Dell’importanza non solo politica, ma anche culturale e sinodale, delle ormai imminenti elezioni europee. Post scritto prima delle elezioni, ma da leggere dopo, di Giovanni Amico
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Giovanni Amico. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Cattolicesimo e Educazione e media.
Il Centro culturale Gli scritti (9/6/2024)
Le elezioni europee dell’8-9 giugno 2024 saranno importanti, ovviamente, per i risultati politici. Lì si deciderà la composizione del Parlamento europeo, che legifererà poi di questioni importanti, come dell’assegnazione dei fondi, in un modo o in un altro.
Ma pochi considerano l’incidenza culturale e sociologica di tali elezioni.
I media hanno una rappresentazione di sé e dell’Europa che è quella che desiderano avere. La sociologia, talvolta, dipinge una società che non è quella reale, ma è quella che corrisponde alle intenzioni “culturali” dei singoli gruppi di ricerca.
È la tradizione filosofica marxista che ha insegnato a dubitare delle proprie interpretazioni del reale. Non esiste mai un’analisi che sia neutrale e esistono pregiudizi che condizionano le visioni che del presente e del futuro vengono proposte.
Ora le elezioni sono una cartina al tornasole per sottoporre al vaglio se le letture di quella o quell’altra parte intelletuale siano pregiudiziali o meno.
Solo dopo le elezioni sapremo se la lettura che è stata proposta dai media e dalla sociologia corrisponde allo stato reale degli abitanti dell’Europa e al loro sentire o meno.
C’è chi vede un’Europa tutta liberale, chi la dipinge conservatrice, chi la vede populista, chi tutta carica di valori di solidarietà, chi la vede “liquida” e desiderosa di liquidità, chi la legge come tesa alla ricerca di una nuova visione identitaria. C’è chi la analizza come carica di un “pensiero debole” e chi la vuole all’opposto desiderosa di punti di riferimento.
La differenza che apporta una tornata elettorale è che non ci si troverà più solo dinanzi a ipotesi, ma anche a dati reali.
Sebbene non bisogna sovraccaricare di significati i risultati elettorali, certo è che essi saranno dati reali, da interpretare poi, ma più reali delle stesse interpretazioni.
Diranno come sta cambiando l’Europa, diranno qual è il sentire dell’Europa.
Diranno non tanto quali partiti la debbono comandare, ma, di fatto, quale visione della vita e dell’Europa stessa è presente negli europei, al di là delle interpretazioni degli intellettuali che se ne ergono a portavoce.
Anche per la sinodalità il risultato avrà una sua rilevanza,
Potrà essere un importante parametro per verificare se c’è stato un ascolto reale dei diversi paesi. Oppure diranno se l’ascolto – per ragioni che saranno da indentificare, se ciò dovesse avvenire - è stato parziale.
Sarà utile, infatti confrontare quanto emergerà dalle elezioni con l’ascolto che ormai da anni le chiese europee portano avanti, anche per verificare se le nostre comunità sanno ascoltare o se si trovano impreparate dinanzi ad un mondo che non comprendono e di cui non sanno identificare i tratti portanti.
Il voto elettorale aiuterà a comprendere qual è il volto delle nazioni d’Europa, qual è il volto di credenti e non credenti
Si noti bene: ascoltare il volto reale non implica che ciò che esiste sia di per sé giusto od evangelico, perché questo è compitò del discernimento.
Ma certo un ascolto attento ai dati reali e agli equilibri di fatto permette di verificare se l’ascolto che si compie è a 360°, oppure se è pregiudiziale, ponendo in ombra elementi del reale, per motivi da determinare anche qui con un discernimento.
Insomma, è utile attendere i risultati anche e soprattutto per avere dati reali. È utile attendere i risultati per coglierne le implicazioni culturali e sociologiche, per verificare chi oggi comprende l’Europa in cui vive.
Restano famose le dichiarazioni dell’inviata RAI Giovanna Botteri negli Usa, al termine di una tornata elettorale. La giornalista si domandò come mai i media tutti schierati fossero stati inascoltati, descrivendo come le tornate elettorali siano un elemento di giudizio anche sui giornalisti e su chi è preposto alle interpretazioni intellettuali e culturali dello stato delle cose:
https://www.youtube.com/watch?v=yiznaS8OFGc