Il Giubileo della parrocchia di San Tommaso Moro in Roma, cenni sulla vita di Tommaso Moro e sulla storia della chiesa. 1/ Le reliquie custodite nell’altare di San Tommaso Moro, di Andrea Lonardo 2/ La chiesa di San Tommaso Moro in Roma 3/ La figura di Tommaso Moro
1/ Le reliquie custodite nell’altare di San Tommaso Moro, di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Maestri nello Spirito.
Il Centro culturale Gli scritti (30/6/2024)
Un cartiglio conservato nel reliquiario interno all’altare maggiore della parrocchia di San Tommaso Moro e datato al 21 maggio 1933 ricorda che esso fi consacrato in quella data dal Cardinal Francesco Marchetti Selvaggiani che vi pose all’interno le seguenti reliquie:
Ex ossibus Santo Stefano protomartire
Ex ossibus San Lorenzo
Ex ossibus Sant’Ippolito martire
Ex ossibus Santa Giulia vergine e martire
Ex ossibus Sant’Ignazio di Loyola S.J.
Ex ossibus San Filippo Neri
Ex ossibus Martiri giapponesi S.J.
Ex ossibus San Giovanni Berchmans S.J.
Ex ossibus Santa Teresa del Bambino Gesù
La tradizione di conservare reliquie all’interno di ogni altare ricorda alla chiesa intera che l’eucarestia che sarà celebrata sopra quel nuovo altare è la stessa che nei secoli è stata celebrata da sempre e che è stata ricevuta dai santi che si sono comunicato ad essa: la loro fede è anche la nostra, immutabile nei secoli.
2/ La chiesa di San Tommaso Moro in Roma
La chiesa nacque come cappella dell’annesso convento delle Suore Ausiliatrici e venne dedicata in origine a Santa Maria Ausiliatrice del Purgatorio.
Il progetto fu dell’architetto Giuseppe Gualandi – fratello di una delle suore Ausiliatrici – e la costruzione avvenne tra il 1921 e il 1925.
Gualandi è lo stesso che costruì in Roma la chiesa che è immediatamente alla destra del Palazzaccio, dedicata al Sacro Cuore del Suffragio. Entrambe sono nello stile neogotico, elaborato nell’Ottocento per richiamare il Medioevo, in un periodo in cui le architetture neoclassiche del periodo illuministico e risorgimentale erano ritenute troppo fredde.
Il suo altare maggiore venne consacrato il 21 maggio 1933, dall’allora cardinal vicario Francesco Marchetti Selvaggiani.
Quando le Suore decisero di lasciare Villa Mercede, perché troppo grande per le loro nuove esigenze, donarono gratuitamente la chiesa alla diocesi di Roma che ne fece una nuova parrocchia. Anche il parco intorno alla chiesa, con i suoi alberi oggi quasi secolari, venne ceduto alla parrocchia. La villa nella quale le Suore Ausiliatrici accoglievano e si prodigavano nel servizio delle donne del vicino quartiere di San Lorenzo è oggi, invece, la Biblioteca Comunale di Villa Mercede.
La parrocchia fu eretta con il nuovo titolo di San Tommaso Moro il 15 novembre del 1974 con decreto “Neminem Latet” dal cardinal vicario Ugo Poletti e venne affidata al clero diocesano di Roma.
È stata la prima parrocchia in Italia ad essere intitolata a San Tommaso Moro.
3/ La figura di Tommaso Moro
San Tommaso Moro (1478-1535) fu uno degli umanisti più famosi: ospitò nella propria casa a Londra Erasmo da Rotterdam e venne ritratto con tutta la sua famiglia da Holbein il giovane.
Fu marito e padre esemplare, contemperando le esigenze della vita politica e di quella familiare. Pur rivestendo la carica politica più importante dopo quella del re, quella di Gran Cancelliere, non si vergognava di cantare nel coro della sua parrocchia e di raccogliere le offerte in chiesa.
Fu scrittore e filosofo, consapevole dell’importanza della cultura nella società e nella chiesa.
Scrisse “Utopia” – fu lui a coniare tale termine. In quell’opera giudicò col sorriso la società inglese del suo tempo, sottolineando come la proprietà privata andava ripensata in relazione ai nuclei familiari, perché il buono stato di salute delle famiglie – nonni, genitori, figli e nipoti – e delle amicizie erano le uniche vere garanzie per uno Stato veramente libero.
Quando il re Enrico VIII pretese di decidere da solo dei suoi matrimoni e di divenire capo supremo della Chiesa d’Inghilterra – fra il 1536 e il 1540 distrusse tutti i conventi e i monasteri e cacciò tutti gli ordini religiosi del regno – Moro cercò di ritirarsi a vita privata.
Il re però, non si accontentò del suo silenzio, ma pretese un suo pronunciamento pubblico a favore della corona. Tommaso Moro, in nome della voce della propria coscienza, si rifiutò di avallare le ingiuste pretese di Enrico VIII.
Il re lo fece rinchiudere nella Torre di Londra e lo fece poi decapitare, insieme all’arcivescovo Fischer, il 6 luglio del 1535.
Negli scritti dalla prigione della Torre, Moro risponde alla figlia che gli chiede di rinnegare la propria coscienza per aver salva la vita: in essi racconta della sua fede in Cristo e nell’eucarestia.
Shakespeare partecipò alla scrittura di due opere, l’Enrico VIII e il Sir Thomas More – quest’ultima interdetta dalla censura anglicana venne rappresentato ufficialmente per la prima volta solo nel 2005 -, manifestando la grandezza di Moro, dinanzi alla pochezza del re.
Moro è conosciuto come laico e filosofo, ma è stato anche proclamato santo da papa Pio XI nel 1935 e poi patrono dei politici da papa Giovanni Paolo II nel 2000.