Iran, i sopravvissuti del primo cristianesimo. I 150.000 eredi del passato. Nel Paese, ricco di chiese antiche, le comunità assiro-caldee e armene sono ridotte al lumicino e i loro villaggi spopolati, a causa del genocidio turco del 1915-18 e ora del recente esodo, di Joseph Yacoub

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 29 /12 /2016 - 08:51 am | Permalink | Homepage
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Riprendiamo da Avvenire del 27/12/2016 un testo di Joseph Yacoub. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.

Il Centro culturale Gli scritti (1/1/2017) 

La chiesa assira di Mar Surgis nel villaggio di Seir 
presso Urmia (Iran nord-occidentale) risale al VI secolo

Esce nel primo numero 2017 di “Vita e Pensiero” la versione integrale dell’articolo «Essere cristiani a Teheran. Viaggio fra passato e futuro», di cui qui anticipiamo un saggio. Joseph Yacoub, professore onorario all’Università Cattolica di Lione, percorre le poche tracce di comunità che resistono in quello che fu uno dei centri del primo cristianesimo.

(In Iran, ndr) su una popolazione cristiana approssimativamente stimata oggi in 150.000 unità (di cui 120.000 armeni), i caldei-assiri-protestanti e latini sarebbero circa 30.000. A Teheran esistono comunità assiro-caldee molto attive, al di là della loro specifica obbedienza religiosa. Ma l’Iran è anche un Paese pieno di chiese. I villaggi, oggi abitati in maggioranza da curdi scesi dalle montagne e da turchi azeri, costituiscono la memoria di questa cristianità e una fonte di fierezza. La chiesa di Mar Thomas a Balulan, un bel villaggio ai piedi della montagna che separa questa regione dalla Turchia (nella piana di Tergavar), risalirebbe all’VIII secolo. Ha un’architettura ispirata agli arsacidi e ai sasanidi.

Le chiese di Mar Maria, di Tcharbach (a nord di Urmia) e di Mar Surgis nel villaggio con lo stesso nome (a sud di Urmia), risalirebbero al VI secolo. Alcune chiese, e non tra le meno importanti, sono classificate dalle autorità iraniane come monumenti storici (un pannello con le spiegazioni è posto all’entrata). Questo significa che vengono conservate a titolo di eredità storica, come nel caso di Mar Yokhanna (San Giovanni Battista) a Ada, costruita nel 1801 (nel villaggio di Ada esiste un’altra chiesa molto conosciuta, Mar Daniel). In alcuni villaggi si incontrano addirittura nomi bilingui (persiano e aramaico) di strade che rimandano alla cristianità, come “Via della chiesa” ad Ada.

Chiari esempi sono alcuni santuari divenuti luoghi di pellegrinaggio, come Mar Surgius e Mar Buccus, a 10 chilometri da Urmia, o la chiesa di San Pietro e Paolo del VII secolo. Fatta eccezione per Khosrava e in parte anche per Pataver, gli altri villaggi cristiani del distretto di Salmas sono ormai completamente spopolati. (...) Alla vigilia della prima guerra mondiale vi erano villaggi a popolazione interamente cristiana e villaggi a popolazione mista (cristiana e musulmana). Il genocidio del 1915-1918, perpetrato dai turchi e dai curdi, sterminò gran parte della popolazione, non senza resistenza, come nel caso di Gulpashan. Qui la quasi totalità dei 2.500 abitanti assiri fu massacrata. (...) Nella regione si contano oggi molti grandi cimiteri, monumenti funebri e sarcofagi, come a Sopurghan e Dizatakya, reminiscenza di un passato nel quale quella cristianità era numerosa e influente (...). Va detto che i cristiani hanno prodotto una letteratura molto ricca in aramaico, oltre che in persiano, caratterizzata da un forte attaccamento alla loro identità assira e al loro patrimonio culturale. I toni sono spesso carichi di un accentuato senso del tragico. Chi meglio di altri è riuscito a restituire la dimensione tragica del loro percorso è il poeta Shlimoun di Salmas, che nel suo libro (in aramaico) Viaggio delle lacrime sul cammino del sangue scrive: «Perché siamo rimasti soltanto noi a strisciare tra queste montagne, queste valli, nel caldo, la sete e la fine? Perché?».

