Da un lato c’è chi vuole che le sue “storie” scompaiono prima possibile, soprattutto le “storie” affettive da dimenticare, ma c’è anche chi vuole che ciò che mette on-line rimanga. Riflessione su due opposte tendenze, di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 23 /10 /2024 - 21:35 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni
-Educazione e media
-Educazione, scuola e cultura.

Il Centro culturale Gli scritti (23/10/2024)

I social incentivano una forma di comunicazione che scompaia il prima possibile.

Le “storie” sono fugaci, durano 24 ore e poi si autocancellano. Il termine stesse “storie” è estremamente significativo ed indica quelle avventure affettive che durano poco più di un’estate e poi è bene che non lascino traccia, per iniziare altre “storie” senza che il nuovo partner sappia niente delle precedenti.

Analogo è il termine “reels” che indica una realtà passeggera e fugace: è “reale” ciò che oggi c’è e domani scompare, vanità delle vanità, soffio che è vento che si disperde.

Si può vivere solo di fuggevole – si ritiene – perché il “reale” è effimero e anzi è proprio questo che è incentivato dalla “cultura” contemporanea, che spaccia l’“evento”, inteso come qualcosa di spettacolare, per vera storia – spesso ponendolo però in una cornice di un luogo carico di storia, di modo che sia la presenza di manufatti di ben altro valore, in quell’incontro di star effimere di vanità, a rendere interessante quella “mostra”.

Anche la parola “evento” indica questo: la fuggevolezza di un incontro che è dato solo dalla presenza di qualche personaggio popolare, almeno per poco – come è noto, la popolarità si volge in dimenticanza nel giro di qualche stagione.

Ma, all’opposto, c’è chi cerca di realizzare, di scrivere, di pubblicare, qualcosa che duri.

Questa è la logica, ad esempio, del sito Gli scritti, sito non bello graficamente, ma che viene premiato dai motori di ricerca per la sua fedeltà, perché mette a disposizione testi documentati e con note a margine.

A me interessa ciò che dura, lo dichiaro apertamente.

Se dovessi scrivere per inseguire l’attualità, non scriverei.

L’atteggiamento che mi guida è l’opposto di quello delle “stories”. A me interessa un testo che possa reggere dieci, venti anno o molto più.

Nello scrivere “Le domande grandi dei bambini” ci siamo posti l’obiettivo, con padre Maurizio, di eleminare qualsiasi riferimento troppo d’attualità che, quindi, fra un anno non avrebbe avuto più senso.

La proposta che ne consegue è quella di domandarsi se ciò che pubblichiamo sarà interessante anche fra dieci anni. Se sì, allora subito on-line, se no, pensiamoci un po’ su ed evitiamo di invadere lo spazio pubblico con paste asciutte, piedi nell’acqua e selfie con la Tour Eiffel alle spalle.

Io voglio ciò che resta, ciò che permane! E se scrivo, se pubblico, se posto, è nella speranza e nella convinzione che quella cosa possa e debba permanere nella memoria.