Voler bene, servire il Signore, è questione di realtà e non di sentimenti (di L.S.)
Ricordo un sacerdote che, durante gli esercizi spirituali spiegava:
Troppo spesso pensiamo di non aver amato il Signore, di non averlo servito nel nostro lavoro pastorale. Non è sempre sano questo. Ricordo una madre che non si sentiva mai all’altezza della sua maternità. Mi diceva che a volte emotivamente non sentiva tutto l’amore che avrebbe voluto avere per i suoi figli, per la sua famiglia. Si colpevolizzava pensando: A volte vorrei fare di più, a volte non ho tutta la gioia che vorrei nel far ciò che faccio, a volte la stanchezza mi fa fare le cose con meno slancio, a volte penso che vorrei riposarmi un po’ e, con questo pensiero, mi sembra di tradirli, di trascurarli. Le risposi che l’amore è realtà costituita soprattutto di fatti e non di emozioni sempre intense. Era una vita che si donava per la sua famiglia, come poteva dire che non era vero il suo amore per loro?
Certo, questo amore lo si può sempre purificare di più, ma bisogna partire dalla certezza che quell’amore c’è stato e c’è e non metterlo ogni volta di nuovo in dubbio. Così è per noi sacerdoti. Non è, forse, dalla nostra ordinazione che serviamo il Signore, la chiesa e gli uomini senza risparmio? Non è vero che ogni giorno ci alziamo e preghiamo. Che da anni parliamo e lavoriamo nel suo nome? Non possiamo non riconoscere che questo è vero. Ci farebbe male non riconoscerlo.
Troppo spesso pensiamo di non aver amato il Signore, di non averlo servito nel nostro lavoro pastorale. Non è sempre sano questo. Ricordo una madre che non si sentiva mai all’altezza della sua maternità. Mi diceva che a volte emotivamente non sentiva tutto l’amore che avrebbe voluto avere per i suoi figli, per la sua famiglia. Si colpevolizzava pensando: A volte vorrei fare di più, a volte non ho tutta la gioia che vorrei nel far ciò che faccio, a volte la stanchezza mi fa fare le cose con meno slancio, a volte penso che vorrei riposarmi un po’ e, con questo pensiero, mi sembra di tradirli, di trascurarli. Le risposi che l’amore è realtà costituita soprattutto di fatti e non di emozioni sempre intense. Era una vita che si donava per la sua famiglia, come poteva dire che non era vero il suo amore per loro?
Certo, questo amore lo si può sempre purificare di più, ma bisogna partire dalla certezza che quell’amore c’è stato e c’è e non metterlo ogni volta di nuovo in dubbio. Così è per noi sacerdoti. Non è, forse, dalla nostra ordinazione che serviamo il Signore, la chiesa e gli uomini senza risparmio? Non è vero che ogni giorno ci alziamo e preghiamo. Che da anni parliamo e lavoriamo nel suo nome? Non possiamo non riconoscere che questo è vero. Ci farebbe male non riconoscerlo.