Il Patriarcato armeno ortodosso di Gerusalemme
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Il Centro culturale Gli scritti (15/7/2011)
La Cappella con la reliquia di San Giacomo il Maggiore
Gli Armeni a Gerusalemme
La presenza armena nella Terra Santa risale ai primi anni della Cristianità, ancor prima della conversione del re armeno Tiridate III, avvenuta nel 301 circa, con l'adozione del Cristianesimo come religione di Stato da parte dell'Armenia (che fu la prima nazione ad adottare il Cristianesimo).
Sono attestate testimonianze storiche che già nel 254 d.C. i vescovi della Chiesa Armena, in cooperazione con i vescovi delle Chiese Greche Ortodosse di Gerusalemme e di Alessandria d'Egitto, furono attivamente impegnati nella scoperta e nell'identificazione dei Luoghi Santi che si supponevano in relazione con le attività di Gesù Cristo, e nella costruzione di edifici per la conservazione di questi tesori del cristianesimo primitivo.
Dal punto di vista cronologico, la Chiesa di Gerusalemme fu la prima chiesa della storia, ed il primo vescovo di questa chiesa fu S. Giacomo, chiamato nei Vangeli “Il Fratello di Nostro Signore”. Nel 381 d.C., il Concilio Ecumenico di Costantinopoli riconobbe alla Sede di Gerusalemme un rango uguale a quella di Roma e di Costantinopoli, così che gli occupanti della sede furono chiamati “Patriarchi”.
Il primo Patriarca Armeno di cui si hanno notizie attestate fu Abraham, che svolse il suo servizio dal 638 al 669 d.C., e ricevette un attestato ed un riconoscimento ufficiale da parte del califfo Arabo Omar Ibn-Il-Khattab. L'attestato elenca i diritti e i privilegi della Chiesa Armena in terra Santa garantendone l'integrità e la sicurezza.
Sul muro di fronte all'entrata principale del Convento di S. Giacomo c'è un'iscrizione in arabo, scolpita in modo elaborato, che, tradotta in modo non letterale, mette in guardia gli intrusi: “Questo decreta il Nostro Signore Re e Sultano Al-Daher Abu Sayid Mohammed: siano maledetti tutti, con le loro future generazioni, e maledica Dio Onnipotente chiunque rechi danno o ingiustizia a questo Santo Luogo. Ciò garantisce da ora in poi Abu Kheyer Razan al Convento Armeno di S. Giacomo in Gerusalemme nell'anno 854 di Maometto (1450 d.C.)”.
L'ultimo e più importante impegno fu assunto con la dichiarazione scritta del Sultano Abdul Majid, nel 1852. Questa dichiarazione sancì in modo ufficiale nei Luoghi Santi il principio dello “statu quo” (cioè della conservazione dell'esistente “così come si trova”), che definisce, regola e conservava, senza cambiamenti, i diritti di proprietà in Terra Santa, garantiti esclusivamente alle tre maggiori confessioni Cristiane: Greca, Armena Ortodossa e Latina (Cattolica Romana).
Gli Armeni sono la popolazione indigena degli altopiani armeni, dove si trova il monte Ararat, il luogo dove approdò l'Arca di Noè secondo il libro della Genesi. Questa montagna è sacra per gli Armeni quanto lo è per gli Ebrei il Muro Occidentale e La Mecca per l'Islam.
La lingua armena è molto vicina al sanscrito e, insieme col greco ed il persiano, è alla radice di tutti i linguaggi Indoeuropei.
Secondo la tradizione armena, un cristiano praticante dovrebbe recarsi in pellegrinaggio a Gerusalemme almeno una volta nella vita. Nonostante le tormentate condizioni politiche ed economiche, migliaia di Armeni sono affluiti in Terra Santa negli anni passati. Si dice che nel tempo passato il monastero di S. Giacomo potesse ospitare ottomila pellegrini alla volta. I pellegrinaggi portarono alla Città Santa famosi uomini di chiesa e di stato, re e principesse: tutti offrirono doni e lasciarono il segno del loro passaggio.
