Ancora sullo gnosticismo come fenomeno post-cristiano negli studi di Gaetano Lettieri: appunti da una lezione da lui tenuta presso l'Ecclesia Mater l’8 febbraio 2007 (di A.L.)
Per un approfondimento vedi su questo stesso sito la relazione del prof. Lettieri dal titolo: Deus patiens: l’essenza cristologica dello gnosticismo. Lo gnosticismo, le sue origini cristiane e la sua importanza nello sviluppo teologico del cristianesimo
La tesi classica degli eresiologi cattolici è che lo gnosticismo sia una mostruosità dogmatica dovuta alla penetrazione della filosofia nel kerygma, causata dalla superbia umana che non si accontenta di accogliere il cristianesimo. E’ la tesi di Ireneo che sarà poi ripresa da Harnack.
E’ solo con la scuola storico-religiosa di Göttingen (con Bousset e Reitzenstein) che viene avanzata una nuova ipotesi: la gnosi non è una deviazione dal cristianesimo, ma è un fenomeno pre-cristiano che contribuisce alla definizione di parte dei dogmi cristiani, che prepara la “configurazione” teologica del cristianesimo (sarà la via che percorrerà poi Bultmann). Lo specifico dello gnosticismo sarebbe il mito del redentore celeste o del redentore redento. In tal caso la soteriologia nascerebbe all’esterno del cristianesimo!
Lettieri ritiene, con i classici, che lo gnosticismo sia impensabile senza i vangeli canonici e soprattutto Giovanni e la cristologia Logos-sarx, Verbo-carne.
Lo gnosticismo antico ha una dignità teoretica eccellente, se andiamo oltre le favolette che appaiono superficialmente. Simonetti ha affermato che è il primo grande fenomeno storico di teologia speculativa cristiana. Antonio Orbe, grandissimo ed imprescindibile studioso della gnosi, ha asserito che il dogma trinitario, pur essendo presente nei testi neotestamentari fin dal principio, si specifica e si chiarifica come reazione anti-gnostica.
Possiamo evidenziare due caratteristiche dello gnosticismo storico, antico.
-La prima è l’opposizione dualistica fra il Padre di Cristo ed il Dio creatore. Ne consegue un disprezzo del mondo. Il Dio Padre di Cristo rivela l’intimità della sua stessa vita (è il tema della filiazione che è evidentemente un elemento cristiano). Ne consegue anche una tensione violenta, simile a quella marcionita, fra l’Antico Testamento ( che è disprezzato) ed il Nuovo. Lo gnosticismo è fortemente anti-giudaico.
-La seconda caratteristica è l’affermazione della identità ontologica fra Dio ed uomo gnostico. Il termine omoousios (della stessa natura), viene utilizzato dallo gnosticismo per dire che l’uomo pneumatico ha la stessa natura di Dio. La dottrina gnostica professa una suddivisione degli uomini in nature.
La prima caratteristica è oggi assente in coloro che si richiamano alla gnosi, mentre il secondo elemento è fortissimamente presente (anche perché l’identità originaria fra uomo e Dio è strumento per esimersi dalle mediazioni ecclesiali).
Lo gnosticismo è, comunque, protagonista nell’affermare l’importanza dell’interiorità dell’uomo. E’ l’idea dell’uomo come mens/anima immortale.
La chiarificazione del dogma trinitario a Costantinopoli nel 381 si basa sulla terminologia di Origene, che è un anti-gnostico.
Essenziale nel mito gnostico è la frattura/caduta/peccato che avviene nella divinità stessa; è una frattura tale che da causare il distacco di “scintille” che si separano dal divino. Si crea così una divisione/alterità nel divino stesso (la suzughia). In questo è centrale la figura di Sofia, che è il divino che decade e che deve essere salvato e riassunto.
Da dove trae tutto questo lo gnosticismo? Ancora una volta dal cristianesimo, dal Dio che si fa peccato, dal Deus patiens, solo che qui il processo avviene non con l’incarnazione, ma all’origine, in Dio stesso. C’è una logica cristologica distorta nella gnosi.
Così dal cristianesimo è tratta la concezione dinamica del divino.
Nei testi gnostici troviamo tante differenti cristologie.
Il rimedio alla gnosi sta nel ritorno al Gesù storico, al Dio che si rivela nell’uomo. Lì emergono il paradosso e la kenosi, lì si manifesta il divino nella storia, lì appare l’importanza dell’agape, dell’amore kenotico.
La gnosi come fenomeno speculativo riappare nell’idealismo tedesco. Schelling si laurea su Marcione. In Hegel, nella Fenomenologia dello spirito, si tratta, nella penultima sezione, dell’Eden che è “il giardino degli animali”, cioè la prigione demiurgica dalla quale ci si libera attraverso la gnosi, grazie al serpente divino, Cristo (è la gnosi degli ofiti).
