L’educazione dei figli di Dio, di Joseph Ratzinger
Riprendiamo sul nostro sito il Discorso di ricezione tenuto da Joseph Ratzinger in occasione del Conferimento del Premio Internazionale al merito della cultura cattolica presso la Scuola di Cultura Cattolica di Bassano del Grappa, assegnato nel 1992: la Scuola di Cultura Cattolica è sorta in relazione al Comune dei Giovani, voluto da don Didimo Mantiero. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Filosofia, Cristianesimo e Educazione e cultura.
Il Centro culturale Gli scritti (28/7/2024)
In quest’ora così commovente per me posso solo dire un sentito “grazie” per il grande onore conferitomi con la consegna del “Premio Nazionale Cultura cattolica edizione 1992”.
Non avrei osato pensare a un tale onore, conoscendo bene i limiti del mio contributo alla cultura cattolica, i limiti di un’opera cresciuta non in un lavoro scientifico continuo e costante, ma nata in gran parte sotto la pressione della necessità pratica di cercare delle risposte ai problemi urgenti che ogni giorno arrivano nel mio ufficio e riflettono i mille volti dei problemi della Chiesa nel mondo di oggi.
Sono convinto che altri hanno elaborato un contributo più maturo, più coerente, ma tanto più mi sento confortato e incoraggiato da questo premio. Ancora una volta grazie.
Cultura cattolica. Che cosa è questo, mi domando in quest’ora.
Una prima risposta è ovvia: cultura cattolica è un fatto, una realtà della nostra storia.
Essa comincia con i primi disegni cristiani nelle catacombe, tentativi ancora molto umili e semplici di esprimere la nuova speranza dei cristiani nel linguaggio artistico ereditato dalla mitologia pagana.
Si fa vedere appena il nuovo volto dell’identità cristiana, ma un processo di trasformazione profondo è così inaugurato, processo che inaugurerà in un tempo assai breve una espressione artistica nuova, non solo quanto ai contenuti, ma nuova soprattutto a causa della nuova interiorità, che dà una nuova anima alle forme ereditate.
Così si prepara alla grande fioritura dell’arte cristiana dopo Costantino. Nell’era della libertà della Chiesa nasce in pochi secoli la splendida arte della chiesa antica, che appartiene ai più grandi tesori dell’umanità.
Lo stesso vediamo nel campo del pensiero: dopo i primi tentativi degli apologeti di formulare con gli strumenti della filosofia greca un pensiero coerente cristiano appaiono le grandi figure dei pensatori cristiani, cominciando con Origene già nel terzo secolo, al quale seguono Basilio, Gregorio Nazianzeno, Gregorio Nisseno, Giovanni Crisostomo e nell’occidente sant’Ambrogio, san Girolamo, sant’Agostino, vertici di un umanesimo degno del nome, fonti perenni di saggezza per tutta l’umanità.
Non vorrei essere troppo lungo; ricordiamoci solo delle cattedrali e delle somme medioevali, cattedrali del pensiero; ricordiamoci della nuova cultura cattolica nata nel tempo della riforma cattolica con nomi come Michelangelo e Bernini, Palestrina e Monteverdi, Mozart e Haydn, santa Teresa d’Avila, san Francesco di Sales e tanti altri.
Dopo l’illuminismo, la situazione della cultura cattolica diventa più difficile in un tempo segnato dall’intenzione di costruire per la prima volta nella storia umana una cultura non-religiosa, una cultura senza trascendenza dichiarandola la vera cultura, alla quale la storia finalmente sarebbe arrivata.
Ma anche in queste circostanze nuove non era esaurita la fecondità culturale della fede cattolica; figure come Manzoni o Claudel o Bernanos, come Rosmini o Newman o Blondel o Guardini dimostrano la permanenza e il rinnovamento della cultura cattolica.
Ripetiamo quindi: cultura cattolica è un fatto, ma aggiungiamo: non è solo un fatto, è più.
La fede stessa, in quanto tale, è cultura, perché fa più umano l’uomo e lo fa più umano perché lo avvicina a Dio. Divinizzandolo lo fa più uomo, più corrispondente alla sua propria dignità.
Il nucleo di ogni cultura è l’umanizzazione dell’uomo, che si esprime poi nel modo di “colere” la terra, di creare cultura oggettivata.
La creatività culturale non può prescindere dalla questione di Dio insita nel cuore umano. La parola latina “colere”, radice della parola cultura, esprime bene questo nesso inscindibile: non si può “colere” bene la terra senza “colere” Dio.
La cultura moderna con la sua volontà di autonomia umana di indipendenza da fattori che non sono nel nostro potere, non nega semplicemente questo nesso, ma - nei suoi strati radicali - ha scelto secondo il principio fondamentale dell’autonomia il modello di Prometeo, la via dell'autodivinizzazione tramite il progresso permanente.
Quanto all’esito di un tale esperimento la storia biblica della torre di Babele offre la stessa prognosi come il mito di Prometeo: tali tentativi - se realizzati fino alle ultime conseguenze - sono destinati a fallire, finiscono non nell’umanizzazione, ma nella disumanizzazione, nella perdita della cultura, come abbiamo visto nel caso del materialismo marxista.
Il modello del Crocifisso guida nella strada contraria: non autodivinizzazione, ma partecipazione nell’amore di Dio che si è fatto uomo. L’uomo non può farsi Dio, ma Dio si è fatto uomo e così ha “umanizzato” l’uomo.
Fede è partecipazione in questo umanesimo divino e perciò è fonte perenne di cultura, cioè di umanizzazione vera e autentica.
Aggiungo un’ultima osservazione.
Il cristianesimo storico risulta dalla sintesi di fede biblica e preparazione evangelica nel mondo greco-romano.
Spesso mi domando: quale è la parola corrispondente alla nostra parola “cultura” nel mondo greco, così determinante per la forma culturale della fede biblica?
Dopo tutte le mie riflessioni, la mia risposta è: la parola greca corrispondente è “paideia”. La traduzione classica “educazione” non è falsa, ma insufficiente, non copre tutta la ricchezza e profondità della parola “paideia” ma il nucleo appare.
Il cuore della cultura è l’educazione, è la formazione dell’essere umano in noi. La fede è cultura, perché è educazione divina all’autenticità umana. E perciò è fonte perenne di cultura.
La parola “paideia” nasconde ancora un’altra sfumatura, perché presa dalla radice “pais”, fanciullo, ragazzo, figlio. E così appare una nuova dimensione della fede come cultura.
La fede è educazione a figli di Dio, ci insegna il comportamento dei figli di Dio e ci trasforma così in famiglia di Dio. E questa trasformazione è l’apice di ogni cultura.
Per concludere. La mia ultima intenzione come cristiano, sacerdote, vescovo e pensatore è stata sempre questa: lasciarmi educare dalla fede ed essere cooperatore nella “paideia”, nell’educazione della fede per i miei fratelli e sorelle cristiani e per tutti gli altri che cercano Il cammino della vera umanizzazione.
È per me motivo di profonda gioia e gratitudine che il mio modesto lavoro sia riconosciuto e premiato con questo premio Cultura Cattolica. Questa gratitudine è anche espressione della speranza che il premio possa incoraggiare e confortare i tanti che collaborano ogni giorno per la crescita e per il rinnovamento di un’autentica cultura cattolica.
Bassano del Grappa, 16 ottobre 1992