sulla necessità, o meno, di installare videocamere all’interno delle aule frequentate dai nostri figli. Da mesi la Camera ha approvato un disegno di legge che dà il via libera alla videosorveglianza di ciò che avviene tra le mura di una scuola. Ma ad oggi tutto giace fermo in attesa dell’approvazione del Senato. Se questa avvenisse, l’operato dei docenti verrà ripreso in tempo reale e tutte le video-documentazioni rimarranno conservate in una sorta di scatola nera “apribile e verificabile” nel caso in cui ci sia il sospetto di qualcosa che non va.
Noi genitori, ci sentiremmo più tranquilli nel sapere che la giornata scolastica dei nostri figli è costantemente monitorata dagli occhi di un “grande fratello”? Per noi genitori del terzo millennio, costantemente in ansia e apprensione per tutto ciò che riguarda la vita dei nostri figli, la proposta potrebbe sembrare vantaggiosa. Ma provate ad immaginarne gli effetti collaterali. «Mio figlio è tornato a casa con un livido: esigo di rivedere la registrazione della mattina scolastica in cui si è fatto male per capire se ci sono responsabilità oggettive di qualcuno»: ogni giorno la scuola potrebbe ricevere decine di richieste di questa natura. L’effetto collaterale che potrebbe derivarne arriverebbe a produrre più danni degli eventuali benefici.
La scuola con le videocamere è in realtà una sconfitta per tutti. Per noi genitori, prima di tutto, perché è vero che garantisce la possibilità di scoprire velocemente qualcosa che non va. Ma è anche vero che sentire che il proprio figlio è protetto solo perché in classe c’è una videocamera che riprende tutto, significa, implicitamente, dire ai docenti del proprio bambino: «Sappiatelo chiaramente: noi non ci fidiamo di voi. Vi teniamo sotto controllo. Al minimo errore, potremmo intervenire».
E per i docenti - intendo quella stragrande maggioranza che il proprio lavoro lo fa con amore e passione, avendo i propri alunni non solo davanti agli occhi, ma anche dentro al cuore e alla mente - aumenterà l’ansia e diminuirà la naturalezza e la spontaneità con cui da sempre sanno stare di fianco ai nostri figli.
Di per sé, poi, sapere che la scuola è sicura perché vi è
stato installato all’interno un sistema di video sorveglianza, significa implicitamente deligittimarne le capacità preventive e protettive che in essa dovrebbero esistere in modo automatico e spontaneo. Le classi non sono isole, gli insegnanti lavorano in team, l’attività didattica prevede un periodico e continuo lavoro di programmazione e interscambio tra docenti. Se qualche adulto a scuola dovesse superare il confine della norma (sia educativa che legale) e mettere in atto comportamenti inappropriati, il modello di tutela e cura dei bambini che da sempre “il sistema scuola” ha al proprio interno, dovrebbe promuovere un pronto intervento e in fretta ripristinare una situazione adeguata per il benessere dei propri allievi.
Purtroppo, i casi che i media ci hanno raccontato in questi ultimi mesi ed anni, hanno eroso profondamente la fiducia di molti adulti nei confronti del sistema scuola e sono sempre più numerosi i genitori che vogliono che ci siano telecamere nelle classi frequentate dai figli.
Penso che sia un segno dei tempi. È aumentata la conflittualità tra adulti, nessuno si fida più di nessuno, è entrata in crisi una solida alleanza educativa tra famiglia e scuola.
Per me, il rimedio a questa situazione non sono le videocamere, ma una formazione e una supervisione più accurata e continua al corpo docente. Che negli ultimi anni è stato sempre più abbandonato a se stesso, lasciato senza risorse di fronte ad una complessità educativa crescente: classi “pollaio” affollate da bambini che sempre più spesso hanno problemi comportamentali e sono portatori di bisogni educativi speciali. E tra le molte cose sottratte alla scuola, c’è anche la riduzione quasi integrale delle ore di compresenza, ovvero della presenza di due insegnanti nella stessa classe, elemento che di per sé rappresenta la migliore forma di protezione e di garanzia della qualità educativa in classe.
È chiaro che non è il alcun modo giustificabile e accettabile qualsiasi forma di violenza sui bambini da parte dei docenti. Mai e poi mai. Ma sono più che certo, che le videocamere installate nelle classi non rappresentano la soluzione più adeguata. Sono solo una toppa che copre uno strappo. Ma che rischia di non prevenire un’ulteriore lacerazione. Ancora più profonda.