Quando è comparso l’uomo? Già l’Homo habilis presenta segni evidenti di cultura, di Fiorenzo Facchini

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 27 /07 /2025 - 23:26 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito un testo di Fiorenzo Facchini, tratto da Fiorenzo Facchini, Fatti non foste.... Come siamo diventati uomini e perché vogliamo rimanere tali, Cinisello Balsamo, San Paolo, 2000, pp. 31-33. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Scienza e fede, in particolare L’uomo e le sue origini.

Il Centro culturale Gli scritti (27/7/2025)

N.B. de Gli scritti
Si ritiene che l’Homo habilis si sia sviluppato intorno a 1,8-2 milioni di anni fa, in diverse regioni africane come gli odierni Etiopia, Kenya, Tanzania, Sud Africa, Malawi, dove ne esistono reperti.
Cfr. su questo:
- Alle origini dell’uomo: il lungo cammino per diventare homo, di Fiorenzo Facchini
-1/ Il cranio che (forse) unifica le antiche specie di Homo (da Le Scienze on-line) 2/ L'evoluzione umana. Dati, problemi, interpretazioni, di Fiorenzo Facchini 3/ L’ominide di Dmanisi, in Georgia. «Discendiamo tutti da un’unica specie». Così cambia l’albero genealogico dell’uomo
-In principio un solo uomo, di Fiorenzo Facchini
-Homo ecce, di Marco Cattaneo
-1/ Naledi. L’antenato che viene dal Pleistocene, di Fiorenzo Facchini 2/ Preistoria: l’«uomo di Naledi» aveva un’anima?, di Fiorenzo Facchini
-L’uomo primitivo e la sua somiglianza con noi, da Archivi del Nord di M. Yourcenar (Einaudi, Torino, 1997, pp. 9-13).

Quando è comparso l’uomo? La comparsa dell’uomo nell’evoluzione è ancora immersa nella oscurità. Teilhard de Chardin diceva che l’uomo entra in punta di piedi nella scena del mondo e quando lo vediamo è già una folla

Per identificare la presenza dell’uomo è stato proposto in passato di fare riferimento a un certo sviluppo dell’encefalo e si è parlato di Rubicone cerebrale. Si è cercato di stabilire un limite minimo di capacità cranica. Vallois la indicava in 800 cc. 

Oggi, in presenza di reperti probabilmente umani con capacità anche inferiore, si preferisce fare riferimento a testimonianze di ordine culturale

Si fa riferimento, cioè, soprattutto ai segni del suo comportamento e in particolare a prodotti che rivelino uno psichismo umano, come possono essere strumenti realizzati in modo progettuale, non stereotipo

Quando lo strumento viene prodotto con uno scopo e viene conservato, quando con il passare del tempo si nota un perfezionamento della tecnica, vi sono buone ragioni per ritenere che ci troviamo di fronte a un ominide fornito di intelligenza astrattiva, capace di progettare. A ciò si può aggiungere l’organizzazione del territorio (accampamenti) secondo tecniche anche innovative nel tempo

La presenza della prima umanità sulla terra può essere quindi identificata attraverso i documenti della cultura che ci ha lasciato e che denotano intelligenza astrattiva distinguendola dai Primati e Ominidi non umani.

Nella cultura vi è un duplice aspetto da considerare: la progettualità, nel senso cioè che i prodotti sono pensati e realizzati secondo qualche scopo legato all’uso dello strumento, e il significato (o valore simbolico) che lo strumento assume nella vita dell’uomo, Per cui vengono conservati e migliorati. Non c’è un “usa e getta” come negli animali. 

Così si spiega anche perché il comportamento umano non è puramente ripetitivo e stereotipo, come negli animali che utilizzano costantemente certe tecniche, ma è innovativo.

La cultura dei choppers, realizzata dai più antichi Ominidi ritenuti uomini, come Homo habilis, sembra avere queste qualità, che risulteranno più evidenti nelle industrie bifacciali del Paleolitico inferiore.

In questa tecnica strumentale può riconoscersi anche un valore simbolico, come si è accennato. Infatti il simbolismo non va riconosciuto solo alle immagini realizzate dall’ominide umano (la documentazione preistorica è relativamente recente) e alle forme di comunicazione verbale (peraltro non documentale) e non, ma anche allo strumento. È un simbolismo che abbiamo proposto di chiamare funzionale, perché legato a una funzione[1]

Esso si aggiunge a quello sociale, rappresentato dalla comunicazione verbale o per segni, e al simbolismo spirituale, riconoscibile nelle rappresentazioni dell'arte. 

La cultura è dunque segno distintivo dell’uomo. Dove si ritrovano segni di cultura lì vi è stato l’uomo.



[1] F. Facchini, Premesse alla paleoantropologia culturale, Jaca Book, Milano 1992; Id., Il simbolismo nell’uomo preistorico, in “Rivista di scienze preistoriche”, XLIX (1998), pp. 651-671; Id., Planning capacity and symbolism, in H. Ullrich (ed.), Hominid evolution. Lifestyles and strategies, Archea Gelsenkirchen, Schwelm, 1999, pp. 517-526; Id., Symbolism in prehistoric Man, in “Collegium antropologicum”, 24 (2), 2000, pp. 541-553; Id., Le symbolisme dans l’emergence e le développement de l’homme, in H. De Lumley (ed.), Sur le chemin de l’humanité, Pont Acad. des Sciences-CNRS Editions, Paris 2015.