1/ «La famiglia non è un problema, ma la soluzione dei problemi. Sono ormai quarant’anni che in Italia si parla di famiglia senza che nessuno abbia fatto realmente qualcosa. Perché la famiglia, nonostante tutto, regge. Perché non si può scioperare in famiglia». Il discorso di Gigi De Palo, presidente del Forum delle associazioni familiari, rivolto a papa Francesco 2/ «Oggi – con dolore lo dico – vediamo che tante volte si pensa a fare un matrimonio come fosse una lotteria: “Andiamo. Se va, va. Se non va, cancelliamo la cosa e incomincio un’altra volta”. Questa superficialità sul dono più grande che ha dato Dio all’umanità: la famiglia. Poi oggi – fa male dirlo – si parla di famiglie “diversificate”: diversi tipi di famiglia. Sì, è vero che la parola “famiglia” è una parola analogica, perché si parla della “famiglia” delle stelle, delle “famiglie” degli alberi, delle “famiglie” degli animali… è una parola analogica. Ma la famiglia umana come immagine di Dio, uomo e donna, è una sola». Papa Francesco al Forum delle famiglie
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1/ «La famiglia non è un problema, ma la soluzione dei problemi. Sono ormai quarant’anni che in Italia si parla di famiglia senza che nessuno abbia fatto realmente qualcosa. Perché la famiglia, nonostante tutto, regge. Perché non si può scioperare in famiglia». Il discorso di Gigi De Palo, presidente del Forum delle associazioni familiari, rivolto a papa Francesco
Riprendiamo sul nostro sito il discorso di Gigi De Palo, presidente del Forum delle associazioni familiari, rivolto a papa Francesco nell’incontro del 16/6/2018. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Educazione e famiglia.
Il Centro culturale Gli scritti (24/6/2018)
Santità, prima di tutto grazie, a nome mio e di tutte le Associazioni presenti nel Forum delle Famiglie, per tutto quello che fa per noi.
25 anni non sono pochi.
25 anni sono un tempo di bilanci.
25 anni fa, quando il Forum iniziava la sua avventura, io ancora non avevo conosciuto mia moglie.
Vedevo ancora la famiglia come qualcosa di molto lontano.
Il Signore, come vede, ha molta più fantasia di noi.
Eccomi qui, dopo 25 anni, a presiedere questa intuizione geniale della Chiesa Italiana che è il Forum delle associazioni familiari.
25 anni fa erano appena 3 le associazioni che andarono dal notaio per far nascere il Forum.
Oggi sono diventate 582 tra nazionali e locali e continuano ad aumentare.
E qui in questa bellissima sala c’è un pezzo importante del Paese.
Ci sono presidenti delle più grandi associazioni italiane che hanno fatto e fanno la storia del nostro Paese. Associazioni che silenziosamente risolvono i problemi di centinaia di migliaia di famiglie in difficoltà.
Santità, le famiglie italiane sono stanche di essere abbandonate pur portando sulle loro spalle il welfare del Paese…
I giovani italiani sono stanchi di dover andare all’estero a realizzare i loro sogni, non solo lavorativi, ma anche familiari.
Le donne italiane sono stanche di dover nascondere il pancione, perché altrimenti rischiano il licenziamento e quindi di perdere il lavoro.
Sono ormai quarant’anni che in Italia si parla di famiglia senza che nessuno abbia fatto realmente qualcosa.
Perché? Perché la famiglia, nonostante tutto, regge.
Perché non si può scioperare in famiglia.
Non si può smettere di dare da mangiare a un figlio, di farsi carico di una nonna malata, di accompagnare dal dottore il proprio bambino disabile…
Santità: che cosa possiamo fare?
In Italia da troppi anni viviamo una condizione di discriminazione fiscale dove le famiglie non riescono ad arrivare alla fine del mese.
Dove una delle prime cause di povertà è la nascita di un bimbo.
Siamo custodi di una bellezza che non meritiamo, di cui ci sentiamo e ci sentiremo sempre debitori, ma non possiamo accettare di buon grado il fatto che questo patrimonio venga dilapidato.
La politica è sorda. Viene sempre prima qualcos’altro: prima le banche, prima le imprese… prima l’Europa…
Il tempo della famiglia sembra non arrivare mai.
E le famiglie non chiedono elemosina. Le famiglie vogliono giustizia.
