1/ Roma, 4 giugno 1944, il voto della città a Maria «Salus Populi Romani» pronunciato per la salvezza di Roma, dinanzi all’icona della Madonna del Divino Amore 2/ La Madonna del Divino Amore per la salvezza della città e del mondo. Ottant’anni fa l’immagine del Santuario sostò in tre chiese di Roma, di Paolo Mattei

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 04 /08 /2024 - 18:10 pm | Permalink | Homepage
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1/ Roma, 4 giugno 1944, il voto della città a Maria «Salus Populi Romani» pronunciato per la salvezza di Roma, dinanzi all’icona della Madonna del Divino Amore

Riprendiamo sul nostro sito un articolo tratto redazionale dal sito Don Orione e pubblicato il 3/5/2024 (https://www.donorione.org/public/contentpage/roma-nel-1944-il-voto-della-citta-a-maria-salus-populi-romani ). Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Roma e le sue basiliche, Seconda guerra mondiale e Maestri nello Spirito.

Il Centro culturale Gli scritti (4/8/2024)

Una delle novità introdotte dal nuovo Calendario proprio della diocesi di Roma [approvato con Decreto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti del 25 aprile 2023 (Prot. 254/22] è l’istituzione della memoria liturgica di Santa Maria «Salus Populi Romani» da celebrarsi il 4 giugno di ogni anno.

La memoria riprende una devozione mariana antica legata all’icona custodita nella basilica di Santa Maria Maggiore da dieci secoli. La scelta della data è collegata al voto e alla salvezza del popolo romano durante la Seconda guerra mondiale.

«Come memoria mariana per la Diocesi è stata scelta la memoria di Santa Maria Salus Populi Romani, da celebrare il 4 giugno. Per comprendere meglio questa scelta desidero richiamare brevemente la storia. Il 24 aprile 1944, mentre l’Urbe viveva l’incubo dalla devastazione nazista, Papa Pio XII rivolse al popolo romano una paterna esortazione perché si affidasse a colei che era onorata col titolo di "Salus Populi Romani". In risposta a questo invito del Pontefice alcuni sacerdoti e fedeli laici proposero di chiedere ai romani di pronunciare un voto cittadino. Il voto venne pronunciato nella chiesa di Sant’Ignazio il 4 giugno 1944. Nel pomeriggio del 5 giugno, rivolgendo la parola alla grande folla che si era radunata spontaneamente in piazza San Pietro il papa disse: «Con indicibile riconoscenza noi veneriamo la Ss.ma Madre di Dio e Madre nostra, Maria, che al titolo e alle glorie di "Salus Populi Romani" ha aggiunto una nuova prova della sua benignità materna, "che rimarrà in perenne memoria negli annali dell’Urbe".  La domenica successiva, 11 giugno 1944, il voto fu ripetuto in tutte le parrocchie di Roma» (cf Angelo Card. De Donatis, Lettera sul Calendario proprio della Diocesi di Roma, 29 giugno 2023).

Il voto a Maria «Salus Populi Romani»

Alle ore 17 del 4 giugno 1944, nel momento di maggior timore per le sorti della città, il Decano dei Parroci padre Gilla Vincenzo Gremigni leggeva nella chiesa di Sant’Ignazio – dove era stata portata per sicurezza l’immagine della Madonna del Divino Amore dal 20 maggio precedente - la formula della promessa per la salvezza di Roma:

«Oggi, festa della Santissima Trinità, i cattolici romani, rispondendo con cuore filiale all’invito ad essi rivolto dal loro Vescovo e Padre, Sua Santità il Papa Pio XII, di offrire alla Santa Vergine, Madre di Dio e Madre degli uomini, particolari preghiere per l’incolumità di Roma, e per la pace del mondo, piamente e fervidamente terminato il mese sacro a Maria, nelle penosissime contingenze che stringono di ferro e fuoco la città Eterna, mossi dal vivo spontaneo desiderio d’implorare secondo le ricche sante tradizioni dei loro maggiori, la materna pietà e il potentissimo aiuto della Gran Madre di Dio, fanno solenne promessa dinanzi alla venerata effige della Madonna del Divino Amore, così cara ai fedeli romani,
1) di ricondurre la propria vita a cristiana austerità di costumi,
2) di contribuire come possono alla fondazione di una opera di religione e di carità, in modo che rimanga nei secoli memoria della pietà riconoscente del popolo romano verso la Madonna Santissima».  

