«Simeone è il “nonno” che ci insegna questi due atteggiamenti fondamentali della vita: quello di ringraziare e quello di benedire». Papa Francesco all'ospedale pediatrico “Federico Gómez” in Città del Messico
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Riprendiamo sul nostro sito il discorso tenuto da papa Francesco nella visita all'ospedale pediatrico “Federico Gómez” in Città del Messico il 14/2/2016. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (19/3/2016)
Signora Prima Dama,
Signora Ministro della Salute,
Signor Direttore,
Membri del Patronato,
Famiglie qui presenti,
Amiche a amici, cari bambini,
buonasera!
Ringrazio Dio per l’opportunità che mi dona di poter venire a visitarvi, di incontrarmi con voi e le vostre famiglie in questo Ospedale. Poter condividere un pochino della vostra vita, di quella di tutte le persone che lavorano come medici, infermieri, membri del personale e volontari che li assistono, tanta gente che sta lavorando per voi.
C’è un passo nel Vangelo che ci racconta la vita di Gesù quando era bambino. Era molto piccolo, come alcuni di voi. Un giorno i suoi genitori, Giuseppe e Maria, lo portarono al Tempio per presentarlo a Dio. E lì si incontrano con un anziano che si chiamava Simeone, il quale, quando lo vede, molto deciso e con molta gioia e gratitudine, lo prende in braccio e comincia a benedire Dio. Vedere il bambino Gesù provocò in lui due cose: un senso di gratitudine e il desiderio di benedire. Ossia, a questo anziano venne voglia di rendere grazie a Dio e di benedire.
Simeone è il “nonno” che ci insegna questi due atteggiamenti fondamentali della vita: quello di ringraziare e quello di benedire.
Qui io benedico voi; i medici vi benedicono, ogni volta che vi curano, gli infermieri, tutto il personale, tutti quelli che lavorano vi benedicono, voi bambini, però anche voi dovete imparare a benedire loro e a chiedere a Gesù che abbia cura di loro perché loro hanno cura di voi. Io qui (e non solo per l’età) mi sento molto vicino a questi due insegnamenti di Simeone. Da un lato, attraversando quella porta e vedendo i vostri occhi, i vostri sorrisi – alcuni birbanti! – i vostri volti, mi ha fatto venire il desiderio di rendere grazie. Grazie per l’affetto che avete nell’accogliermi; grazie perché vedo l’affetto con cui siete curati qui, l’affetto con cui siete accompagnati. Grazie per lo sforzo di tanti che stanno facendo del loro meglio perché possiate riprendervi presto. È così importante sentirsi curati e accompagnati, sentirsi amati e sapere che state cercando il modo migliore di curarci; per tutte queste persone dico: grazie, grazie.
E nello stesso tempo, desidero benedirvi. Voglio chiedere a Dio che vi benedica, accompagni voi e i vostri familiari, tutte le persone che lavorano in questa casa e fanno in modo che quei sorrisi continuino a crescere ogni giorno. A tutte le persone che non solo con medicinali bensì con la “affettoterapia” aiutano perché questo tempo sia vissuto con più gioia. È tanto importante la “affettoterapia”! Tanto importante. A volte una carezza aiuta tanto a stare meglio.
Conoscete l’indio Juan Diego voi, o no? [“Sì!”] Vediamo: alzi la mano chi lo conosce… Quando lo zio del piccolo Juan era malato, lui era molto preoccupato e angustiato. In quel momento, appare la Vergine di Guadalupe e gli dice: “Non si turbi il tuo cuore e non ti inquieti cosa alcuna. Non ci sono qui io, che sono tua Madre?”. Abbiamo la nostra Madre: chiediamole di offrirci al suo Figlio Gesù.
E adesso, ai bambini chiedo una cosa: chiudiamo gli occhi, chiudiamo gli occhi e domandiamo quello che il nostro cuore oggi desidera. Un momento di silenzio con gli occhi chiusi e dentro chiediamo quello che vogliamo… E adesso insieme diciamo a nostra Madre: Ave Maria…
Che il Signore e la Vergine di Guadalupe vi accompagnino sempre. Tante grazie! E per favore non dimenticatevi di pregare per me. Non dimenticatevi! Il Signore vi benedica.