Perché dà tanto fastidio il rumore in vacanza?, di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Ecologia e Vita.
Il Centro culturale Gli scritti (11/8/2024)
In vacanza è normale accorgersi del rumore.
Del rumore meccanico di una moto o di una vettura tirata che attraversa un passo alpino incurante di chi cerca silenzio.
Del rumore non tanto di bambini ben educati, quanto di persone che litigano e discutono di punti di vista stupidi e controbattono l’un l’altro, a fianco di chi cerca pace e silenzio.
Del rumore di giovani che fanno i gradassi e si urlano l’un l’altro a distanza, quasi non ci fosse nessuno intorno a loro, o, forse ancora, quasi a dire a tutti i presenti: “Guardate che qui ci siamo noi e ce la comandiamo”.
In vacanza è più evidente quanto sarebbe meglio tacere, abbassare i toni, parlare sottovoce, ascoltare.
È sano che il rumore dia fastidio, anzi ci si rende conto che chi continua a rumoreggiare non ha capito molto della vita.
Forzatamente in città sarà petulante, noioso, arrogante, se nemmeno in un posto di montagna o di mare riesce a mettersi da parte, per accorgersi che esiste il mondo che tace, eppure esiste, che parla con voce sommessa, eppure è là e dona la vita.