Quel 4 giugno era stato teso e movimentato da continui spostamenti e concentrazione di truppe tedesche in vari punti della città. Il cannoneggiare delle artiglierie fu continuo. Si pensava ad un aspro scontro con le truppe alleate che premevano alle porte di Roma.

Invece, alle 19 circa, subito dopo il voto le prime truppe alleate cominciarono a entrare in città, da sud est, senza trovare la minima resistenza da parte dei tedeschi, i quali nel contempo incominciarono a ritirarsi prendendo la via del nord.

Roma tenne il respiro. Lo scambio degli eserciti in città si protrasse nella notte senza alcuno scontro né violenza. Il fatto aveva dell’incredibile. Certo erano note le tante iniziative di Pio XII, ma si pensò soprattutto al voto e all’intervento della Madonna a salvezza di Roma. 

Il 5 giugno 1944, la Piazza San Pietro e il Papa Pio XII furono al centro di manifestazioni di festa.

L’adempimento del voto

Le promesse oggetto del voto furono “ricondurre la propria vita a cristiana austerità di costumi” e “la fondazione di un’opera di religione e di carità”. La conversione del cuore e dei costumi è la più impegnativa e coinvolgente tutto il popolo romano ed è anche la più difficile ad essere verificata nell’adempimento. Ma certo allora ci fu un impegno e un fervore di ripresa e di rinnovamento cristiano. È un adempimento che va continuamente attualizzato: non è un’opera, è un atteggiamento. 

La realizzazione di un’opera di religione e di carità ebbe due epicentri: a Castel di Leva con il Santuario del Divino Amore e a Roma Monte Mario con il Centro Don Orione. Inoltre, si pensò di costruirvi un santuario alla Maria Salus Populi Romani, ma poiché nel dopoguerra c’erano grandi ristrettezze economiche, si volle collocarvi almeno una statua della Madonna visibile a tutta la città.

Il 5 aprile 1953, fu eretta la grande statua di Maria Salus Populi Romani, popolarmente conosciuta come la “Madonnina”, realizzata dal famoso scultore Arrigo Minerbi. Da allora la "Madonnina" svetta sulla collina di Monte Mario, bellissima, luminosa, richiamo di destini eterni e “memoria di eventi drammatici e provvidenziali, scritti nella storia e nella coscienza della Città”, “segno di familiare presenza nella vita quotidiana” (Discorso di Papa Benedetto XVI, pellegrino alla Madonnina di Monte Mario, il 24 giugno 2010).

[…]

2/ La Madonna del Divino Amore per la salvezza della città e del mondo. Ottant’anni fa l’immagine del Santuario sostò in tre chiese di Roma, di Paolo Mattei

Riprendiamo sul nostro sito un articolo di Paolo Mattei, tratto da L’Osservatore Romano” dell’1/6/2024. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Roma e le sue basiliche, Seconda guerra mondiale e Maestri nello Spirito.

Il Centro culturale Gli scritti (4/8/2024)

«Moltitudini di fedeli… supplicanti per la città, per l’Italia, pel mondo»: la rappresentazione lapidaria tratta dall’iscrizione posta all’interno (entrando sulla destra) della chiesa di Sant’Ignazio in Campo Marzio, dà conto del pellegrinaggio quotidiano compiuto da decine di migliaia di abitanti di Roma tra gennaio e settembre di ottant’anni fa, nei mesi in cui l’immagine della Madonna del Divino Amore, «profuga tra i profughi», trovò ospitalità nell’Urbe.

