Svezia, 456 attrici denunciano molestie sessuali con una lettera aperta e l'hashtag #metoo. Sono 456, attrici di teatro, dell'Opera reale o del cinema. In una lettera aperta, diffusa anche con #metoo, hanno denunciato anni di abusi sessuali e molestie da parte di registi e superiori, di Andrea Tarquini
Riprendiamo da La Repubblica del 10/11/2017 un articolo di Andrea Tarquini. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. le sezioni Sessualità e gender e Le nuove schiavitù.
Il Centro culturale Gli scritti (12/11/2017)
L'attrice svedese Lena Endre
SONO IN TANTE, sono in 456, con il loro grido scuotono la Svezia. Sono tutte attrici di teatro, dell'Opera reale o del cinema. In una lettera aperta, diffusa anche con #metoo, hanno denunciato anni di abusi sessuali e molestie da parte di registi e superiori. È accaduto in Svezia, da ieri sera era la notizia d’apertura della radio pubblica e dei siti. Denunciano quanto hanno subito, e invitano la società a ribellarsi alla “cultura del silenzio”. Denunciano anche “la cultura del mito dell’artista geniale”, che fin dai tempi del bravissimo ma arrogante e autoritario Ingmar Bergman, spinge società, media, politici a tollerare vizi o cattive abitudini dei grandi o presunti grandi dello spettacolo e della cultura. Almeno in due casi, si parla di stupro compiuto.
La lettera aperta delle 456 vittime offre passi agghiaccianti. “Un collega ubriaco mi ha aggredito dopo la fine della rappresentazione di una pièce al teatro nazionale”, “un collega con cui dovevo girare una scena di sesso, in un film cui ho lavorato mentre appena madre allattavo, mi palpeggiava i seni fino a farmi sgorgare il latte, e premeva contro di me il suo membro in erezione”. O ancora: “Un collega che nella pièce teatrale aveva il ruolo di mio padre ha cercato di impormi di baciarlo sulla bocca lingua a lingua”, “un regista non cessava mai di palpeggiarmi violentemente il seno”. Finché gente simile è coperta dall’aureola del valore artistico del loro lavoro, dice ancora il documento, si sente coperta dall’impunità, “attori e registi resi celebri e stimati come geni della professione sono tollerati, qualsiasi cosa facciano subire alle loro colleghe”. Tra le firmatarie della lettera aperta ci sono Lena Endre, protagonista di film derivati da Millennium (la serie di libri gialli del compianto Stieg Larsson) e Sofia Helin, attrice cinematografica e teatrale, o Ruth Vega Fernandez. Il quotidiano Svenska Dagbladet, uno dei maggiori del paese, ha pubblicato il testo integrale della lettera aperta.
Lo shock contagia virale società e mondo politico. Il primo ministro socialdemocratico svedese, Stefan Löfvén, ha condannato gli abusi contro le 456 vittime. “Sono scioccato, sono testimonianze di comportamenti orribili, e terrorizza la quantità delle denunce, la quantità degli abusi e delle violenze”, ha dichiarato. La ministra della Cultura, Alice Bah Kuhnke, ha convocato per lunedí prossimo per un vertice d’emergenza i responsabili dei maggiori teatri nazionali, dal Teatro drammatico di cui Bergman fu direttore al Teatro nazionale all’Opera reale. L’istituto svedese del cinema ha deciso di creare una "green card", una patente di correttezza, che impegni produttori e attori ad astenersi da ogni molestia, con sanzioni penali per chi viola la norma. Il gravissino scandalo è tanto piú traumatico per la Svezia, paese all’avanguardia nel mondo per le pari opportunità, il rispetto verso le donne e il loro ruolo pubblico, e per la lotta a ogni abuso sessuale.