Malgrado l’esodo e la scarsa sensibilità della popolazione, in Iran i cristiani vivono abbastanza bene. Le autorità consentono la traduzione in persiano di libri religiosi cristiani, ma solo a certe condizioni. Il proselitismo è rigorosamente vietato e nelle chiese non si ha diritto di pregare in persiano. Alcune delle pubblicazioni cristiane in persiano sono riservate alla lettura dei soli cristiani. Va ricordato che in virtù della Costituzione islamica del 1979 (articolo 13), i cristiani assiro-caldei hanno un deputato che li rappresenta al Majlis, il Parlamento. Gli armeni, invece, hanno due deputati, uno per Teheran e il nord, l’altro per Esfahan e il sud (gli zoroastriani e gli ebrei hanno diritto entrambi a un seggio).

Le Chiese sono molto attive e alcune sono sedi vescovili. Le comunità più importanti sono gli assiri nestoriani, i caldei cattolici (fra cui l’arcivescovo di Teheran, Ramzi Garmou), le Chiese assire evangeliche (distaccatesi dalla Chiesa nestoriana), in particolare a Teheran e Urmia. Le Chiese si occupano in particolare dei giovani, delle donne e dei bambini. Nel maggio del 2015 il patriarca della Chiesa caldea Raffaele I Sako è stato in Iran per una visita pastorale. La Chiesa conta pochi preti di cui due iraniani (padre Hormoz Aslani e il direttore nazionale delle Società Missionarie Pontificie in Iran), due residenze per anziani (a Urmia e Teheran) e alcune congregazioni di suore. La Chiesa nestoriana, dal canto suo, è tutto un brulicare di attività intorno al suo vescovo Mar Narsai Benyamin, a Teheran, e a padre Deriavouch, a Urmia. Erede di un passato prestigioso e continuatrice dell’opera del patriarca Mar Dinka IV (1935-2015), anch’egli vescovo di Teheran.

A Urmia, la chiesa Mart Mariam, presieduta da padre Deriavouch, assistito dal suo consiglio parrocchiale e da giovani sacerdoti e diaconi, è attiva in diversi ambiti: catechismo, attività rivolte ai giovani (ragazzi e ragazze), gruppi di bambini animati da donne, squadre sportive, restauro di chiese nella piana di Urmia. Dal 2000 la Chiesa assira evangelica pubblica a Teheran, in aramaico, un bollettino trimestrale molto apprezzato, Alap u Tav, diretto dal pastore Ninos Moqadas Nia. Una volta alla settimana viene trasmesso anche un programma radio ufficiale animato da Ninos Vardeh.

Nella capitale le Chiese assire e caldee hanno cattedrali (la cattedrale caldea St. Joseph e la cattedrale assira Mar Guirvagis) e gestiscono istituzioni sociali e caritatevoli. La scuola shoushan è legata al Comitato assiro di Teheran. Va tenuto conto che le scuole della comunità sono state nazionalizzate nel 1973. A Teheran, dopo la Rivoluzione islamica (1979), la scuola Behnam, frequentata da 350 studenti musulmani e cristiani, è amministrata dal ministero dell’Istruzione, pur restando di proprietà della Chiesa caldea. L’Università delle Religioni e delle Confessioni (University of Religions and Denominations) della città sciita di Qom ha pubblicato diversi libri sulla religione cristiana in persiano, in particolare delle traduzioni, tra le quali la Bibbia e il Catechismo della Chiesa cattolica.

A Teheran, nel 2008, il Nuovo Testamento è stato tradotto in persiano da Pirouz Sayar a partire dalla Bibbia di Gerusalemme. Oggi questa cristianità trova alimento da una diaspora che non dimentica il proprio Paese e la sua eredità e che, tra l’altro, contribuisce al restauro delle chiese. Di sicuro l’archeologia, l’epigrafia e la linguistica ci diranno di più riguardo alla ricchezza di questo patrimonio.

(traduzione di Davide Frontini)