Dell’intollerante silenzio del love is love della fede nelle Olimpiadi e nel laicismo francese, di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni
-Sport e tempo libero,
-Laicità, ruolo del diritto e dei diritti umani. Cfr. in particolare:
- Uno sguardo diverso sulla Cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi di Parigi 2024 1/ Nu, cantata da Philippe Katerine nella Cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi di Parigi 2024. Testo e nota di Andrea Lonardo 2/ Ça ira, cantata dal gruppo Metal Gojira e dalla cantante lirica Marina Viotti alla Conciergerie nella Cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi di Parigi 2024. Testo e nota di Andrea Lonardo
- Le Olimpiadi chiedevano una tregua delle ostilità: oggi, invece, non si parla che di gender per distrarre dalla questione della pace. Triste nota di Giovanni Amico.
Il Centro culturale Gli scritti (18/8/2024)
Julien Alfred, prima medaglia d’oro nei 100 metri femminili di Saint Lucia, appena tagliato il traguardo e ancora col fiatone sta per inginocchiarsi e farsi il segno della croce e immediatamente la regia delle Olimpiadi stacca l’immagine.
L’atleta ha poi affermato in un’intervista, taciuta dai media: «I said to God, I prayed to him that whenever I win, I’ll give him the glory always. So, I thank God for bringing me through, for giving me the strength to come so far». Sul suo profilo Instagram è citato in alto Rm 8,18 «Ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi».
La pugile algerina Imane Khelif che ha vinto l’oro nella categoria 66 kg (pesi welter) viene subissata di polemiche e difesa da altri, ma pochissimi – solo “Il manifesto” in Italia – riportano le parole con cui si difendono: “Ma io ho Dio!”.
Se un atleta alla fine di una gara bacia il coniuge o scambia un bacio saffico o dichiara di dedicare la sia vittoria al proprio animale[1] o ricorda la propria nonna morta, tutta la stampa e i social sono lì per amplificare quel gesto.
Ma perché il segno di croce della Alfred o il Dio di Imane Khelif della non sono anch’essi amori?
Allora non è vero che love is love!
Un mondo a rovescia, che non ha la minima idea di cosa sia l’amore, pretende di affermare che amare Dio non è love e che chi crede non sappia cosa è l’amore, mentre chi si ricorda del proprio animale di casa, sappia cosa sia l’amore.
Questa è l’intolleranza del tempo presente - che continuiamo ad amare, ma allo stesso tempo critichiamo.
La stampa e i social si esaltano a vedere donne in bikini contrapposte a donne con il velo: ma non sono entrambi modi di manifestare un amore per un determinato modo di vivere?
Perché essere intolleranti, ergendosi a giudici per decidere che love is love per i love che a noi piacciono, mentre love isn’t love quando qualcosa a noi non piace?
La fede è amore, la fede è love, e quell’amore/love deve poter essere espresso come qualsivoglia altro love: o tutti o nessuno.
Invece no: sono vietati i segni che indicano la fede: qualsiasi love può essere espresso, ma non l’amore di chi crede.
Tutti i segni dell’amore, invece, come il bacio o il segno di croce o l’affermazione “Ma io ho Dio” debbono poter essere espressi e visibilizzati. Altrimenti la discriminazione e l’intolleranza trionfano.
[1] L’olandese Sharon van Rouwendaal ha conquistato la medaglia d’oro nella 10 km di fondo nel nuoto e ha dedicato la sua medaglia al suo cagnolino morto prematuramente, dichiarando a chi la intervistava: “Ho vinto per lui, quando mi ha lasciata il mio mondo si è fermato”.