In Schelling si afferma che se la passione fosse solo un evento storico non coinvolgerebbe pienamente la Trinità in maniera così profonda. Bisogna allora che ciò che è storia sia figura di eventi eterni in Dio (lasciando così da parte l’alterità di Dio!).
La tesi classica degli eresiologi cattolici è che lo gnosticismo sia una mostruosità dogmatica dovuta alla penetrazione della filosofia nel kerygma, causata dalla superbia umana che non si accontenta di accogliere il cristianesimo. E’ la tesi di Ireneo che sarà poi ripresa da Harnack.
E’ solo con la scuola storico-religiosa di Göttingen (con Bousset e Reitzenstein) che viene avanzata una nuova ipotesi: la gnosi non è una deviazione dal cristianesimo, ma è un fenomeno pre-cristiano che contribuisce alla definizione di parte dei dogmi cristiani, che prepara la “configurazione” teologica del cristianesimo (sarà la via che percorrerà poi Bultmann). Lo specifico dello gnosticismo sarebbe il mito del redentore celeste o del redentore redento. In tal caso la soteriologia nascerebbe all’esterno del cristianesimo!
Lettieri ritiene, con i classici, che lo gnosticismo sia impensabile senza i vangeli canonici e soprattutto Giovanni e la cristologia Logos-sarx, Verbo-carne.
Lo gnosticismo antico ha una dignità teoretica eccellente, se andiamo oltre le favolette che appaiono superficialmente. Simonetti ha affermato che è il primo grande fenomeno storico di teologia speculativa cristiana. Antonio Orbe, grandissimo ed imprescindibile studioso della gnosi, ha asserito che il dogma trinitario, pur essendo presente nei testi neotestamentari fin dal principio, si specifica e si chiarifica come reazione anti-gnostica.
Possiamo evidenziare due caratteristiche dello gnosticismo storico, antico.
-La prima è l’opposizione dualistica fra il Padre di Cristo ed il Dio creatore. Ne consegue un disprezzo del mondo. Il Dio Padre di Cristo rivela l’intimità della sua stessa vita (è il tema della filiazione che è evidentemente un elemento cristiano). Ne consegue anche una tensione violenta, simile a quella marcionita, fra l’Antico Testamento ( che è disprezzato) ed il Nuovo. Lo gnosticismo è fortemente anti-giudaico.
-La seconda caratteristica è l’affermazione della identità ontologica fra Dio ed uomo gnostico. Il termine omoousios (della stessa natura), viene utilizzato dallo gnosticismo per dire che l’uomo pneumatico ha la stessa natura di Dio. La dottrina gnostica professa una suddivisione degli uomini in nature.
La prima caratteristica è oggi assente in coloro che si richiamano alla gnosi, mentre il secondo elemento è fortissimamente presente (anche perché l’identità originaria fra uomo e Dio è strumento per esimersi dalle mediazioni ecclesiali).
Lo gnosticismo è, comunque, protagonista nell’affermare l’importanza dell’interiorità dell’uomo. E’ l’idea dell’uomo come mens/anima immortale.
La chiarificazione del dogma trinitario a Costantinopoli nel 381 si basa sulla terminologia di Origene, che è un anti-gnostico.
Essenziale nel mito gnostico è la frattura/caduta/peccato che avviene nella divinità stessa; è una frattura tale che da causare il distacco di “scintille” che si separano dal divino. Si crea così una divisione/alterità nel divino stesso (la suzughia). In questo è centrale la figura di Sofia, che è il divino che decade e che deve essere salvato e riassunto.
Da dove trae tutto questo lo gnosticismo? Ancora una volta dal cristianesimo, dal Dio che si fa peccato, dal Deus patiens, solo che qui il processo avviene non con l’incarnazione, ma all’origine, in Dio stesso. C’è una logica cristologica distorta nella gnosi.
Così dal cristianesimo è tratta la concezione dinamica del divino.
Nei testi gnostici troviamo tante differenti cristologie.
Il rimedio alla gnosi sta nel ritorno al Gesù storico, al Dio che si rivela nell’uomo. Lì emergono il paradosso e la kenosi, lì si manifesta il divino nella storia, lì appare l’importanza dell’agape, dell’amore kenotico.
La gnosi come fenomeno speculativo riappare nell’idealismo tedesco. Schelling si laurea su Marcione. In Hegel, nella Fenomenologia dello spirito, si tratta, nella penultima sezione, dell’Eden che è “il giardino degli animali”, cioè la prigione demiurgica dalla quale ci si libera attraverso la gnosi, grazie al serpente divino, Cristo (è la gnosi degli ofiti).
In Schelling si afferma che se la passione fosse solo un evento storico non coinvolgerebbe pienamente la Trinità in maniera così profonda. Bisogna allora che ciò che è storia sia figura di eventi eterni in Dio (lasciando così da parte l’alterità di Dio!).