Che cosa si deve propriamente intendere per catechesi dei bambini e dei ragazzi di “ispirazione catecumenale”? (I parte), di Andrea Lonardo
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Il Centro culturale Gli scritti (30/4/2011)
“Ispirazione” catecumenale o “modello” catecumenale per la catechesi? Come è noto, una lieve sfumatura lessicale ha segnalato recentemente l’importanza di una grande questione. Infatti, il documento Educare alla vita buona del Vangelo[1] sembra preferire il primo termine rispetto a quello precedentemente utilizzato dalle Tre note sull’Iniziazione cristiana[2]. Entrambi i termini rimandano, dal canto loro, al Direttorio Generale per la catechesi che li utilizza insieme, affermando che «il Catecumenato battesimale è il modello ispiratore della sua azione catechizzatrice. Perciò, è opportuno sottolineare gli elementi del Catecumenato che devono ispirare la catechesi attuale e il significato di questa ispirazione» (DGC, 90-91)[3].
La questione terminologica sottende comunque due questioni ben più importanti che la nuova sfumatura ha il merito di porre.
Prima questione: in che modo e sotto quali aspetti il Catecumenato battesimale deve essere assunto come “modello ispiratore” di ogni catechesi?
Seconda questione: quali aspetti di una Iniziazione cristiana di bambini e ragazzi non possono essere assunti dal Catecumenato battesimale, ma debbono essere invece accolti da altre esperienze catechistiche che la Chiesa ha maturato nei secoli?
La nostra riflessione non vuole così mettere in discussione l’assunto che ogni catechesi di Iniziazione si deve ispirare al Catecumenato battesimale, bensì si propone di precisarla in senso positivo – quali elementi caratterizzanti propriamente il Catecumenato battesimale debbono essere ritenuti imprescindibili – ed in senso negativo – quali elementi maturati al di fuori del Catecumenato battesimale debbono essere presenti per una corretta visione dell’Iniziazione cristiana.
La domanda non è assolutamente oziosa e astratta, ma si rivela decisiva nella direzione da molti invocata di una integrazione positiva delle tante e diverse esigenze che sono maturate nella riflessione catechetica[4]. Per essere più precisi, le due questioni summenzionate implicano le seguenti:
1/ Le Premesse della CEI al RICA enunciano tre elementi caratterizzanti il Catecumenato:
- il necessario primato dell’evangelizzazione
- il rapporto fra l’Iniziazione e la comunità cristiana
- la stretta e organica connessione dei tre sacramenti di iniziazione: il Battesimo, la Confermazione e l’Eucaristia.
In che maniera questi punti debbono illuminare l’Iniziazione cristiana tout court?
Oltre a questi tre elementi, sono emersi dagli studi e dall’esperienza altri elementi caratterizzanti il Catecumenato che debbono essere evocati a completamento di quei tre?
2/ Che cosa si deve fare del Progetto catechistico italiano? Quali elementi per una corretta Iniziazione cristiana dei bambini e dei ragazzi sono emersi in Italia a partire dal Documento di base, quando non era ancora chiara la coscienza dell’importanza di una ispirazione catecumenale? Tali elementi possono essere oggi trascurati anche se non solo di stretta ispirazione catecumenale? Quali elementi sono allora peculiari, oltre a quelli di ispirazione catecumenale, per una proposta educativa che accompagni la crescita dei figli e delle loro famiglie fin dalla tenera età?
3/ Che cosa si deve fare del Catechismo della Chiesa Cattolica? Quali elementi di chiara ispirazione catecumenale esso aggiunge ai tre elementi già menzionati? Perché, come il magistero recente dei papi non si stanca di ripetere[5], senza un’accoglienza reale delle esigenze che sottostanno alla redazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, non può darsi una seria Iniziazione cristiana?
4/ Cosa si deve accogliere delle sperimentazioni in atto in Italia? Ma anche che cosa esse hanno accolto della straordinaria esperienza catechistica italiana e hanno proseguito di essa, senza a volte segnalarlo esplicitamente, volendo insistere piuttosto sulla novità della proposta per catturare l’attenzione? E su quali punti le diverse esperienze convergono, pur nella loro diversità?
5/ Quali domande emergono imperiose dal nuovo contesto in cui la catechesi opera? Come queste domande illuminano in maniera peculiare una “ispirazione catecumenale” adeguata al tempo in cui viviamo?
(continua)
Note al testo
[1] Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, 40.
[2] Le tre Note sono state pubblicate a firma del Consiglio permanente della CEI, mentre il Documento di base e l'intero Progetto catechistico italiano hanno coinvolto in maniera globale l'intero episcopato italiano .
[3] A loro volta, questi documenti riprendono la terminologia dal Messaggio del Sinodo dei vescovi del 1977, che recitava testualmente al n. 8: «La professione di fede è punto di partenza e di arrivo della catechesi. Suo scopo è fare in modo che la comunità dei credenti proclami che Gesù, Figlio di Dio, il Cristo, vive ed è salvatore. Per questo motivo, modello di ogni catechesi è il catecumenato battesimale, che è formazione specifica mediante la quale l’adulto, convertito alla fede, è portato fino alla confessione della fede battesimale durante la veglia pasquale».
[4] Su questo, vedi A. Lonardo, Quali orientamenti per il rinnovamento dell'iniziazione cristiana? Un primo tentativo di sintesi per la discussione, di Andrea Lonardo, on-line su www.gliscritti.it e prossimamente in versione aggiornata sulla rivista Catechesi che riflette su 6 criteri ritenuti decisivi per l’Iniziazione cristiana, e C. Cacciato Insilla, L’iniziazione cristiana in Italia dal Concilio Vaticano II ad oggi. Prospettiva pedagogico-catechetica, pp. 268-271, che propone 5 criteri generali più 3 specificamente rivolti all’Iniziazione cristiana di bambini e ragazzi come emergenti dall’esperienza post-conciliare.
[5] Come apparirà più evidente nel corso della riflessione, si tratta meno delle indicazioni normative espresse nel recente magistero, quanto piuttosto dello stile e delle sottolineature dei suoi interventi.