Lc1-2: il vangelo dell’infanzia di Gesù secondo Luca. Appunti nella festa della nascita di san Giovanni Battista (di A.L.)
I brani della nascita di Giovanni Battista e di Gesù e della loro infanzia debbono essere letti in parallelo. L’evangelista Luca li ha pensati con un “montaggio alternato”: prima l’uno, poi l’altro, poi l’incontro, poi di nuovo l’uno, poi di nuovo l’altro... e così via (come è noto, diverso è il modo di procedere, anche da un punto di vista solo letterario, di Matteo che presenta cinque scene in successione dopo la genealogia: il concepimento verginale, l’episodio dei magi, la fuga in Egitto, la strage degli innocenti, l’insediamento a Nazaret).
E’ in questo parallelismo che risaltano le differenze. Luca, mettendoli continuamente a paragone, indica che se nessuno è mai stato grande come Giovanni Battista, dopo la venuta del Cristo il più piccolo supererà il precursore, perchè orami è arrivato colui che Israele e l’umanità attendevano. Se il primo è il più grande, il secondo è colui al cui cospetto non esiste alcuna altra grandezza degna di essere ritenuta tale.
Innanzitutto le due annunciazioni, la prima a Zaccaria, la seconda a Maria. Risalta, in questo confronto, l’assenza della figura maschile in Lc1,26-38. Se in Lc1,5-25 di un miracolo si tratta – Zaccaria ed Elisabetta sono due anziani sterili che non potrebbero concepire – questo evento prodigioso avverrà comunque da un atto coniugale. Nell’annunciazione a Maria l’accadimento è più grande: “Non conosco uomo, non ho rapporti sessuali con nessuno”. Nessun marito sarà coinvolto. Più ancora che le singole parole di Lc1,26-38, è l’insieme del capitolo che lo dice, nell’opposizione dei due eventi. I vangeli ricorderanno, in un altro episodio, che “la madre ed i fratelli fuori” lo cercheranno – mentre i discepoli saranno dentro. Neanche lì si farà parola del padre, come sarebbe avvenuto in qualsiasi altra storia umana.
Anche le reazioni dei due, l’anziano e la giovanissima, si stagliano nella loro differenza. Sebbene entrambe coronate dalla gravidanza, la prima attesa è dubitativa: “Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni”. La seconda attesa, espressa da Maria, si concretizza solo nella richiesta di una spiegazione. La traduzione letterale della domanda di Maria non è, infatti, “Come è possibile?”, ma molto più semplicemente: “Come avverrà?”. La fiducia sa che l’evento si compirà – non è questa la questione - la domanda verte sul come, tende a chiedere lumi sulla via da seguire, su come prepararsi: “Sarà subito o fra un po’, dovrò sposarlo lo stesso o vivere sola?”
I titoli dei due pre-annunziati li legano e li differenziano. Giovanni sarà come Elia – profeta dell’Altissimo – nazireo – come Sansone. Gesù sarà figlio dell’Altissimo, re eterno, santo, figlio di Dio, signore, soter (salvatore, strumento di salvezza), Christos Kurios, luce per illuminare le genti e gloria del popolo di Israele – per ebrei e pagani insieme – maestro (cfr.R.Penna, Letture evangeliche. Saggi esegetici sui quattro vangeli, Borla, Roma, 1989, pp.158-159).
Poi il primo incontro ancora nel grembo delle madri, il primo incrocio. E’ il più grande che va dal più piccolo, è Gesù che va da Giovanni, portato da Maria (Lc1,39-56). “Il bambino ha esultato di gioia nel grembo”. Giovani, a differenza di tutti i profeti, non solo preannunzia, ma incontra il Signore, lo tocca, lo sente. E, perciò, danza nel grembo.
Poi, di nuovo, Giovanni da solo: la nascita (1,57-58), la circoncisione e l’imposizione del nome (1,59-66), la profezia al Tempio su di lui (1,67-79), la sua vita nascosta (1,80). Poi Gesù: di nuovo la nascita (2,1-20), la circoncisione (2,21), la profezia al Tempio su di lui (2,22-38), la vita nascosta questa volta in due distinti blocchi (2,39-40 e 2,51-52) con un episodio centrale in più, la predicazione del dodicenne a Gerusalemme in mezzo ai dottori della Legge (2,41-50).
