Libraio e libreria
Una libreria dovrebbe essere il cuore di una università. E’ un luogo atipico. Non è come altri luoghi di vendita dove puoi trovare solo quello che si compra con maggior frequenza. I libri debbono essere a disposizione, direttamente. In libreria devi trovare almeno il 70% dei libri importanti (il 30% sarà ordinato di volta in volta). Chi entra guarda i libri, gli indici, i capitoli. Qualcuno li legge addirittura o prende appunti (ed il libraio non glielo impedirà!). Si può stare ore intere in una libreria, guardare centinaia di libri e poi non comprare niente. E’ un luogo dove ti puoi riposare. Puoi uscire, domandandoti: “Ho un’ora libera. Dove vado?” E decidere di andare in libreria a passare il tempo, fermarti lì ore intere senza che alcuno ti dia fastidio. Non esistono posti equivalenti.
Ben diverse sono le librerie “supermercato”. Alcune grandi catene legate a cognomi un tempo famosi in politica hanno completamente stravolto le intenzioni iniziali. Erano partite per essere librerie per i quartieri popolari, per rendere più facile l’accesso a chi non frequentava abitualmente i centri delle città. Ora, invece, hanno acquistato i locali più centrali. Ma, cosa ben più grave, non tengono un libro se non “gira” almeno sei volte in un anno. Se un certo libro non vende almeno sei copie in un anno, è un investimento che non rende e non lo acquistano più; non è più possibile sfogliarlo in quella libreria. Non importa se vale, se ha un grande significato. Il criterio è, ormai, quello del “supermercato”; la logica vigente è quella del mercato.
Ben diverse sono le librerie “supermercato”. Alcune grandi catene legate a cognomi un tempo famosi in politica hanno completamente stravolto le intenzioni iniziali. Erano partite per essere librerie per i quartieri popolari, per rendere più facile l’accesso a chi non frequentava abitualmente i centri delle città. Ora, invece, hanno acquistato i locali più centrali. Ma, cosa ben più grave, non tengono un libro se non “gira” almeno sei volte in un anno. Se un certo libro non vende almeno sei copie in un anno, è un investimento che non rende e non lo acquistano più; non è più possibile sfogliarlo in quella libreria. Non importa se vale, se ha un grande significato. Il criterio è, ormai, quello del “supermercato”; la logica vigente è quella del mercato.