«Gesù si mise a scrivere col dito per terra» (Gv 8, 6.8). Brani di difficile interpretazione della Bibbia XXVIII, di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 05 /05 /2025 - 16:30 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito un testo di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Sacra Scrittura e Educazione.

Il Centro culturale Gli scritti (5/5/2025)

1/ Il problema dello “scrivere per terra” e le false soluzioni degli interpreti

Uno dei gesti di Gesù che nessun esegeta riesce a spiegare con precisione è quello che Gesù compie due volte, quando lo interrogano sulla lapidazione di un’adultera, intendendo tramite quella questione giungere a trovare un motivo per la “lapidazione” dello stesso Cristo.

È chiarissimo, infatti, che la domanda che gli pongono è solo un casus belli che cercano di provocare, usando la donna come un’esca per prendersela con lui – e prendendosela, però, al contempo con lei!

Le diverse posizioni – antiche e moderne – cercano di ricondurre quel gesto o ad un simbolo che ricordi la creazione della vita umana dalla polvere – e quindi ipotizzando che rimandi in qualche modo ad una sorta di nuova creazione – o che rimandi piuttosto ad una nuova “legge”, nella memoria che Dio scrisse “con il suo dito” i comandamenti e che ora, quindi, li scriverebbe nuovi.

2/ Il vero senso di quel gesto “spiazzante”

Il senso del gesto è, invece, molto più semplice.

Con quel gesto Gesù vuole spiazzare i suoi ascoltatori. Con quel gesto egli mostra di non curarsi affatto di ciò che dicono, esattamente perché capisce il loro gioco e, quindi, intende sviare l’attenzione per non affrontarli direttamente, per creare suspance e sospensione del giudizio.

Con quel gesto Gesù non accetta il loro gioco, Gesù “gioca” ad un altro gioco.

Gesù crea spazio, spiazza. Insegnando anche ai cristiani a fare altrettanto e a non rispondere sempre alle provocazioni, quando ci si accorge che l’altro non è assolutamente intenzionato a capire, ma sta solo cercano di fregarci.

Nel calcio il senso del termine “spiazzare” è chiarissimo. Quando un attaccante spiazza con una finta il difensore o il portiere avversario, ciò vuol dire che li toglie dal luogo a loro favorevole, dal “centro della piazza”, dove essi pensavano di dettare legge e comandare.

“Gesù si chinò e si mise a scrivere per terra”: è il segno che Gesù si tira apparentemente fuori dalla competizione, si distanzia, crea distanza, perché capisce il loro gioco.

Insegna così a saper fare tutt’altro, a saper prendere tempo, a sapersi distanziare con serena indifferenza da chi soffia ira, rabbia e vuole la morte.

3/ Il senso della contro-domanda, questa sì significativa di suo

Solo poi, quando essi insistono, Gesù si leva e li fulmina con una sola espressione: “Chi è senza peccato scagli per primo la pietra”.

“Chi di voi è senza peccato?”. Tatatam. Ecco che piazza il colpo. Una sola domanda, secca, senza tante spiegazioni e senza prolissità.

Gesù non risponde alla questione. Gesù pone questioni. Questo è ciò che essi debbono capire.

“Ma perché voi siete bravi?” “Ma perché voi siete santi?” “Allora, abbassate la cresta”.

Gesù porta alle estreme conseguenze il loro ragionamento. “Guardate che se si segue quello che dite, voi sarete i primi ad essere lapidati”.

È una risposta non risposta. Perché non risponde direttamente alla loro domanda se si debba lapidare o meno. Ma è una risposta chiarissima.

Dice piuttosto: “Guardate che se si lapidano le adultere, allora si deve lapidare chiunque ha peccato. Siete sicuri di non avere peccati, di tipo sessuale o di altro tipo, che meritino la stessa pena?”

Gesù risponde, con grande acutezza, contrattaccando.

Mai bisogna rispondere a chi non intende capire. O meglio: bisogna rispondere in maniera ironica, in maniera tale da spiazzare, da rovesciare le parti, da provocare. Gesù mostra un altro lato – e ben più decisivo - della questione.

Sono loro ad essere dei moralisti: sono solo apparentemente esenti da peccato, ma intanto fremono di rabbia contro Gesù – “cercavano motivo per accusarlo”.