Senza entrare nei dettagli, subito si avverte il differente peso degli elementi: breve il racconto della nascita per il Battista, disteso e prolungato in quella del Signore. Per la circoncisione e la scelta del nome vale l’opposto: lunga quella del Battista, brevissima, quasi di sfuggita, quella del Signore (è l’Antico che passa ed è il vangelo che apre alla cattolicità dell’umano non più solo ebraico). La profezia avviene sempre al Tempio, ma di ben più ampia portata è quella che riceve il Cristo. C’è una profezia, ma egli ne è l'oggetto ultimo, non colui che la proferisce!
Infine la vita d’infanzia e di adolescenza. Se entrambi crescevano e si fortificavano, lo splendore della grazia divina e la totale trasparenza dell’umano ad essa era manifesta in Gesù. L’umano ed il divino si accompagnavano perfettamente – sembra quasi dirci Luca. E già a dodici anni Gesù era il maestro che parlava del padre. Egli era seduto in mezzo, come il maestro che ascolta i suoi discepoli in piedi intorno a lui e li interroga, formandoli sulle vie di Dio.
Poi Luca, nella sua architettura narrativa, sembrerà quasi riprendere la narrazione separandoli nuovamente, prima Giovanni, poi Gesù. Se si incontreranno nel battesimo di Gesù (Lc 3,21-22), Giovanni non sarà neanche nominato dall’evangelista. Sarà Giovanni poi a domandare dell’identità del Cristo, perché questa è la cosa sulla quale non ci si può sbagliare. Gesù, in cambio, annunzierà che bisognava credere anche alle parole del Battista, sebbene parole di lutto e non di gioia, sebbene parole di preparazione e non di compimento come le sue (Lc7,18-35).
In Lc9,7-9 neanche la morte di Giovanni sarà narrata, ma solo il desiderio di Erode che ne è scaturito, di vedere ora Gesù.
Per alcune immagini che visualizzino parzialmente quanto narrato, vedi le immagini de Il portale medioevale con le storie del Battista nell'abbazia di San Giovanni in Venere a Fossacesia su questo stesso sito.
E’ in questo parallelismo che risaltano le differenze. Luca, mettendoli continuamente a paragone, indica che se nessuno è mai stato grande come Giovanni Battista, dopo la venuta del Cristo il più piccolo supererà il precursore, perchè orami è arrivato colui che Israele e l’umanità attendevano. Se il primo è il più grande, il secondo è colui al cui cospetto non esiste alcuna altra grandezza degna di essere ritenuta tale.
Innanzitutto le due annunciazioni, la prima a Zaccaria, la seconda a Maria. Risalta, in questo confronto, l’assenza della figura maschile in Lc1,26-38. Se in Lc1,5-25 di un miracolo si tratta – Zaccaria ed Elisabetta sono due anziani sterili che non potrebbero concepire – questo evento prodigioso avverrà comunque da un atto coniugale. Nell’annunciazione a Maria l’accadimento è più grande: “Non conosco uomo, non ho rapporti sessuali con nessuno”. Nessun marito sarà coinvolto. Più ancora che le singole parole di Lc1,26-38, è l’insieme del capitolo che lo dice, nell’opposizione dei due eventi. I vangeli ricorderanno, in un altro episodio, che “la madre ed i fratelli fuori” lo cercheranno – mentre i discepoli saranno dentro. Neanche lì si farà parola del padre, come sarebbe avvenuto in qualsiasi altra storia umana.
