“Libere clausure”, uno spettacolo teatrale che rovescia i clichés: la corruzione del mondo laico che cerca di corrompere la vita monastica. Uno spettacolo di Marina Pizzi, con Angiola Baggi, di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito un testo di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Ecclesiologia e Teatro.
Il Centro culturale Gli scritti (9/6/2024)
Marina Pizzi è stata autrice, insieme a Ivano Balduini, del programma I passi del silenzio – da un’idea di Dino Boffo -, che l’ha portata a girare documentari in diversi monasteri di clausura, a partire dal 2010 e poi ancora nel 2011, nel 2012 e oltre ancora.
Nei lunghi dialoghi che hanno preparato le diverse puntate che raccontavano la vita di tanti monasteri d’Italia, la Pizzi ha potuto conoscere storie vere raccontate dalle monache e le è nata l’idea di radunarne alcune in una pièce teatrale, che presentasse la vita monastica con occhi diversi da quelli immaginari di chi non la conosce.
Nel meraviglioso spettacolo “Clausure”, portato in scena anche con il nome “Libere clausure”, le protagoniste sono tre donne: una badessa che è anche maestra delle novizie - cioè è incaricata di accompagnare le giovani che chiedono di entrare in monastero per verificare la loro vocazione -, una giovane novizia ed una immobiliarista laica che propone alla badessa di vendere il monastero eretto da secoli al centro di una cittadina per trasferirsi in una nuova costruzione in una zona, a suo dire, più ariosa e adatta alla preghiera.
La pièce è ispirata appunto a storie che realmente la Pizzi ha ascoltato dalla viva vice delle monache stesse ed ha colpi di scena commoventi che mostrano, infine, come sia talvolta la vita laica ad essere corrotta e meschina a differenza di quella più vera al limite dell’ingenuità delle comunità monastiche, fino al finale assolutamente e teatralmente inatteso.
In un’intervista ad Aleteia del 6/10/2016 la Pizzi ha raccontato come ha “costruito” le tre protagoniste di questa incredibile storia:
«Madre Paola [la badessa] è una donna forte, importante, una donna che ha molto combattuto prima dell’essere monaca e badessa, quindi può dare sia un messaggio di forza, di coraggio che racconta come poi noi donne riusciamo a gestire con la nostra delicatezza, col nostro garbo, anche la realtà.
Benedetta [la novizia] è una giovane rivoluzionaria a modo suo, quindi non segue schemi, non segue mode, ma si interroga e vuole vivere sul serio la sua esistenza. Quindi ha bisogno di una guida, ma poi la scelta è tutta sua.
Irma [l’immobiliarista, stereotipo del cinismo a tutti i costi] è una donna aggressiva, anche lei una donna di oggi e lei vuole appropriarsi di questo convento. Dobbiamo considerare che i conventi, al di là del valore fortemente spirituale, hanno anche un valore simbolico per tutta la società non solo dal punto di vista cattolico, per i credenti, ma anche per tutti noi perché ci sono le radici della nostra storia, del nostro essere. Quindi c’è il bisogno di proteggere queste realtà, questi beni da tutto e da tutti e da tutte le “Irme” che ci circondano».
L’opera di Marina Pizzi è andata in scena con la regia di Francesca Satta Flores e con le attrici Angiola Baggi, Maria Cristina Fioretti e Eugenia Scotti.
Qui la rappresentazione per TV2000 e disponibile on-line su YouTube che raccomandiamo a tutti:
https://www.youtube.com/watch?v=SJMgGJSxWnw