Il tessuto sociale si sta disgregando e quanto sarà necessario il ruolo sociale delle parrocchie, che resteranno, forse, le uniche realtà a “presidiare” e interconnettere il territorio in tutta la penisola, mentre le istituzioni sociali vengono meno e le tensioni si aggravano!, di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Teologia pastorale e Ecclesiologia.
Il Centro culturale Gli scritti (7/7/2024)
Si ripete spesso che il ruolo sociale delle parrocchie e della chiesa cattolica è al termine e che, anzi, bisognerebbe cessare dal preoccuparsene, per dedicare le energie all’annunzio della fede.
E, invece, tutto sembra indicare il contrario.
Sul territorio, le istituzioni civili sono sempre più lontane e assenti.
Anche il piccolo commercio e i mercati rionali – così necessari ad una dinamica di integrazione - cedono il passo a catene di supermercati gestiti da multinazionali o a negozi gestiti anch’essi in serie da etnie capitanate da misteriosi imprenditori di cui nessuno conosce la vita, che non si radicano nel territorio.
Le scuole arrancano, nell’incapacità dei genitori di educare i figli non con “educazione civica”, ma ben più radicalmente nel rispetto e più ancora nella responsabilità.
Non si assiste, purtroppo, assolutamente alla nascita di una vera inter-cultura, bensì al giustapporsi di mentalità culturalmente e religiosamente diverse, incapaci di confrontarsi, nelle quali ognuno tende a vivere secondo clichés predeterminati – è interessante ascoltare quanto rileva Giovanni Amico nel post Due casi di mancata integrazione del femminile: dove servirebbero dei “mediatori culturali” in realtà ci sono dei “traduttori” linguistici. È la difficoltà di valorizzare la donna agli occhi dei giovani migranti. Una nota di Giovanni Amico.
Tensioni sociali sono all’orizzonte, fra gruppi religiosi che non riconoscono il valore della donna – e soprattutto della donna non sposata – e, all’opposto, sono evidenti risorgenti nazionalismi che si fomentano a vicenda.
I partiti risultano estranei ormai alle dinamiche lavorative e vengono tristemente snobbati e ritenuti inaffidabili, a destra come a sinistra.
I sindacati non hanno alcuna influenza sulla maturazione di una coscienza lavorativa.
Insomma, drammaticamente, un ascolto attento di tutto questo, cioè della situazione sociale nella penisola italiana, fa pensare esattamente all’opposto di quanto si sente affermare.
Si deve, infatti, ipotizzare un futuro in cui solo le parrocchie resteranno a “presidiare” il territorio con uno sguardo super partes.
Solo le parrocchie, nel vuoto ormai del piccolo commercio e di commercianti che avvertano una responsabilità “su strada”, resteranno lì, con una presenza su tutto il territorio italiano, ad essere un punto di coagulo e di interscambio fra etnie e religioni diverse.
Di questa responsabilità sociale – che dovrà mediare fra chi pretenderà un liberalismo ancor maggiore e chi invece un restringimento delle libertà, in particolare di quelle della donna e di quelle sessuali – dovranno farsi carico le comunità cristiane e sarebbe bene cominciare a rendersene conto.
La situazione è esplosiva, come ci mostra il nord Europa.
L’Italia dovrebbe misurarsi con quanto sta avvenendo in Svezia, in Danimarca, in Francia, ed iniziare ad interrogarsi su quali vie sociali proporre, prima che la situazione si aggravi come nel nord della nostra amata Europa.