[Ancora sul maschile e femminile in chiave evolutiva] «Il lusso della sessualità. Il piacere appare come un semplice espediente per costringere gli individui a darsi alle pratiche sessuali, e quindi a riprodursi», da François Jacob

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 21 /07 /2024 - 22:55 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito il capitolo “Il lusso della sessualità” dal volume F. Jacob, Evoluzione e bricolage. Gli «espedienti» della selezione naturale, Torino, Einaudi, 1978, pp. 27-30. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni 
-Famiglia, affettività e sessualità, omosessualità e gender
-Educare all'affettività e preparazione al matrimonio e
-Scienza e fede.

Il Centro culturale Gli scritti (21/7/2024)

N.B. de Gli scritti
Evoluzione e bricolage. Gli «espedienti» della selezione naturale raccoglie tre interventi del famoso scienziato François Jacob, insignito del premio Nobel per la medicina e la fisiologia nel 1965 insieme a Jacques Monod, e capo-dipartimento all’Istituto Pasteur e professore di Genetica molecolare al Collège de France. Nelle sue considerazioni sulla selezione naturale Jacob sostiene che essa operi non come un ingegnere, ma come un bricoleur, cioè che essa recuperi le “cose più strane e diverse” dando ai suoi materiali funzioni non previste a priori per la produzione di novità – da qui i due termini del titolo “evoluzione” e “bricolage”. I suoi studi sull’evoluzione sono condotti all’insegna di una ferrea scientificità che si oppose anche alle teorie sovietiche di Lysenko che, in nome del materialismo dialettico, aveva portato al disconoscimento delle teorie sulla selezione naturale darwiniana. Sul tema del maschile e femminile in chiave evolutiva, cfr. anche Del maschile e del femminile nella storia evolutiva del genere umano, di Giovanni Amico.

Il lusso della sessualità(è il capitolo “Il lusso della sessualità” dal volume F. Jacob, Evoluzione e bricolage. Gli «espedienti» della selezione naturale, Torino, Einaudi, 1978, pp. 27-30)

Altro esempio di bricolage che se ci si pensa può sembrare strano: l’associazione tra la riproduzione e quello che in generale viene chiamato piacere. Il sesso è una delle trovate più ingegnose dell’evoluzione.

Gli organismi più semplici ignorano la sessualità. Si riproducono per scissione e la loro divisione è un risultato automatico della loro crescita.

Il programma genetico di questi organismi è scrupolosamente ricopiato a ogni generazione. Resta, quindi, sempre identico a sé stesso, salvo rare mutazioni. Quando esiste un qualche meccanismo che ricordi la sessualità, come in certi batteri, esso non ha nessun carattere necessario per la riproduzione: è un lusso.

Nelle popolazioni così formate per semplici scissione l’adattamento può avvenire solo attraverso la selezione di rari mutanti sotto la pressione dell’ambiente.

Ma con la comparsa della riproduzione sessuata, avvenuta probabilmente presto nel corso dell’evoluzione, la situazione cambia radicalmente.

Perché la sessualità costringe i programmi genetici di una popolazione a ricombinarsi a ogni generazione.

Ciascun programma, cioè ciascun individuo, diventa differente dagli altri. La continua ridistribuzione degli elementi genetici offre allora un enorme potenziale di adattamento.

La sessualità, divenendo una condizione necessaria per la riproduzione, impone agli organismi dei vincoli nuovi ed esige nuovi meccanismi: da una parte per permettere agli individui di sesso opposto di incontrarsi e riconoscersi, dall’altra per spingerli a unirsi.

La prima di queste esigenze è stata risolta da diversi sistemi di segnali specifici - visivi, auditivi, olfattivi - di una precisione sorprendente.

La seconda è stata soddisfatta da programmi di comportamenti rigidamente determinati dai geni.

Negli uccelli per esempio, durante la stagione degli amori, la sola vista di un individuo di sesso opposto è sufficiente a scatenare la messa in esecuzione del programma con il suo seguito di rituali corteggiamenti ed esibizioni che conducono quasi automaticamente alla copula, alla nidificazione, alle cure prestate ai piccoli, ecc.

Ma il cammino dell’evoluzione è caratterizzato da una tendenza all’elasticità del programma genetico. Nella misura in cui il programma si è, per così dire, «aperto», il determinismo genetico del comportamento è divenuto sempre meno rigido.

Le reazioni ai segnali sessuali hanno perduto il loro carattere automatico. Per spingere gli individui a riprodursi è stato dunque necessario ricorrere a una tattica nuova. Ecco che, tra l’altro, interviene il piacere.

Nel Dizionario di Oxford, il piacere è definito come «la condizione della consapevolezza prodotta dal godimento di ciò che è sentito o visto come buono o desiderabile»[1].

È molto probabile che sensazioni di piacere o di dispiacere esistano da molto tempo negli organismi minimamente complessi. Perché la possibilità di avere una discendenza è più grande per un animale al quale sensazioni dolorose o spiacevoli permettano di evitare certi pericoli.

È chiaramente un vantaggio selettivo possedere centri nervosi connessi con gli organi dei sensi e capaci di stabilire una relazione fra ciò che è sentito come piacevole, o spiacevole, e ciò che in realtà favorisce o sfavorisce la sopravvivenza dell’individuo. Ora, l’esistenza di tali centri è nota.

Una ventina di anni fa, i neurobiologi hanno scoperto, prima nel cervello del topo, poi in quello di numerosi vertebrati, la presenza di due centri importanti: l’uno chiamato centro dell’avversione, l’altro centro dell’autostimolazione. Portando elettrodi impiantati all’uopo e disponendo dello strumento per attivare da sé secondo la sua volontà quest’ultimo centro, un topo si dà al piacere fino a cadere spossato.

Certi esperimenti sono stati realizzati sull’uomo nel corso di operazioni al cervello: le sensazioni descritte dai pazienti lasciano pochi dubbi sia sull’esistenza di tali centri negli esseri umani, sia sulla loro associazione all’attività sessuale.

Il piacere dunque appare come un semplice espediente per costringere gli individui a darsi alle pratiche sessuali, e quindi a riprodursi.

Espediente molto efficace, in verità, a giudicare dalla densità della popolazione mondiale



[1] N.B. de Gli scritti: si è preferito qui inserire la citazione originaria dall’inglese del Dizionario di Oxford che invece è in nota nel testo Einuadi, piuttosto che la definizione sostitutiva inserita dal traduttore italiano che l’ha presa dal Dizionario Robert.