Nella massima segretezza e senza popolo. Cento anni fa la traslazione del corpo di Leone XIII dalla Basilica Vaticana a quella Lateranense, di Sandro Barbagallo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 02 /12 /2024 - 22:31 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito un articolo di, tratto da L’Osservatore Romano del 19/10/2024. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Roma e le sue basiliche e L’Ottocento e il Risorgimento.

Il Centro culturale Gli scritti (2/12/2024)

Il 22 ottobre ricorrerà il centesimo anniversario della traslazione della salma di Leone XIII dalla Basilica Vaticana a quella Lateranense, dove volle esser sepolto per sua disposizione testamentaria.

Ricordato come uno dei pontefici più influenti della storia moderna — in particolare per il suo contributo al pensiero sociale cattolico attraverso l’enciclica Rerum novarum che ha avuto un impatto duraturo non solo sulla Chiesa cattolica, ma anche sul pensiero sociale più ampio, che avrebbe continuato a svilupparsi nel corso del XX secolo — il pontificato di Papa Pecci ebbe fine il 20 luglio 1903 dopo oltre venticinque anni trascorsi anche a superare l’isolamento nella quale la Sede Apostolica si era ritrovata a causa dell’Unità d’Italia e la conseguente perdita del potere temporale.

L’immediato predecessore di Leone XIII non solo era stato l’ultimo papa re ad aver accentrato in sé i poteri di capo della Chiesa Universale e di sovrano temporale, ma aveva anch’egli espresso il desiderio di non esser sepolto in San Pietro, quanto nella basilica di San Lorenzo fuori le Mura, per attendere la Resurrezione vicino al popolo della sua diocesi. Ed è così che in attesa di poter assecondare quel desiderio, la salma di Pio IX venne sistemata “temporaneamente” in un tumulo vicino alla Cappella del Coro della Basilica Vaticana, dove rimase per tre anni.

Il trasporto di Pio IX dal Vaticano al Verano avvenne dunque la notte tra il 13 e il 14 luglio 1881 e poiché appena il corteo funebre giunse su Ponte Sant’Angelo venne assalito da un gruppo di anticlericali che al grido di “Al fiume! Al fiume!” cercarono di scaraventare quella povera salma nel Tevere, ecco che diventano chiare le motivazioni per cui il trasporto dei resti mortali di Leone xiii avvenne a distanza di ventuno lunghi anni dalla sua morte.

Infatti se i gravi disordini di quella notte del 1881 provocarono non solo le proteste della Santa Sede ma anche i biasimi di molti governi, la situazione politica col regno d’Italia continuò a rimanere oltremodo tesa. Nel 1887 il primo ministro Francesco Crispi aveva fatto destituire il sindaco di Roma per aver “osato” fare omaggio a Leone XIII per il suo giubileo sacerdotale, mentre una violenta polemica tra Santa Sede, governo e amministrazione capitolina scoppiò per il monumento a Giordano Bruno, inaugurato il 9 giugno del 1889.

Non passarono che pochi giorni che al Concistoro riunito il 30 giugno, Papa Pecci disse chiaramente che «la sicurezza stessa della Nostra persona è in pericolo; si sa infatti quali siano i propositi dei partiti sovversivi (…) risoluti di non posare se prima non abbiano spinto le cose agli estremi».

E dato che le parole del Papa vennero interpretate come la volontà di attuare ciò che era stato già ipotizzato per Pio IX nel 1848, quando Isabella di Spagna gli aveva offerto le Baleari come asilo per la Santa Sede, ecco che non solo cominciarono a girare voci su una imminente partenza del Papa verso quell’arcipelago, piuttosto che per l’isola di Malta, ma queste divennero così forti che una flotta inglese approdò a Civitavecchia, mentre Crispi fece disporre la presenza di alcuni battaglioni militari in piazza san Pietro per rendere gli onori militari al Papa nel caso fosse andato via dal Vaticano, specificando che se Sua Santità fosse andata via dall’Italia «non avrebbe potuto più tornarvi».

Nel perpetrarsi di questa realtà, dopo la morte nel 1903 di Leone XIII e l’inaugurazione nel 1907 del monumento sepolcrale che lo scultore Giulio Tadolini aveva realizzato in Laterano, il governo italiano continuò per anni a non fornire garanzie sul trasporto in sicurezza della salma del Pontefice.

Il trasporto dei quei resti mortali avvenne quindi solo il 22 ottobre 1924, quando di notte il sarcofago venne prelevato alla presenza del cardinale arciprete della Basilica vaticana, del segretario di Stato e del cancelliere di Santa Romana Chiesa, oltre che da monsignor sostituto, dal segretario della Congregazione per gli Affari Straordinari, dal maggiordomo, dal maestro di camera, dal vicegerente di Roma e dai canonici di San Pietro e di San Giovanni.

Usciti attraverso la Porta della Preghiera e sistemato il feretro su un carro funebre in piazza Santa Marta, il mesto corteo di anonime carrozze nere si mise in moto verso le 21. Davanti c’erano le carrozze del prefetto delle Cerimonie Pontificie e del parroco di San Giovanni, mentre dopo al carro seguivano cinque automobili e tre altre carrozze per i tre cardinali e gli altri prelati, oltre ad una automobile in coda col questore di Roma e il suo vice.

Giunti in piazza San Giovanni poco dopo le 22, l’intero Capitolo del Laterano, in abito corale e con le torce accese, accolse il feretro in Basilica al canto del De profundis e del Miserere, mentre al seguito dei cardinali e degli altri prelati venne trasportato nella Cappella Severina parata a lutto, da dove al canto del Libera me Domine venne impartita una assoluzione e benedizione per dare poi il via agli operai per iniziare la tumulazione nel monumento del Tadolini.

La traslazione della salma di Papa Leone XIII che aveva incoraggiato la nascita di movimenti sindacali, contribuendo a porre le basi per la giustizia sociale nel mondo moderno, si compì dunque nella massima segretezza e senza popolo.

La questura aveva disposto uno scrupoloso servizio d’ordine su tutto il percorso, ma gli stessi agenti di polizia scoprirono lo scopo di quel servizio straordinario solo il giorno dopo, leggendo i rapporti.