«Non fu un eccesso, ma un difetto del dominio religioso-ecclesiastico sulla vita, ciò che trovarono deplorevole Lutero e Calvino» (da Max Weber, L’etica protestante e lo spirito del capitalismo)
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Riprendiamo alcuni passaggi meno noti da M. Weber, L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, BUR, Milano, 1997 (originale del 1905). L’opera famosa del Weber è stata analizzata sia in relazione al marxismo, poiché ha posto a suo modo in discussione l’assunto che la cultura sia una sovrastruttura dipendente dalla struttura economica rovesciando l’assunto marxiano, sia in chiave storica poiché oggi si vede l’origine della società economica moderna nei banchi di pegno nati a partire dal movimento francescano (cfr. su questo Dalla storia del movimento francescano lo stimolo non a rigettare l’economia, ma a viverla in un orizzonte di “uso sensato” e non di sperpero, nella logica del bene comune. Gli studi di Giacomo Todeschini su Pietro di Giovanni Ulivi, San Bernardino da Siena e la fondazione dei Monti di Pietà che anticipano lo sviluppo di ciò che Max Weber attribuiva, invece, a Calvino ed alla Riforma. Una recensione di Pietro Messa). Qui presentiamo invece alcune riflessioni sulla “liberalità” del mondo cattolico del XV secolo e il “dominio religioso” imposto dai protestanti alla società al tempo della riforma. Per approfodnimenti, cfr. la sotto-sezione Riforma protestante e riforma cattolica nella sezione Storia e filosofia.
Il Centro culturale Gli scritti (22/3/2015)
Da M. Weber, L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, BUR, Milano, 1997, pp. 60-61
Si deve considerare ciò che oggi spesso si dimentica: come la Riforma infine non significasse tanto l’abolizione del dominio della Chiesa sulla vita in genere, quanto piuttosto la sostituzione della forma che esso aveva fino allora posseduto con una forma diversa. E precisamente la sostituzione di un dominio estremamente comodo, che allora era praticamente poco sensibile, che per più aspetti era diventato quasi soltanto formale, con una regolamentazione dell'intero modo di vivere che era infinitamente pesante e veniva presa sul serio, che penetrava nella più ampia misura pensabile in tutte le sfere dell'esistenza domestica e pubblica.
Il dominio della Chiesa cattolica - «che punisce gli eretici, ma è indulgente coi peccatori», in passato ancora più di oggi - è attualmente sopportato anche da popoli con una fisionomia economica perfettamente moderna, ed era parimenti tollerato dalle contrade più ricche, economicamente più sviluppate che conoscesse la terra alla svolta del secolo XV. Il dominio del calvinismo, quale fu in vigore nel secolo XVI a Ginevra e in Scozia, a cavallo fra i secoli XVI e XVII in grandi parti dei Paesi Bassi, nel XVII nella Nuova Inghilterra e temporaneamente nella stessa Inghilterra, per noi sarebbe senz'altro la forma più insopportabile di controllo della Chiesa sulla vita dell'individuo.
E proprio così fu sentito anche da ampi strati del vecchio patriziato di quel tempo, sia a Ginevra che in Olanda e in Inghilterra. Non fu un eccesso, ma un difetto del dominio religioso-ecclesiastico sulla vita, ciò che trovarono deplorevole proprio quei riformatori che emersero nei paesi economicamente più sviluppati.
p. 69
Il vecchio protestantesimo di Lutero, Calvino, Knox, Voët, aveva pochissimo a che fare con quello che si chiama oggi «progresso». Era direttamente ostile a interi aspetti della vita moderna di cui oggi non potrebbe fare a meno neanche il seguace più fanatico della confessione.