Il caso del bombardamento di San Lorenzo e la guerra in Ucraina. Una guerra giusta uccide lo stesso e fa morire innocenti. Ha ragione papa Francesco che chiede trattative e la cessazione dell’invio di armi, anche perché la situazione del conflitto ucraino-russo è differente dalla guerra contro il nazi-fascismo. Breve nota di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Per la pace contro la guerra e Seconda guerra mondiale.
Il Centro culturale Gli scritti (19/7/2024)
Il bombardamento americano del 19 luglio 1943 a San Lorenzo fu il colpo decisivo che portò meno di una settimana dopo, il 24-25 luglio, alla fine del fascismo, con la decisione di deporre Mussolini e incaricare Badoglio come nuovo capo del governo.
Il bombardamento americano intendeva distruggere, con la distruzione dello Scalo San Lorenzo, lo scalo ferroviario fascista che permetteva di inviare rifornimenti, mezzi militari e soldati nel sud Italia: fu un bombardamento anti-fascista e anti-nazista, teso a indebolire le truppe che nel sud Italia cercavano di arrestare l’avanzata anglo-americana che giungeva a liberare l’Italia e l’Europa.
Insomma il motivo del bombardamento era giusto, lo scopo dei bombardieri era quello di minare la resistenza nazi-fascista e conseguì il suo scopo, contribuendo alla fine del fascismo e della II guerra mondiale, assestando un duro colpo al fascismo.
Ma le conseguenze sulla popolazione civile – fascisti o anti-fascisti che fossero - furono terribili. Si calcola che circa 1500 persone civili morirono nel bombardamento di San Lorenzo, più altre migliaia in altre zone della città.
Il bombardamento di San Lorenzo permette, insomma, di rendersi conto, tragicamente, delle nefaste conseguenze di una guerra pur giusta. Gli anglo-americani avevano ragioni da vendere, bisognava fermare il fascismo, ma per fare ciò il prezzo fu pagato anche da quelle migliaia di morti civili a Roma.
In quella guerra le probabilità di vittoria anglo-americana erano alte. Si dovette pagare la vittoria con il sangue dei combattenti, ma anche con il sangue dei civili uccisi nei bombardamenti come quello di San Lorenzo.
Il paragone può sembrare azzardato, ma non lo è. In Ucraina non è sufficiente denunciare l’ingiustizia dell’attacco russo - teso ad assicurarsi i territori del Donbass -, per dichiarare legittimo l’invio di armi e la continuazione delle ostilità.
Certo l’invasione russa è profondamente ingiusta e viola il diritto internazionale (anche se sono evidenti anche colpe pregresse ucraine).
Ciò non toglie, come prova il bombardamento di San Lorenzo, che anche cause giuste portano alla morte di migliaia di innocenti e già solo per questo si dovrebbe aprire una seria riflessione, prima di incentivare i combattimenti.
Ma a ciò si deve aggiungere che le forze ucraine sono troppo deboli per contrastare quelle russe. O si decide di scatenare una guerra mondiale – Dio non voglia – contro la Russia, oppure, proprio a causa dei danni collaterali, dei morti civili e militari è bene porre fine ad una guerra che, pur giusta, alla fin fine si rivelerà inutile perché esiste troppo disparità fra le forze in capo. Per questo la posizione più saggia è quella di papa Francesco che invita a cessare l’invio delle armi per ricorrere solo a trattative.
La posizione del pontefice non mette sullo stesso piano russi e ucraini, poiché ha ben chiaro che l’attacco russo è ingiusto. Ma se i morti militari e civili, di fatto, non possono alterare l’esito della guerra, allora è bene cessare dall’invio delle armi ed invitare l’alleato ucraino ad accettare un dato per ora non modificabile nella sostanza, in vista di stagioni future dove potrebbero aprirsi altre strade.
Il denaro risparmiato in armi - che altrimenti avrebbe contribuito alla morte di migliaia di altre persone e per di più inutilmente - deve essere, invece, utilizzato nel sostenere l’Ucraina a riprendersi dal punto di vista economici e lavorativo – questo sì un compito di vita prioritario e indifferibile.