Anche le reazioni dei due, l’anziano e la giovanissima, si stagliano nella loro differenza. Sebbene entrambe coronate dalla gravidanza, la prima attesa è dubitativa: “Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni”. La seconda attesa, espressa da Maria, si concretizza solo nella richiesta di una spiegazione. La traduzione letterale della domanda di Maria non è, infatti, “Come è possibile?”, ma molto più semplicemente: “Come avverrà?”. La fiducia sa che l’evento si compirà – non è questa la questione - la domanda verte sul come, tende a chiedere lumi sulla via da seguire, su come prepararsi: “Sarà subito o fra un po’, dovrò sposarlo lo stesso o vivere sola?”
I titoli dei due pre-annunziati li legano e li differenziano. Giovanni sarà come Elia – profeta dell’Altissimo – nazireo – come Sansone. Gesù sarà figlio dell’Altissimo, re eterno, santo, figlio di Dio, signore, soter (salvatore, strumento di salvezza), Christos Kurios, luce per illuminare le genti e gloria del popolo di Israele – per ebrei e pagani insieme – maestro (cfr.R.Penna, Letture evangeliche. Saggi esegetici sui quattro vangeli, Borla, Roma, 1989, pp.158-159).
Poi il primo incontro ancora nel grembo delle madri, il primo incrocio. E’ il più grande che va dal più piccolo, è Gesù che va da Giovanni, portato da Maria (Lc1,39-56). “Il bambino ha esultato di gioia nel grembo”. Giovani, a differenza di tutti i profeti, non solo preannunzia, ma incontra il Signore, lo tocca, lo sente. E, perciò, danza nel grembo.
Poi, di nuovo, Giovanni da solo: la nascita (1,57-58), la circoncisione e l’imposizione del nome (1,59-66), la profezia al Tempio su di lui (1,67-79), la sua vita nascosta (1,80). Poi Gesù: di nuovo la nascita (2,1-20), la circoncisione (2,21), la profezia al Tempio su di lui (2,22-38), la vita nascosta questa volta in due distinti blocchi (2,39-40 e 2,51-52) con un episodio centrale in più, la predicazione del dodicenne a Gerusalemme in mezzo ai dottori della Legge (2,41-50).
Senza entrare nei dettagli, subito si avverte il differente peso degli elementi: breve il racconto della nascita per il Battista, disteso e prolungato in quella del Signore. Per la circoncisione e la scelta del nome vale l’opposto: lunga quella del Battista, brevissima, quasi di sfuggita, quella del Signore (è l’Antico che passa ed è il vangelo che apre alla cattolicità dell’umano non più solo ebraico). La profezia avviene sempre al Tempio, ma di ben più ampia portata è quella che riceve il Cristo. C’è una profezia, ma egli ne è l'oggetto ultimo, non colui che la proferisce!
Infine la vita d’infanzia e di adolescenza. Se entrambi crescevano e si fortificavano, lo splendore della grazia divina e la totale trasparenza dell’umano ad essa era manifesta in Gesù. L’umano ed il divino si accompagnavano perfettamente – sembra quasi dirci Luca. E già a dodici anni Gesù era il maestro che parlava del padre. Egli era seduto in mezzo, come il maestro che ascolta i suoi discepoli in piedi intorno a lui e li interroga, formandoli sulle vie di Dio.
Poi Luca, nella sua architettura narrativa, sembrerà quasi riprendere la narrazione separandoli nuovamente, prima Giovanni, poi Gesù. Se si incontreranno nel battesimo di Gesù (Lc 3,21-22), Giovanni non sarà neanche nominato dall’evangelista. Sarà Giovanni poi a domandare dell’identità del Cristo, perché questa è la cosa sulla quale non ci si può sbagliare. Gesù, in cambio, annunzierà che bisognava credere anche alle parole del Battista, sebbene parole di lutto e non di gioia, sebbene parole di preparazione e non di compimento come le sue (Lc7,18-35).
In Lc9,7-9 neanche la morte di Giovanni sarà narrata, ma solo il desiderio di Erode che ne è scaturito, di vedere ora Gesù.
Per alcune immagini che visualizzino parzialmente quanto narrato, vedi le immagini de Il portale medioevale con le storie del Battista nell'abbazia di San Giovanni in Venere a Fossacesia su questo stesso sito.