Questa economia (oeconomia) della rivelazione avviene con
eventi e parole intimamente connessi... (DV2). L’espressione
economia, οικονομια,
è centrale nel linguaggio teologico, come ci manifesta il Concilio Vaticano
II[1]. Benedetto
XVI ne ha sinteticamente espresso il senso e la ricchezza in un passaggio della
sua catechesi sull’inno con il quale si apre la lettera agli Efesini[2]:
Il «mistero della volontà» divina ha un centro che
è destinato a coordinare tutto l’essere e tutta la storia conducendoli
alla pienezza voluta da Dio: è «il disegno di ricapitolare in Cristo
tutte le cose» (Ef 1,10). In questo «disegno», in greco oikonomia,
ossia in questo piano armonico dell’architettura dell’essere
e dell’esistere, si leva Cristo capo del corpo della Chiesa, ma anche
asse che ricapitola in sé «tutte le cose, quelle del cielo come
quelle della terra». La dispersione e il limite vengono superati e
si configura quella «pienezza» che è la vera meta del progetto
che la volontà divina aveva prestabilito fin dalle origini.
Siamo, dunque, di fronte a un grandioso affresco della storia della creazione
e della salvezza.
E’ subito evidente come con questa espressione si vuole indicare l’unità
del disegno divino. Ne fa parte la creazione, il peccato non è in
grado di interromperlo, l’incarnazione lo porta a compimento, aprendolo
alla parousia. E’ il vero disegno, il vero senso che sostiene il mondo.
Senza questa unità, niente avrebbe significato – perché
si dà un senso solo nel rapporto fra una realtà particolare ed
il tutto della realtà! Ogni singolarità e, soprattutto, ogni
vita umana trova in questo disegno il proprio senso, la propria vocazione e
missione, il proprio futuro. La stessa unità della Bibbia discende
da questa unità di oikonomia e non avrebbe modo di essere al di fuori
di essa.
Se veniamo alle ricorrenze bibliche del termine nella Scrittura possiamo seguire
una evoluzione dell’utilizzo del vocabolo dall’ambito dell’amministrazione
affidata da un superiore ad un suo sottoposto all’ambito dell’ “amministrazione”
divina dell’intero creato e dell’uomo, perché tutto raggiunga
la comunione con Dio in Cristo.
Il termine oikonomia indica nel greco ellenistico, così
come ci testimonia anche il greco della LXX, innanzitutto l’ “amministrazione”.
Il termine ricorre due volte nella versione greca di Is22,19.21, nei versetti
contro Sebnà: “Ti toglierò l’economia (l’amministrazione)”.
Nello stesso senso primario compare nelle parabole, in Lc 16,2.3.4: “Rendi
conto della tua amministrazione”.
Nel linguaggio paolino, il termine esprime ancora questa amministrazione
affidata ad un uomo, ma questa volta ancora più esplicitamente che
nel vangelo di Luca, all’interno di un esplicito progetto divino:
Se non lo faccio di mia iniziativa è un incarico (oikonomian) che
mi è stato affidato (1Cor9,17).
Penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia (oikonomian
tes charitos) di Dio a me affidato a vostro beneficio (Ef3,2).
Di essa (della chiesa corpo di Cristo) sono diventato ministro secondo la
missione (oikonomian) affidatami da Dio presso di voi (Col1,25).
Ma – e qui si rivela la profondità dell’espressione - il
ministro di Paolo è parte (appartiene!) di un disegno ben più
grande della sua stessa vita di apostolo. C’è un disegno, una oikonomia,
che abbraccia ogni cosa creata e nulla lascia fuori di sé! Dio ha
pensato questo orizzonte, se ne è compiaciuto, lo ha iniziato e lo ha
portato a compimento, nella pienezza dei tempi. Lo ha realizzato e lo realizzerà,
finché sarà “tutto in tutti”[3]. Qui appare tutta la ricchezza dell’espressione
e della sua realtà teologica. Così, ancora nell’epistolario
paolino:
Per realizzarlo nella pienezza dei tempi, il disegno cioè di ricapitolare
in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra
(Lett. per il disegno, oikonomian, della pienezza dei tempi, ricapitolare
in Cristo...) (Ef1,10).
Far risplendere agli occhi di tutti qual è l’adempimento (oikonomia)
del mistero nascosto da secoli nella mente di Dio (Ef3,9).
Non badare più a favole e genealogie interminabili che servono più
a vane discussioni che al disegno (oikonomian) divino manifestato nella fede
(1Tm1,4).
Un recente articolo di Giulio Maspero[4],
tracciando l’evoluzione del termine oikonomia, ci aiuta a penetrare ancora
di più nella ricchezza teologica di questa visione.