Non vogliono aiuti, ma chiedono di essere messe nelle condizioni di aiutare questo Paese dove non nascono più bambini.
Per questo nei mesi scorsi abbiamo lanciato un patto per la natalità che mettesse attorno ad un tavolo tutte le forze politiche, mediatiche, sindacali e imprenditoriali affinché si ragionasse seriamente su come far ripartire le nascite.
La famiglia non è un problema, ma la soluzione dei problemi.
Ci aiuti anche lei in questa missione che sembra più grande di noi.
Un’altra cosa che ci sta particolarmente a cuore e per cui la vogliamo ringraziare è l’Amoris Laetitia.
È innegabile che la famiglia talvolta viene presentata come qualcosa di triste, noioso, grigio.
Per questo il Forum, grazie all’approfondimento e allo studio dell’Amoris Laetitia, sta cercando di portare nell’opinione pubblica un nuovo modo di raccontare la famiglia, provando a raccontarla senza edulcorarla, nella sua complessità e realtà e, per questo, nella sua immensa bellezza.
Santità, lei ci ha insegnato e ci sta insegnando a giocare all’attacco.
A primerear… A non nasconderci dietro i lamenti auto-difensivi, ma a provare a vivere la nostra missione di mogli, mariti, padri, madri e nonni giocandocela. Divertendoci. Proponendo una bellezza contagiosa.
Qui oggi, in questa sala, c’è l’Amoris Laetitia che si è fatta carne.
Ci sono persone che si sono sposate non perché glielo hanno detto in parrocchia, ma perché hanno sentito nel loro cuore che non c’era niente di più bello.
Persone che hanno sperimentato che non c'è niente di più bello di guardare negli occhi i propri figli e dire senza paura: io e mamma litigheremo ogni giorno, ma staremo insieme per tutta la vita e anche oltre. Non temete: noi saremo una certezza in questo mondo senza certezze.
Persone che hanno sperimentato che ci vuole più coraggio a rimanere insieme che a lasciarsi, che è più eccitante fare pace che tradire.
Persone che si sono aperte alla follia dell’adozione e dell’affido perché non riescono ad essere felici se c’è anche un solo bambino triste perché privo di una famiglia.
Ecco, Santità: grazie a lei stiamo provando a riempire il mondo, di un nuovo racconto della famiglia.
Uno storytelling che mostra la complessità, la difficoltà e per questo la bellezza della famiglia. Un racconto della famiglia e del matrimonio, non più come peso da sopportare per tutta la vita, ma come una Grazia.
Santità, e concludo, il Forum dopo venticinque anni ancora è qui. Gran parte della nostra rinnovata energia e motivazione nasce dalle sue sollecitazioni quotidiane. Grazie.
Siamo e saremo sempre al servizio della chiesa e delle famiglie italiane.
Preghi per noi. Noi lo facciamo ogni giorno per lei.
2/ «Oggi – con dolore lo dico – vediamo che tante volte si pensa a fare un matrimonio come fosse una lotteria: “Andiamo. Se va, va. Se non va, cancelliamo la cosa e incomincio un’altra volta”. Questa superficialità sul dono più grande che ha dato Dio all’umanità: la famiglia. Poi oggi – fa male dirlo – si parla di famiglie “diversificate”: diversi tipi di famiglia. Sì, è vero che la parola “famiglia” è una parola analogica, perché si parla della “famiglia” delle stelle, delle “famiglie” degli alberi, delle “famiglie” degli animali… è una parola analogica. Ma la famiglia umana come immagine di Dio, uomo e donna, è una sola». Papa Francesco al Forum delle famiglie
Riprendiamo sul nostro sito il discorso di papa Francesco, nell’incontro con la delegazione del Forum delle associazioni familiari, del 16/6/2018. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Educazione e famiglia.
Il Centro culturale Gli scritti (24/6/2018)
Buongiorno a tutti,
io pensavo che sarebbe stato un discorso di benvenuto… Ma sentendo parlare Gianluigi ho visto che lì c’era fuoco, c’era mistica. È una cosa grande: da tempo non sentivo parlare della famiglia con tanta passione. E ci vuole coraggio per farlo oggi! Ci vuole coraggio. E per questo, grazie! Io ho preparato un discorso, ma dopo il calore con il quale ha parlato lui, questo lo trovo freddo. Lo consegno, perché lui dopo lo distribuisca, e poi lo pubblicherò.
