Luca Diotallevi “La messa è diventata più uno spettacolo che una liturgia”. Un’intervista di Simone Baroncia «È preziosa, invece, la partecipazione a quei gesti senza mettersi nascosti in un angolo. Non facciamo politica, non partecipiamo al sindacato, non mangiamo insieme ed anche alla messa prendiamo quello che serve. Quindi non sappiamo più partecipare. Il carico di lavoro del prete è calato, i sacerdoti ordinati sono il 62% di quelli ordinati negli anni ‘90 ma non c’è paragone con i laici che si recano in chiesa scesi al 23,7%»
Riprendiamo sul nostro sito un brano tratto da un’intervista di Simone Baroncia a Luca Diotallevi, pubblicata sul blog Alzo gli occhi verso il cielo il 31/1/2025 (https://www.alzogliocchiversoilcielo.com/2025/01/luca-diotallevi-la-messa-e-diventata.html). Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Liturgia e Ecclesiologia.
Il Centro culturale Gli scritti (5/3/2025)

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Lei ha scritto il volume ‘La messa è sbiadita’: perché si è sbiadita?
“Probabilmente è diventata più uno spettacolo che una liturgia. Gli spettacoli sono anche gradevoli, ma dopo i quali la vita continua come prima; mentre la liturgia consiste nell’iniziare a vivere in un altro modo. Le nostre messe sono spettacoli, di cui ne fruiamo individualmente”.
Ma cosa sta succedendo?
“I processi religiosi, a differenza di quelli finanziari, hanno una forte inerzia: se cresce l’inflazione ce ne accorgiamo il giorno dopo, se cala la partecipazione alla messa occorrono decine di anni per osservare gli effetti. Il punto di rottura sono gli anni Sessanta, ma il calo lo abbiamo iniziato a vedere quando le generazioni di allora e quelle successive hanno iniziato a prendere la scena. Non è un caso, poi, che all’inizio degli anni Ottanta inizi a crescere anche l’età media del primo figlio e dell’ordinazione presbiterale. Tutti elementi che certificano il classico esempio di ritardo del passaggio all’età adulta da parte di coloro che hanno ‘fatto’ il Sessantotto”.
In questi anni come è cambiato il sentimento del popolo cattolico verso la fede?
“Ci si è convinti che ognuno si fa la fede sua. Le Sacre Scritture, il Magistero della Chiesa, la Tradizione non contano: entro in chiesa allo stesso modo in cui entro in un supermarket. Compro qualcosa e lascio qualcos’altro”.
Nel libro evidenzia che il calo dei laici è superiore alla crisi vocazionale dei sacerdoti: da cosa dipende?
“Il carico di lavoro del prete è calato, i sacerdoti ordinati sono il 62% di quelli ordinati negli anni ‘90 ma non c’è paragone con i laici che si recano in chiesa scesi al 23,7%. Dunque, magari bisogna riorganizzare le strutture e ottimizzare le parrocchie in base al numero di abitanti ma i preti ancora ci sono, di meno ma ci sono. Ciò invece cui andiamo incontro è una forte riduzione della platea dei praticanti, soprattutto perché una parte significativa di quelli attuali è costituita da persone anziane”.
In un capitolo lei mette in confronto la partecipazione alla vita sociale della città con la partecipazione alla messa: esiste un rapporto?
“La partecipazione è in crisi in ogni ambito della società e non solo nell’ambito ecclesiale, in quanto siamo abituati a prendere i ‘prodotti’ finiti e non a partecipare alla loro costruzione. Non facciamo politica, non partecipiamo al sindacato, non mangiamo insieme ed anche alla messa prendiamo quello che serve. Quindi non sappiamo più partecipare”.
La sua indagine mostra che la partecipazione era ‘scarsa’ anche prima dell’effetto del Covid 19: per quale motivo non si è avuto il coraggio di riconoscere prima le dinamiche?
“Non si sono volute riconoscere prima queste dinamiche, perché se riconosco che una cosa non funziona sono costretto ad escogitare qualcosa per cercare di cambiare. Il Covid è riuscito a rilevare questo problema, fornendoci un grande alibi… Però dopo il Covid continua quello che c’era prima”.
Come poter fare comprendere che la messa è una verità ‘sinfonica’?
“Attraverso la partecipazione a quei gesti senza mettersi nascosti in un angolo, prendendo quello che serve. La messa, come tutte le prassi, è qualcosa che va capito ed approfondito. Non è una cosa semplice. Banalizzare serve solo a sbiadire”.
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