Una suora clarissa e il discepolo di Martin Lutero. Nello spirito dell'incontro del Papa ad Assisi: una storia di tolleranza e dialogo ecumenico, di Pietro Messa
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Riprendiamo dll’Agenzia di stampa Zenit del 25/10/2011 un testo di padre Pietro Messa. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (26/10/2011)
Pellegrini della verità, pellegrini della pace: è questa la motivazione che spinge papa Benedetto XVI a recarsi ad Assisi il 27 ottobre 2011 a venticinque anni dall’incontro di pellegrinaggio, digiuno e preghiera voluto dal beato Giovanni Paolo II nel 1986. Per una maggior comprensione e approfondimento di questo gesto risulta altamente significativa la vicenda di Caritas Pirckheimer, suora clarissa nata nel 1467 e morta nel 1532 a Norimberga. Sorella di Willibad – uno degli umanisti più celebri della Germania, amico di Erasmo da Rotterdam e del pittore e incisore Albretch Dürer – visse la movimentata vicenda dell’inizio della Riforma protestante.
Infatti nel 1524 Norimberga vi aderì, i frati Minori furono espulsi, fu vietata l’accoglienza di novizi e novizie, interdetto l’accesso a sacerdoti cattolici. Le clarisse dovevano ascoltare ogni giorno dei sermoni secondo la Riforma. Ma esse trovarono un sostegno proprio nel discepolo di Martin Lutero, Filippo Melantone che le incontrò e vi rimase affascinato.
Caritas era entrata a dodici anni presso le Clarisse di Norimberga; e sua zia, Apollonia Tücher, le dette un’educazione molto accurata: Caritas conosceva bene il latino, un po’ il greco, la letteratura, la musica, suonava in particolare la cetra; possedeva una buona cultura religiosa e umanistica. La sua vita spirituale, come quella delle sorelle, si era nutrita di una solida dottrina. Quando arrivò la Riforma le suore di Norimberga non furono prese alla sprovvista e dettero prova di una grande capacità di riflessione, d’argomentazione e di conoscenza che le misero sullo stesso piano dei loro interlocutori.
Le suore hanno lasciato una cronaca delle loro dispute con la città diventata ormai Luterana. I Consiglieri, però, non sembravano sensibili agli argomenti delle suore. Fortunatamente esse trovarono un appoggio, insperato, proprio in Filippo Melantone, uno dei maggiori capi del movimento luterano:
«Qualche giorno più tardi, il Curatore venne a visitarci con Messer Filippo Melantone, nella casa dei confessori. Messer Filippo parlò molto della nuova dottrina; ma quando intese da me che ci basiamo sulla grazia di Dio e non sulle nostre proprie opere, disse che noi possiamo salvarci sia nel chiostro che fuori del chiostro, dal momento che non leghiamo nessun merito ai nostri voti. Diceva che i voti non ci vincolano, e io rispondevo che si era obbligate a mantenere, con il soccorso della grazia, quello che si era promesso a Dio. Nei suoi discorsi era più sensato di tutti gli altri Luterani che ho inteso. Si mostrò totalmente contrario alla violenza. Si congedò da noi molto amichevolmente. Si lamentò che fosse stato interdetto ai Frati minori di officiare presso di noi e del fatto che erano state portate via con forza le tre religiose fuori dal convento. A quattr’occhi disse loro che era stato commesso in questo un grande peccato. Dio ci aveva inviato questo luterano al momento giusto, poiché questo era il tempo in cui avevano deciso definitivamente di scacciarci dal chiostro, di distruggere i nostri monasteri, di chiudere in uno stesso convento tutte le religiose che rimanevano intestardite nella loro antica dottrina e di forzare le giovani a rientrare nel mondo. Messer Filippo respinse un gran numero di cattiverie che volevano fare contro di noi. Egli disse quanto fosse contrario alla mente di Dio usare una tale violenza» (da M.-C. Roussey – M.-P. Gounon, Nella tua tenda, per sempre. Storia delle clarisse: un'avventura di ottocento anni, a cura di R. Bartolini, Edizioni Porziuncola, Assisi).