Mentre lui parlava, mi venivano alla mente e al cuore tante cose, tante cose sulla famiglia, cose che non si dicono, non si dicono normalmente, o, se si dicono, si dicono in modo bene educato, come fosse una scuola sulla famiglia... Lui ha parlato col cuore, e tutti voi volete parlare così. Prenderò qualcosa che lui ha detto, e anch’io vorrei parlare col cuore, e dire a braccio quello che mi è venuto nel cuore quando lui parlava.
Lui ha usato un’espressione: “guardarsi negli occhi”. L’uomo e la donna, il marito e la sposa, si guardano negli occhi. Racconto un aneddoto. A me piace salutare nelle udienze le coppie che fanno il cinquantesimo, il venticinquesimo…; anche quando vengono a Messa a Santa Marta. Una volta, c’era una coppia che faceva il sessantesimo. Ma erano giovani, perché si erano sposati a diciotto anni, come a quei tempi. A quei tempi si sposavano giovani. Oggi, perché si sposi un figlio…, povere mamme! Ma la ricetta è chiara: non stirare più le camicie, e così si sposerà presto, o no? Mi trovo davanti questa coppia, e mi guardavano... Ho detto: “Sessant’anni! Ma ancora avete lo stesso amore?”. E loro, che mi guardavano, si sono guardati fra loro, poi sono tornati a guardarmi, e io ho visto che avevano gli occhi bagnati. E tutti e due mi hanno detto: “Siamo innamorati”. Non lo dimentico mai. “Dopo sessant’anni siamo innamorati”. Il calore della famiglia che cresce, l’amore che non è un amore di romanzo. È un vero amore. Essere innamorati tutta la vita, con tanti problemi che ci sono… Ma essere innamorati.
Poi, un’altra cosa che domando ai coniugi, che fanno cinquanta o sessant’anni: “Chi di voi ha avuto più pazienza?”. È matematico, la risposta è: “Tutt’e due”. E’ bello! Questo indica una vita insieme, una vita a due. Quella pazienza di sopportarsi a vicenda.
E poi, ai giovani sposi che mi dicono: “Noi siamo sposati da un mese, due mesi…”, la domanda che faccio è: “Avete litigato?” Di solito dicono: “Sì”. “Ah va bene, questo è importante. Ma è anche importante non finire la giornata senza fare la pace”. Per favore, insegnate questo: è normale che si litighi, perché siamo persone libere, e c’è qualche problema, e dobbiamo chiarirlo. Ma non finire la giornata senza fare la pace. Perché? Perché la “guerra fredda” del giorno dopo è molto pericolosa.
Con questi tre aneddoti ho voluto introdurre quello che vorrei dirvi.
La vita di famiglia: è un sacrificio, ma un bel sacrificio. L’amore è come fare la pasta: tutti i giorni. L’amore nel matrimonio è una sfida, per l’uomo e per la donna. Qual è la più grande sfida dell’uomo? Fare più donna sua moglie. Più donna. Che cresca come donna. E qual è la sfida della donna? Fare più uomo suo marito. E così vanno avanti tutti e due. Vanno avanti.
Un’altra cosa che nella vita matrimoniale aiuta tanto è la pazienza: saper aspettare. Aspettare. Ci sono nella vita situazioni di crisi – crisi forti, crisi brutte – dove forse arrivano anche tempi di infedeltà. Quando non si può risolvere il problema in quel momento, ci vuole quella pazienza dell’amore che aspetta, che aspetta. Tante donne – perché questo è più della donna che dell’uomo, ma anche l’uomo a volte lo fa – tante donne nel silenzio hanno aspettato guardando da un’altra parte, aspettando che il marito tornasse alla fedeltà. E questa è santità. La santità che perdona tutto, perché ama. Pazienza. Molta pazienza, l’uno dell’altro. Se uno è nervoso e grida, non rispondere con un altro grido… Stare zitti, lasciar passare la tempesta, e poi, al momento opportuno, parlarne.
