È l’argomentare che manca in catechesi (ma forse anche nella scuola e nella predicazione!). Breve nota di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 19 /08 /2024 - 11:10 am | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni
-I grandi temi della catechesi

-Educazione, scuola e cultura.

Il Centro culturale Gli scritti (18/8/2024)

Mi sovviene un modo diverso per spiegare ciò che ripeto con altre modalità sulla grave carenza che ha la catechesi italiana e internazionale.

Mi viene in mente l’espressione “argomentare”.

I nostri catechisti – ma a volte anche noi preti – non argomentano, non danno le motivazioni, non aiutano a capire i perché delle cose. È il perché che poi lascia libero spazio alle persone di far proprio o rifiutare ciò che viene loro annunziato e non plagia solo con l’affetto e l’emotività.

Se si guardano molti itinerari di catechesi non si trovano le motivazioni! Si dice cosa si deve fare, si danno indicazioni di metodo, si suggeriscono modalità partecipative, si individuano attività.

Sì, ma c’è anche un’altra qwuestione: perché bisognerebbe credere?

Sì, ma c’è anche un altro interesse: perché bisognerebbe levarsi al mattino e dire il Padre nostro?

Sì, ma perché bisognerebbe vincere le tentazioni del Maligno?

Sì, ma perché la liturgia si è costruita con l’eucarestia e la confessione e con determinate parole e determinati gesti?

Argomentare, cioè sia evocare le ragioni con cui altri combatteranno nella mente di chi partecipa agli incontri ciò che la fede propone, ma poi soprattutto dare posto ai motivi profondi della fede stessa, sostenendola certo con la ragionevolezza, ma anche con la passione e prospettandone tutta la bellezza.

Ricordo un’impressione che ebbi quando, divenuto direttore dell’Ufficio catechistico nel 2006, tornai a rileggere i Catechismi della CEI - che avevamo utilizzato come giovani catechisti tanti anni fa. Mi sembrarono senza argomentazioni, davano tutto per scontato, tutto era enunciato senza che mai si evocasse l’ipotesi opposta.

C’era scritto che Dio era un Padre buono, che Dio è un Padre misericordioso che va in cerca della pecorella perduta, che le beatitudini sono al cuore del messaggio di Gesù, che Gesù ha fatto i miracoli ed è risorto, che noi siamo suoi amici, che siamo i suoi testimoni, eccetera eccetera eccetera.

Sì, ma perché? Io osservo il mondo e c’è il male! Allora Dio non è un Padre buono! Mi dai un argomento per comprendere cosa significa che Dio sia un Padre buono? Mi aiuti a capire cosa rispondere a chi dice che il male viene invece da Dio stesso oppure che è parte della natura, perché non esiste alcun Dio e alcun Padre? Mi dici perché le beatitudini sono una proposta seria? Mi dici chi le ha mai vissute? Mi aiuti a rispondere a chi pretende che solo san Francesco le abbia vissute e, oltre lui, nessun altro nella Chiesa, per cui esse la condannerebbero invece e non si salverebbe nessuno? Mi dai un argomento perché io possa appoggiarmi ai miracoli e alla resurrezione e non dubitarne a priori?

Mi aiuti ad argomentare, per favore?[1]



[1] Altre volte ho espresso la stessa cosa, affermando che la teologia fondamentale – cioè la teologia che tratta della credibilità della fede e dei suoi fondamenti – non è mai penetrata in catechesi.