Maspero si sofferma, innanzitutto, sull’etimologia del termine[5]:
Il pensiero cristiano, di fronte alla radicale novità degli eventi
salvifici, fu costretto a creare una nuova terminologia, rielaborando concetti
e vocaboli già esistenti: in particolare, la dimensione storica della
salvezza cristiana fu espressa attraverso la famiglia semantica legata ad οικονομια[6].
La sua radice è composta a partire da: οικος
o οικια e da νεμειν:
i sostantivi si riferiscono principalmente alla dimora, alla casa, sia come
edificio che come focolare. Per estensione significa anche la famiglia in senso
allargato, schiavi inclusi, ed il casato da cui si discende. Il verbo assume
il significato fondamentale di dispensare, distribuire, e quindi anche quello
di pagare, amministrare o abitare. Le cariche politiche potevano essere
designate in tale modo. Nel corso del tempo, si aggiunsero i significati tecnici
di disposizione di un testo letterario o di un discorso, insieme a quello di
adattamento alle circostanze e calcolo in ambito morale. Questo processo spinse
J.Reumann a scrivere: “Così, da Senofonte fino all’epoca
romana, questa parola, nel suo senso fondamentale di amministrazione della casa,
ha continuamente suggerito alla mente del popolo un modo di fare scaltro
e sottile, e perfino tra i filosofi, compreso Filone, che l’identificava
con una delle virtù del saggio, essa ebbe spesso il senso di espediente”.
L’analisi degli autori greci pre-cristiani porta Maspero ad individuare
un senso fondamentale del termine, un senso cosmologico ed, infine, un senso
narrativo ed a concludere così per quel che riguarda la riflessione
precedente al cristianesimo[7]:
In sintesi, l'analisi degli usi della terminologia in esame negli autori
non cristiani dimostra l'interazione dei tre sensi principali: il significato
di governo della casa, dei beni e dello stato è il principale ed il più
originario, ma quasi immediatamente passa all’ambito cosmologico.
Se già nel senso primigenio i termini in studio avevano un significato
positivo, questo risalta nel dominio cosmologico. Ultimo cronologicamente, il
senso retorico-narrativo riafferma, insieme alle accezioni cosmologiche, la
connessione dell’ οικονομια
e delle espressioni ad esso collegate, con lo scopo, con la visione d’insieme
e con la struttura organica. In questo senso essi acquistano un valore particolarmente
interessante nel contesto narrativo ed esegetico. L’arte dell’οικονομια
e dell’οικονομειν
è dunque quella di governare e organizzare le parti in funzione del
tutto, rispettando il contesto e secondo lo scopo ultimo dell’azione.
E ciò si applica allo stato-famiglia, all’universo e alla composizione
oratoria o narrativa.
Maspero passa poi a riflettere sulla novità dell’utilizzo biblico
del termine, con particolare riferimento agli scritti paolini ed afferma[8]:
L'economia cristiana è allora economia del dono, della grazia (οικονομια
της χαριτος): amministrazione
del mistero dell'amore divino per l’uomo e per il creato, cooperazione
con Lui per realizzare il Suo disegno eterno. La fedeltà trova il suo
fondamento nella filiazione.
E’, infatti, la lettera agli Efesini che rivela all’uomo che
il soggetto e l’autore dell’ οικονομια
è Dio stesso e che l’ οικονομια
manifesta l’unione del mistero dell’Eterno e del tempo. Il concetto
di οικονομια unisce dunque
per Paolo la presenza del Figlio di Dio nel mondo e gli eventi salvifici della
sua vita terrena, che egli testimonia come apostolo, con il disegno del Padre
e Creatore su tutta la storia. L’οικονομια
unisce creazione e redenzione nel Figlio di Dio fatto uomo.
In perfetta continuità con le lettere paoline, Ignazio d’Antiochia,
nelle sue lettere (ed, in particolare, proprio in quella agli Efesini I,6,1,2-4;
I,18,1,2-2; I,20,1,3-5) approfondisce i diversi aspetti del temine[9]:
Invece... proprio la necessità di combattere la gnosi porta
Ignazio all’uso di οικονομια,
come succederà poi anche con Giustino ed Ireneo: la sua grandezza
è proprio l’essere rimasto fedele a Paolo ed ai Vangeli, rifiutando
di scindere il disegno divino e la realtà storica dei singoli eventi
della vita terrena del Cristo.
Questa linea, che unisce l’affermazione dell’origine divina del
disegno di salvezza e la presentazione della materialità e storicità
degli eventi della vita di Cristo, caratterizza tutto il primo periodo della
patristica. In Atenagora si ripete ancora l’accostamento ignaziano
della carne di Cristo con il disegno divino (καν σαρκα
θεος κατα θειαν
οικονομιαν λαβη).