Si possono ancora osservare, incise sui muri delle chiese, gruppi di piccolissime croci armene. La tradizione popolare locale tramanda che queste furono incise dai pellegrini, e che i gruppi rappresentino il numero delle persone della famiglia di ciascun pellegrino. Nella società armena era un grande onore per una persona l'essere stato in pellegrinaggio a Gerusalemme. Un tale atto assicurava al pellegrino uno stato sociale particolare e, uomo o donna, veniva ritenuto Mahdesi, “che ha visto la morte”, in riferimento alla tomba di Cristo.
Durante la seconda metà del VII sec., c'erano più di settanta monasteri armeni in Terra Santa. L'attuale Quartiere Armeno di Gerusalemme, residenza di una comunità unita di famiglie armene, si trova sul luogo di alcuni di questi antichi monasteri. Racchiusi nel quartiere attuale si trovano il Monastero di S. Giacomo, il Monastero dei Santi Arcangeli e il Monastero del Santo Salvatore.
Il Patriarcato Armeno Ortodosso ed il Monastero
Il Patriarcato Armeno è uno delle tre Confraternite di Gerusalemme che insieme hanno la responsabilità e l'inestimabile privilegio di essere custodi di Luoghi Santi, quali la Chiesa del Santo Sepolcro, il Giardino dei Getzemani, la Tomba della Santa Vergine Maria, la Chiesa della Natività a Betlemme ed altri luoghi.
Il Monastero Armeno è ubicato sullo storico Monte Sion, su un'area di circa 300 acri, quasi un sesto della Città Antica all'interno delle mura. Vicino alla Cattedrale di S. Giacomo, nell'area del Patriarcato Armeno, si trovano altri edifici e siti di importanza storica: la Chiesa del Santo Salvatore (la casa di Caifa), la Chiesa degli Arcangeli (la casa del Sommo Sacerdote Annas), la Cappella di San Teodoro, il Cimitero Nazionale, la segreteria del Patriarcato, la Residenza del Patriarcato ed il Seminario fondato nel 1843, la Biblioteca Calouste Gulbenkian ed il Museo Mardigian.
Il Patriarcato ospita anche la seconda più vasta biblioteca di manoscritti armeni del mondo. Conserva anche una vasta collezione di inestimabili paramenti, vasi, iscrizioni, dipinti, una piccola libreria e due tipografie. La tipografia di S. Giacomo, fondata nel 1833, è la più antica di Gerusalemme. Gli Armeni posseggono anche uno storico monastero di fronte al mare a Jaffa, uno a Ramleh, ed un grande monastero a Betlemme, contiguo alla Basilica della Natività, così come altri possedimenti in Israele e Palestina.
Sotto il dominio musulmano, i Patriarchi armeni di Gerusalemme ed i membri della Confraternita di S. Giacomo sono riusciti a proteggere i diritti della Chiesa Armena, spesso a costo delle loro vite. Il Patriarcato, nel corso della sua storia, è sempre stato un paradiso per i rifugiati armeni. Durante il primo genocidio del XX sec. più di un milione e mezzo di nostri fedeli fu massacrata dai Turchi Ottomani (1915). Questo evento è noto come Genocidio Armeno, ed in quel tempo migliaia di rifugiati ed orfani furono accolti dal Patriarcato.
Durante gli ultimi secoli, la Confraternita di S. Giacomo, guidata da Patriarchi capaci ed abili, ha conservato intatto il Patriarcato, i suoi beni immobili e vari altri siti armeni, e trasformato Gerusalemme in un centro di ricerca e di cultura sempre più importante.
L'attuale Patriarca, il 96° nell'ininterrotta successione al trono di S. Giacomo, è Sua Beatitudine l'Arcivescovo Torkom Manoogian, che è stato eletto a vita nel 1990. Sua Beatitudine è tornato a Gerusalemme dopo un'assenza di trent'anni, durante la quale ha prestato il suo servizio in qualità di primate delle Diocesi Orientali ed Occidentali d'America (rispettivamente California e New York). Si è laureato nel Seminario del Patriarcato, di cui fu poi uno dei primi rettori.
