Il motivo del rifiuto della prima tela di Rubens per la Chiesa Nuova: la mancata centralità della Madonna (un abstract dello studio di Alberto Bianco, archivista della Chiesa Nuova, e una nota di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 26 /12 /2024 - 22:14 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito l’abstract di uno studio di Alberto Bianco, archivista della Chiesa Nuova, e una nota di Andrea Lonardo sul motivo del rifiuto della prima versione della pala d’altare dipinta da Rubens per la Chiesa Nuova. Il testo di Andrea Lonardo si basa interamente sullo studio di Bianco e lo ripresenta semplicemente in forma diversa.  Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la loro presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Roma e le sue basiliche.

Il Centro culturale Gli scritti (26/12/2024)

1/ Abstract (p. 324) dell’articolo di A. Bianco, Le due esecuzioni di Rubens per la Chiesa Nuova: una questione oratoriana, in R. Morselli – C. Paolini (a cura di), Rubens e la cultura italiana: 1600-1608, Roma, Viella, 2020, pp. 87-100

Alberto Bianco, Le due esecuzioni di Rubens per la Chiesa Nuova: una questione oratoriana

Nel gennaio 1608, il rifiuto della prima versione della pala d’altare eseguita da Rubens per gli Oratoriani alla Chiesa Nuova va ricondotto alla volontà dell’Ordine di uniformare il soggetto raffigurato al tema mariano della decorazione del resto della chiesa, un percorso didattico-spirituale ideato da san Filippo Neri.

Al centro della prima esecuzione si vedono Gregorio Magno e le figure dei santi martiri venerati alla Vallicella mentre la rappresentazione della Madonna vallicelliana, simbolo per eccellenza dell’apostolato mariano del Santo fondatore, è lasciata in secondo piano.

P. Flaminio Ricci, in quei mesi alla guida della comunità, non consultò formalmente i suoi confratelli in merito all’iconografa prescelta che dispiacque alla Congregazione che, non giudicandola consonante, propose all’artista di realizzare una nuova soluzione dal diverso impianto iconografico in cui si mostra la Vergine venerata da una gloria di angeli.

Il tema per la seconda esecuzione, più rispettoso della narrazione pensata dal Santo, fu messo ai voti e approvato dall’intera comunità dei padri invitati ad esprimersi dal nuovo superiore, p. Angelo Velli.

2/ Nota di Andrea Lonardo

Bianco ha ben mostrato come il rifiuto della pala d’altare eseguita da Rubens per la Chiesa Nuova nacque da una discussione interna alla congregazione oratoriana stessa.

In un primo momento padre Flaminio Ricci, che guidava allora la comunità, commissionò al pittore una iconografia che avrebbe dovuto porre in rilievo, tramite i santi da lui più amati, la figura del cardinal Baronio, l’oratoriano successore di Filippo Neri che aveva avuto come protettore San Gregorio Magno e che era stato titolare dei Santi Nereo ed Achilleo, e fece ciò senza previamente cercare un accordo con l’intera comunità.

Quando venne eletto al suo posto il padre Angelo Velli, quest’ultimo consultò finalmente i confratelli ed essi si espressero a favore del fatto che sull’altare maggiore fosse, invece, posta l’immagine della Madonna stessa della Vallicella, per motivi teologici e spirituali, per la tradizione stessa del luogo che era da sempre dedicato a quell’immagine e perché l’intero programma iconografico della Chiesa voluto da Filippo Neri aveva come punto di riferimento decisivo la Madonna.

Rubens dovette così preparare una nuova immagine che si configurò, infine, come una “Macchina barocca”, con un nuovo dipinto della Vergine che scopriva però, all’occorrenza, l’antico affresco della Vallicella[1].



[1] Cfr. su questo A. Bianco, Le due esecuzioni di Rubens per la Chiesa Nuova: una questione oratoriana, in R. Morselli – C. Paolini (a cura di), Rubens e la cultura italiana: 1600-1608, Roma, Viella, 2020, pp. 87-100.