Il discorso sulla bellezza che Peppino Impastato non ha mai pronunciato, dal blog Ragionevoli dubbi (con una breve nota de Gli scritti)

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 19 /02 /2017 - 22:19 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo dal sito https://ragionevolidubbi.wordpress.com/2016/01/05/il-discorso-sulla-bellezza-che-peppino-impastato-non-ha-mai-pronunciato/ un articolo pubblicato il 5/1/2016. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.

Il Centro culturale Gli scritti (19/2/2017)

N.B. de Gli scritti L’articolo è estremamente interessante sia perché denuncia l’approssimazione del web da un punto di vista marxista, sia perché, a partire da quella prospettiva filosofica, mostra quale si pretende che sia, in un’ottica marxista, la relazione fra economia e cultura e, conseguentemente, le priorità educative e politiche (anche se il marxista Antonio Gramsci aveva mosso passi significativi verso una reinterpretazione della questione).  

Tra i tanti aspetti collaterali del pessimo utilizzo del web, vi è quello – piuttosto frequente – della diffusione a macchia d’olio di citazioni erroneamente attribuite all’uno o all’altro autore.  Jim Morrison, Oscar Wilde, Nelson Mandela: l’elenco delle “vittime” eccellenti è decisamente lungo e, complici i social network e assenza di fact checking, risulta complicato se non impossibile tamponare la condivisione e la circolazione del diabolico meccanismo.

Un caso particolare di quanto detto poco sopra è quello che ricorre ogni 5 gennaio e 9 maggio, rispettivamente l’anniversario della nascita e dell’omicidio di Giuseppe Impastato, meglio noto come “Peppino”, militante comunista, giornalista, poeta e molto altro. Impastato fu ucciso a Cinisi nel maggio del 1978, dietro ordine del boss Gaetano Badalamenti, uno dei massimi esponenti di Cosa Nostra all’epoca dei fatti. Le condanne arriveranno tardi, circa 25 anni più tardi.

Fatto sta che in occasione di ciascuno degli anniversari menzionati, il ricordo di Peppino viene prepotentemente veicolato dai più attraverso l’ormai noto discorso sulla bellezza:

PEPPINO: Sai cosa penso?
SALVO : Cosa?
PEPPINO: Che questa pista in fondo non è brutta. Anzi
SALVO [ride]: Ma che dici?!
PEPPINO: Vista così, dall’alto … [guardandosi intorno] uno sale qua e potrebbe anche pensare che la natura vince sempre … che è ancora più forte dell’uomo. Invece non è così. .. in fondo le cose, anche le peggiori, una volta fatte … poi trovano una logica, una giustificazione per il solo fatto di esistere! Fanno ‘ste case schifose, con le finestre di alluminio, i balconcini … mi segui?
SALVO: Ti sto seguendo
PEPPINO:… Senza intonaco, i muri di mattoni vivi … la gente ci va ad abitare, ci mette le tendine, i gerani, la biancheria appesa, la televisione … e dopo un po’ tutto fa parte del paesaggio, c’è, esiste … nessuno si ricorda più di com’era prima. Non ci vuole niente a distruggerla la bellezza
SALVO: E allora?
PEPPINO: E allora forse più che la politica, la lotta di classe, la coscienza e tutte ‘ste fesserie … bisognerebbe ricordare alla gente cos’è la bellezza. Insegnargli a riconoscerla. A difenderla. Capisci?
SALVO: ( perplesso) La bellezza…
PEPPINO: Sì, la bellezza. È importante la bellezza. Da quella scende giù tutto il resto.
SALVO: Oh, ti sei innamorato anche tu, come tuo fratello?
A conclusione del dialogo:
PEPPINO: Io la invidio questa normalità. Io non ci riuscirei ad essere così

Si tratta di un discorso effettivamente ben costruito, pronunciato dall’attore Luigi Lo Cascio (che interpreta appunto Peppino) nel fortunato film di Marco Tullio Giordana – I Cento Passi – pellicola il cui merito è stato senz’altro quello di aver fatto conoscere la storia dell’attivista siciliano a una buona parte di italiani – all’epoca me compreso – che ne erano all’oscuro.

Il punto è che quella conversazione non è mai avvenuta. Come osserva lo stesso Salvo Vitale [N.B. de Gli scritti In questo articolo La bellezza e Peppino Impastato], suo storico compagno di lotta (il “rossino” del film), non fu altro che una scelta dei tre sceneggiatori del film – Claudio Fava, Marco Tullio Giordana e Monica Zapelli – i quali decisero di mettere in bocca a Peppino una considerazione che ben si collocava nel contesto cinematografico.

La foto mostra come il dialogo creato dagli 
sceneggiatori del film Cento Passi divenga poi
citazione nel web attribuita al Peppino Impastato reale

Che importa? Si attribuisce a Peppino un pensiero bello, positivo. Si pensasse ai veri problemi, piuttosto!  Questo si potrebbe obbiettare, banalmente. Ma attribuire (erroneamente) un pensiero ad una determinata persona non è mai questione banale, soprattutto quando si finisce per travisarne radicalmente il messaggio, la sua storia e la sua stessa memoria. Molti se ne dimenticano, ma Peppino Impastato era un comunista (eh sì, brutta razza). E questo che c’entra, direte voi? C’entra, nei seguenti termini:

“E allora forse più che la politica, la lotta di classe, la coscienza e tutte ‘ste fesserie … bisognerebbe ricordare alla gente cos’è la bellezza. Insegnargli a riconoscerla. A difenderla. Capisci?”

In questo passaggio Peppino, anzi, chi parla per lui, pone un problema di fondo, ovvero quello del primato della bellezza sulla politica e sulla lotta di classe. Era questo il suo pensiero? Non credo. Per dei marxisti ortodossi come lo eravamo, lo strumento fondamentale che muove la storia è l’economia con le sue spietate leggi, la struttura, rispetto alla quale le altre cose, a cominciare dalla bellezza, dalla morale, dalle leggi, dalla religione, dalla cultura, sono sovrastrutture, cioè conseguenze, spesso inevitabili, della struttura di fondo. Il conseguimento di una dimensione compiuta dell’uomo è la inevitabile conseguenza di un momento di rottura degli equilibri del sistema, la lotta di classe, la mitica rivoluzione. Dopo, all’interno di una palingenesi dell’umanità, di una nuova fase senza disuguaglianze, all’interno di una società “in comune”, cioè comunista, si potranno leggere sullo sfondo dimensioni di bellezza e di serenità. Anticipare la fruizione della bellezza all’interno di un sistema brutale, come quello capitalistico, significa avallare strategie e strumenti che tendono a giustificarlo, a legittimarlo, a salvarlo. Non si tratta, quindi, di “fesserie”.