Ci sono tre parole che sono parole magiche, ma parole importanti nel matrimonio. Prima di tutto, “permesso”: non essere invadente con l’altro. “Posso?” Quel rispetto dell’uno per l’altro. Seconda parola: “Scusa”. Chiedere scusa è qualcosa che è tanto importante, è tanto importante! Tutti sbagliamo nella vita, tutti. “Scusami, ho fatto questo…”, “Scusa, mi sono dimenticato…” E questo aiuta ad andare avanti. Aiuta a portare avanti la famiglia, la capacità di chiedere scusa. È vero, chiedere scusa comporta sempre un po’ di vergogna, ma è una santa vergogna! “Scusami, mi sono dimenticato…” È una cosa che aiuta tanto ad andare avanti. E la terza parola: “Grazie”. Avere la grandezza di cuore di ringraziare sempre.
Poi tu hai parlato di Amoris laetitia, e hai detto: “Qui l’Amoris laetitia è fatta carne”. Mi piace sentire questo: leggete, leggete il quarto capitolo. Il quarto capitolo è il nocciolo proprio di Amoris laetitia. È proprio la spiritualità di ogni giorno della famiglia. Alcuni hanno ridotto Amoris laetitia a una sterile casistica del “si può, non si può”. Non hanno capito nulla! Poi, in Amoris laetitia non si nascondono i problemi, i problemi della preparazione al matrimonio. Voi aiutate i fidanzati a prepararsi: bisogna dire le cose chiare, non è vero? Chiare. Una volta una donna mi ha detto, a Buenos Aires: “Ma voi preti siete furbi…” – “Perché?” – “Per diventare prete, studiate otto anni, vi preparate per otto anni. E poi, se dopo qualche anno la cosa non va, fate una bella lettera a Roma; e a Roma ti danno il permesso, e tu puoi sposarti. Invece a noi, che ci danno un Sacramento per tutta la vita, ci accontentate con tre o quattro conferenze di preparazione. Questo non è giusto”. E aveva ragione quella donna. Preparare al matrimonio: sì, ci vogliono delle conferenze, delle cose che spiegano, ma ci vogliono uomini e donne, amici, che parlino a loro e li aiutino a maturare, a maturare nel cammino. E possiamo dire che oggi c’è bisogno di un catecumenato per il matrimonio, come c’è un catecumenato per il Battesimo. Preparare, aiutare a prepararsi al matrimonio.
Poi, un altro problema che vediamo in Amoris laetitia è l’educazione dei figli. Non è facile educare i figli. Oggi i figli sono più svelti di noi! Nel mondo virtuale, loro ne sanno più di noi. Ma bisogna educarli alla comunità, educarli alla vita familiare. Educarli al sacrificio gli uni per gli altri. Non è facile educare i figli. Sono problemi grossi. E voi, che amate la famiglia, potete aiutare tanto in questo le altre famiglie. La famiglia è un’avventura, un’avventura bella! E oggi – con dolore lo dico – vediamo che tante volte si pensa a incominciare una famiglia e a fare un matrimonio come fosse una lotteria: “Andiamo. Se va, va. Se non va, cancelliamo la cosa e incomincio un’altra volta”. Questa superficialità sul dono più grande che ha dato Dio all’umanità: la famiglia. Perché, dopo il racconto della creazione dell’uomo, Dio fa vedere che creò l’uomo e la donna a sua immagine e somiglianza. E Gesù stesso, quando parla del matrimonio, dice: “L’uomo lascerà il padre e la madre e con sua moglie diventeranno una sola carne”. Perché sono immagine e somiglianza di Dio. Voi siete icona di Dio: la famiglia è icona di Dio. L’uomo e la donna: è proprio l’immagine di Dio. Lui lo ha detto, non lo dico io. E questo è grande, è sacro.
Poi oggi – fa male dirlo – si parla di famiglie “diversificate”: diversi tipi di famiglia. Sì, è vero che la parola “famiglia” è una parola analogica, perché si parla della “famiglia” delle stelle, delle “famiglie” degli alberi, delle “famiglie” degli animali… è una parola analogica. Ma la famiglia umana come immagine di Dio, uomo e donna, è una sola. È una sola. Può darsi che un uomo e una donna non siano credenti: ma se si amano e si uniscono in matrimonio, sono immagine e somiglianza di Dio, benché non credano. È un mistero: San Paolo lo chiama “mistero grande”, “sacramento grande” (cfr Ef 5,32). Un vero mistero. A me piace tutto quello che tu hai detto e la passione con cui lo hai detto. E così si deve parlare della famiglia, con passione.
