«Gli italiani e l’unità», ciclo di incontri per riflettere. Le tre serate organizzate dall’Ufficio catechistico di Roma a partire dal 12 maggio, di Mariaelena Finessi
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Riprendiamo da Romasette un articolo di Mariaelena Finessi. I neretti sono nostri ed hanno l'unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti sull'unità d'Italia vedi su questo stesso sito la sezione Storia e filosofia.
Il Centro culturale Gli scritti (10/5/2011)
«L’obiettivo di fondo è mostrare come l’idea di unità d’Italia sia nata non da un’azione militare» ma sia spuntata «molto tempo prima» nel cuore degli italiani. Monsignor Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio catechistico e del Servizio per il catecumenato della diocesi di Roma, così racconta l’iniziativa, ad ingresso gratuito, «Gli italiani e l’Unità d’Italia: 150 anni (e più) di unità».
Articolato in tre serate, il programma prevede incontri sugli aspetti storici del moto unitario del Paese e, non di meno, sulla cultura e la tradizione letteraria dei suoi abitanti. «La catechesi - è l’appello di monsignor Lonardo, docente all’Istituto di scienze religiose Ecclesia Mater della Lateranense - deve mostrare agli uomini che è la fede ad animare la vita. Ecco perché non bisogna parlare solo in chiave intraecclesiale. Piuttosto è necessario far comprendere il ruolo della Chiesa nella società». In fondo, aggiunge, «l’Italia è stata fatta anche dai catechisti e dai preti».
Ambientati in luoghi simbolo del cammino unitario del Paese, i tre appuntamenti, con inizio alle ore 21, avranno come scenografia iniziale il Pantheon (giovedì 12 maggio), primo tempio pagano ad essere consacrato nel 604, cioè molto tempo dopo che il cristianesimo aveva trovato una sua affermazione. Qui, con don Roberto Regoli, docente di Storia della Chiesa alla Pontificia Università Gregoriana, insieme al poeta e scrittore Davide Rondoni, si esaminerà «L’Ottocento», anche attraverso i profili degli italiani descritti da Alessandro Manzoni nelle sue opere.
Lunedì 16 maggio sarà invece il Teatro dei Comici, nato all’interno del Palazzo Santa Chiara, ad ospitare la seconda serata dedicata a «Il primo dopoguerra»: là dove don Luigi Sturzo nel 1919 lanciò l’«Appello ai Liberi e Forti», carta istitutiva del Partito Popolare Italiano. Stefano De Luca, all’Università suor Orsola Benincasa di Napoli ed alla Sapienza di Roma, e il barnabita Filippo Lovison, docente alla Gregoriana, discuteranno, il primo, del ruolo dei cattolici nella vita politica di quel tempo e, il secondo, del ruolo dei cappellani militari nell’unire l’Italia.
Monsignor Lonardo ricorda lo storico Federico Chabod che vede nella nascita del partito di don Sturzo l’avvenimento più notevole della storia italiana del XX secolo, specie in rapporto al secolo precedente. Condivide ugualmente l’opinione di De Luca, per il quale «il Partito Popolare segna il definitivo ingresso dei cattolici nella vita dello Stato italiano, fatto di per sé di importanza straordinaria; ma segna anche, nella linea democratico-cristiana di Sturzo, l’incontro dei cattolici con il mondo moderno». Scrive ancora De Luca: «Va sottolineato come i popolari fossero gli unici, nel periodo 1919-21, ad avere un seguito di massa e, al tempo stesso, se non una compiuta cultura politico-istituzionale della democrazia, certamente una cultura antropologica i cui valori (rifiuto della violenza, attitudine al dialogo e alla mediazione) erano compatibili con le regole della democrazia».
L’ultimo incontro, su «Il secondo dopoguerra», sarà ospitato lunedì 23 maggio a Sant’Ivo alla Sapienza, luogo in cui Giovanni Battista Montini, assistente della Fuci prima di essere eletto al soglio pontificio con il nome di Paolo VI, si riuniva con i fucini di allora alcuni dei quali sarebbero diventati padri costituenti. Giuseppe Parlato, ordinario di Storia contemporanea alla Luspio di Roma, mostrerà, ricorrendo al don Camillo di Guareschi, «come il mondo cattolico e la Chiesa abbiano saputo tenere unito il Paese». Fabio Macioce, filosofo del diritto, illustrerà invece la nascita della Costituzione, che fu il frutto di una collaborazione fra diversi orientamenti di pensiero, a cominciare da quello cattolico.
Un’ultima considerazione sul contributo della religione alla formazione di una coscienza politica e civile collettiva: sul cartoncino d’invito all’iniziativa campeggia il torrino del Quirinale, sul cui apice è posta una Croce in ferro battuto, simbolo spirituale tra le bandiere dello Stato laico, mentre un’iscrizione riporta il nome del Papa committente, Innocenzo XIII. Una splendida immagine di Maria col Bambino si affaccia infine sulla loggia del Quirinale ad attestare appunto le radici cristiane del popolo italiano.