Del francescanesimo, del Terz’Ordine e della professionalità e dell’utilizzo del denaro dopo Francesco d’Assisi. Breve nota di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Francesco d’Assisi e Roma e le sue basiliche.
Il Centro culturale Gli scritti (2/12/2024)
N.B. de Gli scritti. Da tempo questo Centro culturale sta proponendo una riflessione sulla triplice modalità di vivere il francescanesimo proposta dal santo d’Assisi (cfr su questo:
-Francesco d’Assisi e le comunità da lui fondate: il secondo ordine con la clausura di Santa Chiara e il terz’ordine secolare dei borghesi con il vescovo san Ludovico e la principessa sant’Elisabetta, di Andrea Lonardo
-La povertà e la clausura di santa Chiara e il suo coinvolgimento nel mondo. Chiara, Federico II e il regno di Boemia, Appunti di Andrea Lonardo
-Terz’ordine francescano: il suo significato per una corretta interpretazione delle beatitudini (da Joseph Ratzinger-Benedetto XVI)
-Perché San Francesco d’Assisi è stato un cristiano e non Gesù Cristo un francescano: una questione importante per orientarsi nella fede cristiana, di Andrea Lonardo
-1/ Santa Chiara con l’Ostensorio per fermare le truppe arabe di Federico II che assediava Assisi (dalla Vita di Santa Chiara di Tommaso da Celano) 2/ [L’assedio di Assisi da parte dei saraceni di Federico II e l’intervento di santa Chiara d’Assisi in difesa della città. Con l’ostensorio, ma anche con la diplomazia?]. Chiara con un personaggio tanto discusso [frate Elia], di Felice Accrocca 3/ Stupor Mundi [e il possibile Battesimo ricevuto da Federico II nel Duomo di Assisi, dove anche Francesco e Chiara vennero battezzati], di Elvio Lunghi 4/ Il Miracolo Eucaristico di Santa Chiara di Assisi dipinto nella parrocchia di Sant’Ippolito in Roma. Anche la figura del francescano mosaicista Iacopo Turriti può offrire un suo contributo: egli fum, infatti, se non frate, almeno del Terz’Ordine, secondo gli studiosi. Il testo che segue è tratto dall’articolo di Manuela Gianandrea, TORRITI, Iacopo, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Treccani, vol. 96 (2019), disponibile on-line.
La figura di Jacopo da Camerino, speculare a quella di Jacopo Torriti
Da M. Gianandrea, TORRITI, Iacopo, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Treccani, vol. 96 (2019)
Non si conoscono né i luoghi né le date della nascita e della morte di Iacopo Torriti, e le uniche notizie certe sulla sua attività giungono dalle firme che egli appose ai mosaici absidali romani di S. Giovanni in Laterano («Iacobus Toriti pict[or] [h]o[c] op[us] feccit [sic]») e di S. Maria Maggiore («Iacob[us] Torriti pictor h[oc] op[us] mosiac[um] fec[it]»), eseguiti rispettivamente nel 1291 e nel 1295 o 1296, e dall’iscrizione, perduta ma tràdita, del pannello musivo che ornava il monumento funebre di Bonifacio VIII in Vaticano («Iacob[us] Toriti pictor»; 1295-96 circa).
Allo Iacopo pittore citato nell’iscrizione lateranense, situata nel margine inferiore sinistro della calotta absidale e riprodotta piuttosto fedelmente nei restauri del 1883-84, è stata da sempre collegata la piccola figura, con compasso e squadra, inginocchiata tra i ss. Giacomo e Simone, posti all’estrema sinistra dell’emiciclo absidale, riconoscendovi il ‘ritratto’ dell’artista.
Se così fosse, il saio e la corda da questi indossati ne farebbero, senza dubbio, un membro dell’ordine francescano, al pari dell’altra figura rappresentata all’estrema destra dell’emiciclo, tra i ss. Bartolomeo e Matteo, nella medesima posizione ma con in mano un martello e una lastra, su cui si legge l’epigrafe che la individua come «Fra[ter] Iacob[us] de Camerino soci[us] mag[ist]ri op[er]is».
Gli strumenti da lavoro tenuti dal presunto Torriti hanno spinto alcuni studiosi (Tomei, 1990, p. 80; Pace, 1996) ad attribuirgli anche il ruolo di architetto, mentre altri (Andaloro - Viscontini, 2003) hanno preferito vedervi gli attributi di un magister parietarius, progettista dunque dell’opera, rispetto al musivarius Iacopo da Camerino, esecutore del mosaico e suo collaboratore («socius magistri operis»).
Riguardo alla sua eventuale appartenenza all’ordine francescano, l’unico neo, per un’ipotesi risalente già all’Itineriarum Urbis Romae di Mariano da Firenze (1517, 1931) – che trae ispirazione dalla trecentesca Sancti Antonii Legenda Prima – e largamente accettata poi dalla critica, è nell’assenza del termine «frater» prima del nome, risolta da alcuni studiosi con la proposta, non del tutto convincente però (Bolgia, 2012), che l’artista fosse un terziario e non un frate (Ciardi Duprè dal Poggetto, 1991, pp. 208-210).