La Cattedrale di S. Giacomo
La Cattedrale dei due S. Giacomo, la sede del Patriarca Armeno e gioiello del Patriarcato Armeno di Gerusalemme, si trova appena oltre il cancello dell'entrata principale del Patriarcato. Fu costruita prima dell'epoca delle crociate sopra edifici di età anteriore ed è stato edificata sul luogo della tomba del primo vescovo della Chiesa cristiana, S. Giacomo, conosciuto come “fratello del Signore”, di S. Giacomo l'Apostolo, il fratello di S. Giovanni Evangelista, conosciuti come i fratelli “Zebedei”.
Entrando nella Cattedrale si è immediatamente colpiti dall'interno, rivestito da centenari ganteghes (lampade ad olio) che pendono dall'alta cupola a volta e dalle candele di cera che adornano i tre altari. L'unica sorgente di luce, le lampade ad olio, sono ancora accudite amorevolmente da chierichetti che le riempiono ad intervalli regolari. I ceri, prodotti da un fabbricante di candele del Patriarcato, tentano invano di dissipare l'oscurità totale che pervade la chiesa, conferendo un significato mistico ai riti della Chiesa Armena.
Alla sinistra dell'ingresso ci sono tre piccole Cappelle. La prima a partire dall'entrata contiene la tomba di Macario, vescovo di Gerusalemme nel IV sec.; la seconda è dedicata a S. Sergio, martire per la fede, e a S. Minas; la terza è il reliquiario dove è sepolta la testa di S. Giacomo Apostolo. Gli Armeni credono che egli sia stato seppellito qui nel I sec., dopo la sua esecuzione ad opera del re Erode Agrippa II, circa nel 44 d.C .
Nel Presbiterio, dietro l'altare, ci sono due troni. Quello più vicino alla pietra col canopio simboleggia il trono di S. Giacomo, il “Fratello del Signore” e primo vescovo di Gerusalemme, che è seppellito sotto l'altare maggiore. Il Patriarca siede di fronte a questo trono una volta all'anno, in occasione della festa di S. Giacomo nei primi giorni di gennaio, per simboleggiare il suo posto nella successione dei vescovi di Gerusalemme. L'altro trono è quello normalmente usato dal Patriarca.
La Cattedrale nel passato è stata anche utilizzata come rifugio contro i bombardamenti. Durante la guerra arabo-israeliana del 1948, il solo luogo sicuro dai quotidiani bombardamenti della città che gli Armeni potevano trovare era dentro i solidi e rassicuranti confini della loro Cattedrale, con le sue mura spesse un metro. Durante una notte particolarmente degna di essere ricordata più di 1.000 proiettili di ogni tipo, compresi terribili colpi di mortaio, si abbatterono sulla Cattedrale o nelle sue vicinanze. Essi però non subirono alcuna perdita. Molti credenti avrebbero poi giurato di aver visto una misteriosa figura, vestita di bianco, stagliarsi vigile sul tetto della Cattedrale, sviando con le sue mani la pioggia di missili. I credenti sostengono che non fosse altri che lo stesso S. Giacomo.
I riti e le funzioni della Chiesa Armena hanno a lungo conservato le tradizioni della Cristianità Primitiva. Mentre ascoltate i nostri canti e preghiere pre-Bizantine e pre-Gregoriane, vi invitiamo ad unirvi a noi nel nostro viaggio spirituale attraverso il tempo e lo spazio, e ad accostarci a Dio insieme in questo santuario. Pertanto, ci si aspetta che i visitatori siano vestiti in modo appropriato e si comportino con rispetto e decoro durante le funzioni (pantaloni corti, spalle scoperte e/o minigonne non sono consentiti all'interno della Cattedrale, né tantomeno mangiare o bere alcunché). La Cattedrale è aperta ai visitatori durante le funzioni feriali del mattino, dalle 6.00 alle 7.30, e per la funzione serale dalle 15.00 alle 15.30.
Negli altri orari, i richiedenti sono invitati a visitare il Museo Mardigian attraverso la sua entrata separata cui si accede dalla via del Patriarcato Armeno.
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