NelMartyrium Sancti Polycarpi il riferimento è ancora alla carne
(την της σαρκος
οικονομιαν)[10].
Giustino, similmente, parla dell’oikonomia realizzatasi mediante la Vergine
Maria[11], con la nascita di Cristo[12]:
Così per Giustino l’ οικονομια
è fondamentalmente la vita terrena di Cristo, dalla sua nascita fino
alla sua passione ed alla redenzione dell’uomo, vita terrena che, preparata
dall'inizio dei secoli e tipologicamente annunciata nell’Antico Testamento,
fonda l’unità dei due Testamenti. Si tratta del disegno del Padre
che si realizza in Cristo.
In questo modo alla visione gnostica, che separava i due Testamenti ed interpretava
i misteri solo allegoricamente, Giustino contrappone proprio l’οικονομια,
che è l’unico progetto del Padre, realizzato nella storia
in Cristo e culminato nella Sua passione e morte, con la vittoria sul demonio
e la salvezza di ogni uomo, che cerchi la Verità e compia il Bene.
Infine, Maspero, analizza il pensiero di Ireneo di Lione, del quale afferma[13]:
È essenziale notare l’importanza della dimensione trinitaria,
in quanto Ireneo è anche il primo ad applicare il termine οικονομος
allo Spirito Santo, affermando che unico è il ‘dispensatore’,
che governa tutte le cose. Probabilmente i primi Padri erano restii nell'applicare
questo termine a Dio, poiché spesso, come si è visto, l'amministrazione
era affidata ad un servo ed il senso classico era ancora preponderante, come,
d’altronde, nei LXX e nei Vangeli. Ma la concezione dell’ οικονομια
paolina permette la maturazione della categoria profondamente positiva che si
manifesta nell’opera di Ireneo, sostenuta dalla mediazione linguistica
del senso cosmologico e retorico-narrativo della terminologia stessa.
Questa mediazione consente ad Ireneo di raggiungere, alle soglie del III
secolo, un mirabile equilibro tra realtà dell’evento concreto
e unità del disegno divino, suggellando nel suo concetto di οικονομια
l’affermazione della dimensione autenticamente storica della salvezza
cristiana.
L’importanza del ricorso al senso retorico-narrativo della terminologia
in esame è particolarmente rilevante, in quanto permette ad Ireneo di
distinguere perfettamente la storia da Dio, a differenza di Tertulliano, Ippolito
e Taziano, che cercano di esprimere il mistero stesso trinitario in termini
di οικονομια, appoggiandosi
principalmente all’accezione fisiologica del vocabolo[14]
stesso. Il confronto con la gnosi, invece, obbliga Ireneo a storicizzare l’
οικονομια, fondandone l'unità
e la dimensione salvifica nella sua inclusione tra l’αρχη
ed il τελος trinitari[15].
Al termine del suo studio Maspero conclude[16]:
Il termine οικονομια
giunge, quindi, ad esprimere, in modo sintetico, sia la dimensione storica
della salvezza che la dimensione salvifica della storia. Le tre principali
accezioni precristiane interagiscono, infatti, fra loro, rendendo possibile
il passaggio dall’ambito della gestione della casa, alla concezione del
cosmo stesso come una casa retta da un ordine provvidente, per giungere al culmine
cristiano del riconoscimento della storia stessa come casa di Dio. Ciò
si fonda sullo stesso linguaggio del Nuovo Testamento, nel quale il Figlio si
fa servo, per compiere fedelmente il disegno del Padre, dispensando la salvezza
ad ogni uomo ed in ogni epoca, mediante i misteri della sua vita terrena, verso
i quali tutta la storia converge.
Affrontare il concetto di οικονομια
dal punto di vista dello sviluppo semantico a partire dai tre usi originari
tutt’altro che negativi, permette di osservare come, in ambito cristiano,
essi si fondono mirabilmente per esprimere il mistero dell’Incarnazione
del Figlio. Se la concezione provvidenziale si riconduce immediatamente all’accezione
cosmologica, la dimensione propriamente soteriologica, particolarmente sottolineata
da Ignazio, Giustino ed Ireneo, si ricollega all’accezione retorico-narrativa,
poiché in Cristo si rivela il senso del mondo e di tutta la storia: l’amore
del Padre.
Per altri articoli e studi di d.Andrea Lonardo o sulle lettere di S.Paolo presenti su questo sito, vedi la pagina Sacra Scrittura (Antico e Nuovo Testamento) nella sezione Percorsi tematici
[1] Per
una introduzione divulgativa alla Dei Verbum vedi, su questo stesso sito:
- Teologia fondamentale. Una
introduzione alla Dei Verbum
[2] Dalla catechesi di papa Benedetto XVI, del mercoledì 23 novembre 2005, sul Cantico tratto dal primo capitolo della Lettera di San Paolo agli Efesini (Ef1,3-10).