La preghiera per la salvezza della Città Eterna, in quel buio e tempestoso frangente della sua storia, era indistricabilmente connessa all’implorazione per la salvezza del mondo straziato dalla guerra. Il dipinto di Maria, trasportato dentro le mura capitoline in seguito ai bombardamenti che avevano già colpito la zona del Santuario di Castel di Leva, era il segno della speranza di una pace attesa da gran tempo ovunque, non solo a Roma.

La raffigurazione della Regina Pacis era entrata in Sant’Ignazio l’11 marzo 1944. Ma si trovava in città da più di un mese. Il primo alloggio era stato infatti la chiesa che porta il medesimo titolo del dipinto, Santa Maria del Divino Amore in Campo Marzio, dove esso era giunto il 24 gennaio.

Il piccolo edificio settecentesco, affidato, allora come oggi, alle cure delle religiose della congregazione fondata da don Umberto Terenzi, per decenni rettore e parroco del Santuario di via Ardeatina, conserva, affissa a una parete, una semplice riproduzione della venerata effigie di Maria, del Bambino, dei due Angeli e della Colomba. Non sono presenti altre memorie di quella breve sosta. Breve per forza di cose, visto l’immediato afflusso delle «moltitudini» cui accenna la citata iscrizione e la conseguente difficoltà a contenerle nello spazio ristretto della chiesetta.

Il secondo “rifugio” fu quindi la vicina e più ampia Basilica di San Lorenzo in Lucina, nella quale l’affresco pellegrino entrò il 23 febbraio 1944, come si legge nell’edicola commemorativa realizzata all’esterno dell’edificio, sulla destra del grande portico, con l’immagine riprodotta in mosaico. All’interno, il suo transito è ricordato anche da una piccola copia del dipinto posta sull’altare della quarta cappella di destra, progettata da Bernini e dedicata all’Annunciazione.

Il 12 marzo, giorno successivo all’ingresso della Madonna del Divino Amore in Sant’Ignazio (nella seconda cappella a destra è tuttora conservata una copia musiva dell’immagine), Pio XII si rivolse pubblicamente ai «dispersi, raminghi, senza focolare» che vagavano nella «martoriata Città di Roma, dilacerata nelle vive carni dei suoi abitanti orribilmente uccisi, mutilati o feriti», e lamentò amaramente come le «città colpite, in quasi tutti i continenti, da una guerra aerea che non conosce leggi né freni» fossero «un terribile atto di accusa contro la crudeltà di simili metodi di lotta». A Roma e nel mondo.

Nei tragici mesi successivi – il 24 marzo 335 persone trovarono la morte nelle Fosse Ardeatine – l’afflusso dei fedeli a Sant’Ignazio andò aumentando vertiginosamente, e il 28 maggio, inizio dell’ottavario di Pentecoste, il Papa esortò alla preghiera della novena della Madonna del Divino Amore. Che si concluse il 4 giugno. Quel giorno, nella chiesa barocca di Campo Marzio, la folla, prima del coprifuoco che scattava alle 19, pregò ancora per la salvezza della città. Poi tutti tornarono a casa, in fretta. Roma fu liberata dagli occupanti tedeschi la stessa sera.

Domenica 11 giugno, Pio XII uscì dal Vaticano e raggiunse la Madonna del Divino Amore in Sant’Ignazio. La ringraziò con i versi del XXXIII canto del Paradiso – «la tua benignità non pur soccorre / a chi dimanda, ma molte fiate / liberamente al dimandar precorre» – e la invocò ancora insieme ai fedeli lì presenti e a «quanti nel mondo soffrono i mali della guerra». «Con raddoppiata fede», disse, «Le facciamo presenti la comune angoscia, la comune speranza, la comune supplica, avvalorata già da tanto sangue e da tanta espiazione». Anche oggi, ottant’anni dopo, possiamo affidare a Lei la salvezza della città e del mondo.