Studiare seriamente è duro come allenarsi in uno sport. Nota post-Olimpica di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Educazione e cultura e Sport e tempo libero; cfr. in particolare:
- Uno sguardo diverso sulla Cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi di Parigi 2024 1/ Nu, cantata da Philippe Katerine nella Cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi di Parigi 2024. Testo e nota di Andrea Lonardo 2/ Ça ira, cantata dal gruppo Metal Gojira e dalla cantante lirica Marina Viotti alla Conciergerie nella Cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi di Parigi 2024. Testo e nota di Andrea Lonardo
- Le Olimpiadi chiedevano una tregua delle ostilità: oggi, invece, non si parla che di gender per distrarre dalla questione della pace. Triste nota di Giovanni Amico.
Il Centro culturale Gli scritti (18/8/2024)
Il messaggio delle Olimpiadi non è la “diversità” e nemmeno la “pace” – quanto capiscono poco di sport coloro che affermano queste cose[1].
È tutt’altro il messaggio. Per vincere alle Olimpiadi – ma anche solo per parteciparvi – devi sacrificare te stesso.
Non è un male vincere alle Olimpiadi. Alle Olimpiadi non solo vincere è importante, ma per un atleta di rilievo è decisivo. Fosse almeno la medaglia di bronzo: tutto è orientato a quello.
Ognuno deve superare i propri limiti, superare sé stesso e dare il massimo. E servono anni e anni di allenamenti per farlo.
Anche nello studio serve una fatica analoga. Non puoi pretendere di scrivere qualcosa di interessante e di nuovo, o di tenere una buona relazione ad un convegno che nutra chi ascolta senza l’esperienza e la fatica dello studio e senza una grande preparazione.
Non dirai mai qualcosa di nuovo e di serio senza fatica e sacrificio.
Poi certo, nelle Olimpiadi non ci sono solo le gare e, una volta che hai vinto o perso, c’è il partecipare - c’è il terzo tempo, come si dice nel rugby – dove tu sei amico anche di quello che è stato il tuo avversario in gara.
Ma prima, in quella gara, tu hai investito i tuoi anni, per vincerla quella sfida.
Così è nello studio: ci hai messo l’anima e la testa e il cuore e tante, tante ore del tuo tempo per approfondire quella cosa. E senza di quello non vai lontano.
Le Olimpiadi, lo sport, lo studio e la cultura richiedono il sacrificio e ricompensano il merito.
Certo è un sacrificio che fai per gli altri, non per narcisismo, che fai per la gente che ti vuol vedere gareggiare o che vuole imparare da te.
Ma non te la cavi senza perderci te stesso.
Questo le Olimpiadi lo insegnano benissimo.
[1] Anche san Paolo ha scritto: «Fratelli, non sapete che, nelle corse allo stadio, tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è disciplinato in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona che appassisce, noi invece una che dura per sempre. Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio pugilato, ma non come chi batte l’aria; anzi tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non succeda che, dopo avere predicato agli altri, io stesso venga squalificato» (1 Cor 9, 24-27).