Fu Francesco d’Assisi o San Domenico a sostenere il Laterano nel sogno di Innocenzo III?, di Angelo Bellon

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 02 /12 /2024 - 22:42 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo un brano da un articolo di padre Angelo Bellon, pubblicato il 12/12/2021 sul sito Amici domenicani (questo il link https://www.amicidomenicani.it/da-un-po-di-tempo-mi-sto-interessando-alla-vita-e-al-carisma-domenicano-e-proprio-per-questo-le-pongo-alcune-domande/). Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Medioevo, Roma e le sue basiliche e Maestri nello Spirito.

Il Centro culturale Gli scritti (2/12/2024)


Incontro tra San Francesco, San Domenico e Sant'Angelo Carmelitano in San Giovanni in Laterano

[…] Quando a San Domenico si unirono a Tolosa i primi due compagni nella predicazione, avvenne un fatto analogo a quello che capitò a San Francesco nella chiesa di San Damiano quando il crocifisso gli disse: “Francesco va e ripara la mia chiesa perché come vedi è tutto in rovina”. San Domenico quando si trova a Roma in occasione del Concilio Lateranense IV (vi era andato come teologo personale del vescovo di Tolosa), mentre di notte pregava nella basilica vaticana, gli comparvero i santi apostoli Pietro e Paolo e gli dissero: “Domenico va’ e predica perché per questo sei stato chiamato”.

5. A proposito del sogno di Innocenzo III che vede San Domenico sostenere la chiesa di San Giovanni in Laterano […] scrive il domenicano padre Angelico Iszak: “Nella benevolenza con cui Innocenzo III accolse la domanda di San Domenico e nel consiglio che diede per superare lo scoglio del decreto conciliare i nostri primi frati vedevano la mano di Dio: Dio manifestò la sua volontà nel sogno del vicario di Cristo. Costantino d’Orvieto è il primo autore domenicano che lo racconta. La basilica di San Giovanni in Laterano, cattedrale del Papa, è simbolo della Chiesa universale, sta per crollare. Ma San Domenico accorre, con le sue spalle robuste la sostiene e salva. Il Papa riconosce nel sogno la volontà divina: per salvare la Chiesa tu devi esaudire fra Domenico. Ecco la spiegazione del consiglio che gli dà e della promessa con cui lo congeda. Senonché c’è ad Assisi nella basilica superiore il celebre affresco di Giotto e il ben conosciuto racconto della leggenda di San Francesco che riferiscono un identico sogno di Innocenzo III, con la differenza però che a sostenere salvare la pericolante basilica non era San Domenico, bensì San Francesco. Innocenzo III ha avuto realmente quel sogno visione? E chi ha visto: Francesco o Domenico? Cerchiamo di rispondere a queste domande. Papa Innocenzo sapeva benissimo che ai suoi tempi una grave crisi minacciava la Chiesa: eresie diffuse un po’ dappertutto; ma più ancora, la nuova società che stava sorgendo, con nuove idee filosofiche e nuovi ideali religiosi. La pericolante basilica è simbolo di questa crisi. Ma la provvidenza veglia sulla sua Chiesa e suscita ogni volta che occorre uomini capaci di darle il necessario aiuto, non per salvare il potere temporale o il fasto dei prelati, ma le anime redente da Gesù. Ai tempi di Innocenzo III, Dio venne in aiuto alla sua Chiesa suscitando grandi santi, fra i quali Francesco e Domenico e i loro ordini religiosi. Il Papa vedeva chiaramente che, confermando i frati minori e predicatori, avrebbe fatto un atto gradito a Dio, perché utilissimo alla salvezza delle anime. Questo è, a quanto pare, il significato spirituale del sogno di Papa Innocenzo. E questo significato è certamente storico” (A. Iszak, La leggenda di San Domenico, pp. 131-133).

6. In nota poi padre Iszak scrive: “È difficile stabilire se il sogno di Innocenzo III fu attribuito per la prima volta a San Domenico o a San Francesco. Infatti pressappoco contemporaneamente compare sia nella tradizione francescana composta tra il 1246 e il 1247 da Tommaso da Celano, sia nella tradizione domenicana nell’opera di Costantino da Orvieto, nell’inverno 1246-1247. Se nella vita seconda di San Francesco un et (nell’espressione latina et in hoc homine) fosse da tradursi con anche, sarebbe legittimo vedervi un implicito riconoscimento dell’anteriorità della tradizione domenicana: l’autore conoscendo la visione riferita a San Domenico, avrebbe voluto dire: “il sogno si sarebbe realizzato non solo in San Domenico, ma anche in quest’uomo Francesco che, in quel momento, stava la presenza del Papa”. Tuttavia quell’et può avere, anche un valore rafforzativo di proprio, per dire: “il sogno si sarebbe realizzato proprio in quell’uomo, Francesco”. Così la questione della priorità cronologica dell’una o dell’altra tradizione rimane insoluta. Del resto, la questione dell’anteriorità di una delle due tradizioni sembra del tutto oziosa. Si indagherebbe infatti non la storicità del sogno, ma solo una persona che se ne servì per esaltare la missione provvidenziale di uno dei due santi fondatori, e quell’altra che in seguito se ne appropriò per glorificare anche l’altro” (Ib., pp. 133-134).