Una volta, penso un anno fa, ho chiamato un mio parente che si sposava. Quarantenne. Alla fine ho detto: “Dimmi un po’: in quale chiesa ti sposi?” – “Ancora non sappiamo bene perché stiamo cercando una chiesa che sia intonata al vestito che porterà… – e ha detto il nome della fidanzata – e poi abbiamo il problema dei ristorante…”. Ma pensa… L’importante era quello. Quando ciò che è secondario prende il posto di ciò che è importante. L’importante è amarsi, ricevere il Sacramento, andare avanti…; e poi fare tutte le feste che volete, tutte.
Una volta ho incontrato due sposi da dieci anni, senza figli. È molto delicato parlare di questo, perché tante volte i figli si vogliono ma non vengono, non è vero? Io non sapevo come gestire l’argomento. Poi ho saputo che loro non volevano figli. Ma queste persone a casa avevano tre cani, due gatti… E’ bello avere un cane, un gatto, è bello... Oppure quando a volte senti che ti dicono: “Sì, sì, ma noi i figli ancora no perché dobbiamo comprare una casa in campagna, poi fare viaggi…”. I figli sono il dono più grande. I figli che si accolgono come vengono, come Dio li manda, come Dio permette – anche se a volte sono malati. Ho sentito dire che è di moda – o almeno è abituale – nei primi mesi di gravidanza fare certi esami, per vedere se il bambino non sta bene, o viene con qualche problema… La prima proposta in quel caso è: “Lo mandiamo via?”. L’omicidio dei bambini. E per avere una vita tranquilla, si fa fuori un innocente.
Quando ero ragazzo, la maestra ci insegnava storia e ci diceva cosa facevano gli spartani quando nasceva un bambino con malformazioni: lo portavano sulla montagna e lo buttavano giù, per curare “la purezza della razza”. E noi rimanevamo sbalorditi: “Ma come, come si può fare questo, poveri bambini!”. Era un’atrocità. Oggi facciamo lo stesso. Voi vi siete domandati perché non si vedono tanti nani per la strada? Perché il protocollo di tanti medici – tanti, non tutti – è fare la domanda: “Viene male?”. Lo dico con dolore. Nel secolo scorso tutto il mondo era scandalizzato per quello che facevano i nazisti per curare la purezza della razza. Oggi facciamo lo stesso, ma con guanti bianchi.
Famiglia, amore, pazienza, gioia, e perdere tempo nella famiglia. Tu hai parlato di una cosa brutta: che non c’è possibilità di “perdere tempo”, perché per guadagnare oggi si devono avere due lavori, perché la famiglia non è considerata. Hai parlato anche dei giovani che non possono sposarsi perché non c’è lavoro. La famiglia è minacciata per la mancanza di lavoro.
E vorrei finire con un consiglio che una volta mi ha dato un professore – ce lo ha dato a scuola –, professore di filosofia, il decano. Io ero in seminario, alla tappa di filosofia. C’era il tema della maturità umana, nella filosofia studiamo quello. E lui ha detto: “Qual è un criterio di tutti i giorni per sapere se un uomo, se un sacerdote è maturo?”. Noi rispondevamo delle cose… E lui: “No, uno più semplice: una persona adulta, un sacerdote, è maturo se è capace di giocare con i bambini”. Questo è il test. E a voi dico: perdete tempo con i bambini, perdete tempo con i vostri figli, giocate con i vostri figli. Non dite loro: “Non disturbare!”. Ho sentito una volta un giovane padre di famiglia dire: “Padre, quando io vado al lavoro, loro dormono. Quando torno, dormono”. È la croce di questa schiavitù di un modo ingiusto di lavorare che la società oggi ci porta.
Ho detto che questa era l’ultima cosa. No, la penultima. L’ultima è quella che dico adesso, perché non voglio dimenticarla. Ho parlato dei bambini come tesoro di promessa. Ma c’è un altro tesoro nella famiglia: sono i nonni. Per favore, abbiate cura dei nonni! Fate parlare i nonni, che i bambini parlino con i nonni. Accarezzate i nonni, non allontanateli dalla famiglia perché sono fastidiosi, perché ripetono le stesse cose. Amate i nonni, e che loro parlino con i bambini.
Grazie a tutti voi. Grazie per la passione, grazie per l’amore che avete per la famiglia. Grazie di tutto! E avanti con coraggio. Grazie!
Adesso prima di darvi la benedizione, preghiamo la Madonna: “Ave Maria…”