Sono rosi dal bisogno di gettar pietre addosso a lui – per questo la donna diventa per loro una marionetta, usata in un gioco sporco. Come quando qualcuno pretende che tu sia dalla sua parte, utilizzandoti nel gioco di potere che sta combattendo.

Per Gesù quella donna, come ogni uomo, come ogni persona, è un assoluto.

Già nella sepoltura del figlio del re, nell’Iliade, si mostrava che ogni uomo, anche il nemico, ha una dignità: si doveva fermare la guerra, anche se solo momentaneamente, per permettere di onorare con la sepoltura il figlio del re morto in battaglia.

Ma nella fede cristiana si è dinanzi ad un salto di qualità inconcepibile prima.

Gesù non accetta assolutamente che qualcuno sia usato nel “gioco” degli altri.

4/ Un’applicazione esplicativa

Anche oggi tanti cercano di incastrare i credenti. Vorrebbero ficcarli in vicoli ciechi, in bivi in cui qualsivoglia delle posizioni siano prese, si finirà alla fine per essere condannati.

Spesso si utilizza, proprio come nel caso dell’adultera, un “caso” limite, un caso estremo, perché qualsivoglia delle risposte sia data sia facile mostrare che il credente è in errore. Ad esempio viene creata ad arte tutta una casistica di situazioni impossibili sul fine vita, o su vite concepite in situazioni paradossali, al fine di mettere chi crede con le spalle al muro, per poterlo “sconfiggere” moralisticamente e dimostrare che la “morale” è impossibile e ingiusta dinanzi al caso singolo.

Purtroppo, dinanzi a tali situazioni in cui l’altro non ha alcuna voglia di capire, ma solo di sconfiggere chi crede, tanti credenti abboccano all’amo.

A volte perché troppo moralisti rispondono da “boccaloni” – è espressione “romana”. Appena interrogati, subito rispondono, con un armamentario trito e ritrito, noioso. I temi di queste false dispute sono sempre gli stessi e riguardano la Chiesa e la sessualità e la Chiesa e il potere o la storia.

Chi si getta a capofitto nel rispondere e non comincia a “scrivere per terra”, non si accorge nemmeno che l’altro non ha alcun interesse a capire.

Gesù insegna l’ironia. Servono un vero disinteresse e un silenzio. Non bisogna rispondere alle domande non vere, se le questioni poste sono invece fittizie e capziose.

Chi interroga ad arte vuole la piazza, vuole guidare il gioco. Rispondergli significherebbe ritenere vero che il questionante si ponga veramente qualche dubbio.

Come Gesù, è bene invece “spiazzare” l’attaccante. È bene deviare l’attenzione. Per porre poi a lui domande più vere.

5/ Dell’autocritica che esiste nel cristianesimo e talvolta solo lì

Nel caso dell’adultera, essi se ne vanno.

Erano dei tiratori di pietre: il loro fine era “lapidare” Gesù. Ora almeno sanno di essere anche loro peccatori.

Questo “spiazzare” del Cristo è ancora più necessario in questo tempo così moralista (Giovanni Lindo Ferretti lo ha definito “dualista”, sempre con i buoni da una parte e i cattivi dall’altra).

Gesù mostra che essi non sono buoni.

Anche la Chiesa deve ricordare a tutti di essere l’unica vera realtà autocritica, mentre tutti si ergono a giudici e lapidatori.

La critica altrui e ancor più l’autocritica è entrata nella storia dell’Europa proprio a partire da tali episodi affrontati dal Cristo.

Per questo l’autocritica è una delle radici della cultura europea! Molte religioni e molti laicismi vogliono prendersela solo con altri, senza mai fare mea culpa.

Gesù insegna a dividere il peccato dal peccatore. Se il mainstream assolve i peccati per condannare poi in maniera moralistica i peccatori, la fede mantiene la gravità del peccato e assolve invece le persone che commettono peccati, cioè tutti noi, nessuno escluso.

6/ L’origine dell’amicizia e del dialogo libero fra uomo e donna

Restarono lì, al centro, finalmente solo Gesù e la donna - è la nascita dell’amicizia fra l’uomo e la donna.

Mentre fino ad allora ogni intimità fra i due sessi implicava qualcosa di sessuale, ora è la libera parola, senza alcuna appropriazione dell’altro, a regnare sovrana.