Dinanzi ai giovani oggi: quale il giusto atteggiamento educativo? Appunti dalle conclusioni del cardinal vicario nel consiglio dei prefetti del 7 maggio 2007 (di A.L.)
N.B. Prendere degli appunti di ciò che si ascolta è necessario per ricordare e poter trasmettere ciò che si è ascoltato, pur rimanendo consapevoli che le sintesi fornite da tali appunti non riescono mai a rendere pienamente la ricchezza delle parole dette da altri
Qual è il nostro compito dinanzi alle giovani generazioni? Cosa possiamo donare loro? Come possiamo comunicare con loro?
L’atteggiamento giusto è quello di non perdere mai di vista che si deve educare alla responsabilità della vita; la vita è una cosa seria e non è un gioco. Il giovane deve sentirsi dire da noi questo.
Ed è per questo che è bene stare ai grandi temi della vita, senza preoccuparsi troppo di fenomeni che pure esistono, ma che sono conseguenti, non sono all’origine dei problemi. Non bisogna andare appresso a singoli fenomeni, all’ultima novità del momento, ingigantendone l'importanza. Non è bene, dal punto di vista educativo, rincorrere sempre i temi di attualità come la droga, ecc. ecc.
Questi fenomeni sono la conseguenza di una insufficiente motivazione. La vera prevenzione consiste nella attenzione alla serietà della vita ed alla sua bellezza.
L’altro aspetto che è necessario avere sempre presente è l’educazione alla fede cristiana. Essa va fatta rivolgendosi all’unità della persona ed alla concretezza della vita. Le domande grandi dell’uomo sono sempre le stesse; la sostanza delle domande è sempre la medesima. Qui è importante l’aspetto dell’organicità della proposta. Se si va avanti soltanto a spizzichi e bocconi, non si aiuta a formare quella visione unitaria ed armonica che è la vera esigenza dell’uomo.
Se non c’è una proposta organica non si riesce ad aiutare a formare nella persona una visione complessiva di sintesi. E’ solo questa che rende una persona capace di orientamento. Ed è questa la bellezza della fede. Il cristianesimo è veramente una sintesi, una visione armonica, unitaria.
Questo deve essere il nostro pane quotidiano. Noi dovremmo essere in grado di fare questa proposta; è qui che deve essere messo a frutto tutto il tempo della nostra vita che abbiamo dedicato allo studio in seminario.
Non possiamo non riuscire a presentare organicamente questa visione. Non dobbiamo preoccuparci troppo di ciò che dicono i media. La gente sembra estremamente critica, ma, purtroppo, non ha vero senso critico, ha una criticità superficiale. Segue gli slogan del momento, ma non riesce a maturare una visione profonda.
E’ questo, allora, lo spazio educativo che ci sta dinanzi. Si apre il campo di una educazione armonica, che poi sa valutare anche le singole cose particolari. Se comprendono questo le persone giungono a credere al cristianesimo, perché ne capiscono l’unicità e la grandezza. Non è al livello delle piccole questioni che nasce la fede.
Certo bisogna avere un po’ di padronanza della “materia” per poterne parlare in maniera organica e responsabile; il libro del papa, Gesù di Nazaret, può essere una grande fetta di questo lavoro, può aiutarci moltissimo, perché è un lavoro molto serio ed è originale proprio in questa direzione di sintesi e di una sintesi che vuole mostrare la rilevanza del vangelo nella vita dell’uomo.
Se spiegato bene diventa accessibile. E’ molto serio nell’andare al cuore del problema di Gesù: chi è Gesù e chi ha ritenuto essere Gesù. Abbiamo così anche un testo di riferimento, ma, come sempre, ci vuole quel minimo di elaborazione personale per proporlo, così come per proporre ogni altro contenuto. Non avrebbe senso ripeterlo pedissequamente, senza fare la fatica di una appropriazione personale.
Serve così naturalmente anche la passione. Dobbiamo coltivarla dentro di noi, altrimenti la nostra pastorale sarà sempre difficile e non sarà mai efficace.
Qual è il nostro compito dinanzi alle giovani generazioni? Cosa possiamo donare loro? Come possiamo comunicare con loro?
L’atteggiamento giusto è quello di non perdere mai di vista che si deve educare alla responsabilità della vita; la vita è una cosa seria e non è un gioco. Il giovane deve sentirsi dire da noi questo.
Ed è per questo che è bene stare ai grandi temi della vita, senza preoccuparsi troppo di fenomeni che pure esistono, ma che sono conseguenti, non sono all’origine dei problemi. Non bisogna andare appresso a singoli fenomeni, all’ultima novità del momento, ingigantendone l'importanza. Non è bene, dal punto di vista educativo, rincorrere sempre i temi di attualità come la droga, ecc. ecc.
Questi fenomeni sono la conseguenza di una insufficiente motivazione. La vera prevenzione consiste nella attenzione alla serietà della vita ed alla sua bellezza.
L’altro aspetto che è necessario avere sempre presente è l’educazione alla fede cristiana. Essa va fatta rivolgendosi all’unità della persona ed alla concretezza della vita. Le domande grandi dell’uomo sono sempre le stesse; la sostanza delle domande è sempre la medesima. Qui è importante l’aspetto dell’organicità della proposta. Se si va avanti soltanto a spizzichi e bocconi, non si aiuta a formare quella visione unitaria ed armonica che è la vera esigenza dell’uomo.
Se non c’è una proposta organica non si riesce ad aiutare a formare nella persona una visione complessiva di sintesi. E’ solo questa che rende una persona capace di orientamento. Ed è questa la bellezza della fede. Il cristianesimo è veramente una sintesi, una visione armonica, unitaria.
Questo deve essere il nostro pane quotidiano. Noi dovremmo essere in grado di fare questa proposta; è qui che deve essere messo a frutto tutto il tempo della nostra vita che abbiamo dedicato allo studio in seminario.
Non possiamo non riuscire a presentare organicamente questa visione. Non dobbiamo preoccuparci troppo di ciò che dicono i media. La gente sembra estremamente critica, ma, purtroppo, non ha vero senso critico, ha una criticità superficiale. Segue gli slogan del momento, ma non riesce a maturare una visione profonda.
E’ questo, allora, lo spazio educativo che ci sta dinanzi. Si apre il campo di una educazione armonica, che poi sa valutare anche le singole cose particolari. Se comprendono questo le persone giungono a credere al cristianesimo, perché ne capiscono l’unicità e la grandezza. Non è al livello delle piccole questioni che nasce la fede.
Certo bisogna avere un po’ di padronanza della “materia” per poterne parlare in maniera organica e responsabile; il libro del papa, Gesù di Nazaret, può essere una grande fetta di questo lavoro, può aiutarci moltissimo, perché è un lavoro molto serio ed è originale proprio in questa direzione di sintesi e di una sintesi che vuole mostrare la rilevanza del vangelo nella vita dell’uomo.
Se spiegato bene diventa accessibile. E’ molto serio nell’andare al cuore del problema di Gesù: chi è Gesù e chi ha ritenuto essere Gesù. Abbiamo così anche un testo di riferimento, ma, come sempre, ci vuole quel minimo di elaborazione personale per proporlo, così come per proporre ogni altro contenuto. Non avrebbe senso ripeterlo pedissequamente, senza fare la fatica di una appropriazione personale.
Serve così naturalmente anche la passione. Dobbiamo coltivarla dentro di noi, altrimenti la nostra pastorale sarà sempre difficile e non sarà mai efficace.