[3] Per un approfondimento dei testi paolini
sul disegno divino, vedi su questo stesso sito gli articoli:
- I temi maggiori dell’epistolario
paolino nelle lezioni di padre Ugo Vanni
- Il ‘mistero’
nell’epistolario paolino, di Romano Penna
- Il ‘mistero’ in san
Paolo, di Pino Pulcinelli
[4] Giulio Maspero, Storia e salvezza: il
concetto di oikonomia fino agli
esordi del III secolo, in XXXIV Incontro di studiosi dell’antichità cristiana, Pagani e
cristiani alla ricerca della salvezza (secoli I-III), Roma 5-7 maggio 2005, Editrice Institutum Patristicum
Augustinianum, Roma, 2006, SEA 96, pagg.239-260.
[5] G.Maspero, cit., pp.239-240.
[6] (La nota è tratta dall’articolo stesso di G.Maspero) Per un'introduzione al tema, si vedano: W. Gass, Das patristische Wort οικονομια, in ZWTh 17 (1874), pp. 465-504; J. Reumann, οικονομια: "Covenant”; Terms for "Heilsgeschichte", in Early Christian Usage, in NT 3 (1959), pp. 282-292; Id., οικονομια as “Ethical Accomodation" in the Fathers and its Pagan Backgrounds, in Studia Patristica 3 (1961), pp. 370-379; O. Lillge, Das patristische Wort οικονομια; seine Geschichte und Seine Bedeutung bis auf Origenes, Diss. Erlangen 1955; W. Marcus, Der Subordinatianismus als historiologisches Phänomen, München 1963, pp. 50-60; K. Duchatelez, La notion d'économie et ses richesses théologiques, in NRTh 91 (1970), pp. 267-292; R.A. Markus, Trinitarian Theology and the Economy, in JThS 9 (1958), pp. 89-102; G.L. Prestige, God in Patristic Thought, London 1969, pp. 55-75 e 97-111; B. Botte, Oikonomia. Quelques emplois spécifiquement chrétiens, in Corona Gratiarum I, Brugge 1975, pp. 3-9; H.S. Benjamins, Eingeordnete Freiheit: Freiheit und Vorsehung bei Origenes, Leiden 1994, pp. 169-211; Id., Oikonomia bei Origenes: Schrift und Heilsplan, in G. Dorival - A. Le Boulluec (eds.), Origeniana Sexta. Origène et la bible/Origen and the Bible. Actes du Colloquium Origenianum Sextum, Chantilly, 30 août - 3 septembre, Leuven 1995, pp. 327-331; J. W. Trigg, God’s Marvellous Oikonomia: Reflections on Origen’s Understanding of Divine and Human Pedagogy in the Address Ascribed to Gregory Thaumaturgus, in JEChS 9 (2001), pp. 27-52; A. Benoit, Saint Irénée. Introduction à l'étude de sa théologie, Paris 1960, pp. 219-227; A. D'Alès, Le mot oikonomia dans la langue théologique de Saint Irénée, in REG 32 (1919) 1-9; s.v. Economia, in DPAC, 1062-1.063, firmata da B. Studer; s.v. οικονομια e οικονομος in TWNTV, coll. 151-155, di O. Michel.
[7] G.Maspero, cit., p.248.
[8] G.Maspero, cit., p.250.
[9] G.Maspero, cit., p.252.
[10] (Nota dall’articolo stesso di G.Maspero) Cf. Epistula ecclesiae Smyrnensis de martyrio sancti Polycarpi 2,2,4; H.Musurillo, The acts of the Christian martyrs, Oxford 1972, p.2.
[11] Giustino, Dialogus cum Tryphone,120,1,6-7.
[12] G.Maspero, cit., p.254.
[13] G.Maspero, cit., pp.259-260.
[14] (Nota dall’articolo stesso di G.Maspero) Si vedano, ad esempio, gli usi in senso organico della terminologia in Tertulliano, Adversus Praxean II, 29-37 e VIII, 45-47 (CCL 2, 1161 e 1168); Ippolito, Contra haeresin Noeti 3, 4, 1-2 e 14, 1, 2-4, 4; R. Butterworth, Hippolytus of Rome. Contra Noetum, London 1977, p.49 e p.75; Taziano, Oratio ad Graecos 5.
[15] (Nota dall’articolo stesso di G.Maspero) Alcuni autori hanno per questo affermato che Ireneo potrebbe essere considerato come il primo teologo della storia. Cf. Benoit, Saint Irénée. Introduction, p.221 e J. Daniélou, Saint Irénée et les origines de la théologie de l'histoire, in Revue des Sciences Religieuses 34 (1947), p. 229.
[16] G.Maspero, cit., p.260.