Il politicamente corretto rovina ogni prospettiva ecologica. Finge di proporre modalità green, solo per vendere nuovi prodotti. Solo un richiamo a non cambiare oggetti è veramente ecologico, di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito un testo di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Ecologia.
Il Centro culturale Gli scritti (24/3/2024)
La falsità del politicamente corretto è evidente anche quando si tratta di ecologia. Il miraggio utopistico e falso che il politicamente corretto propone è quello di offrire soluzioni pronte all’uso e rapidissime che implicano in tempi strettissimi il cambiamento del prodotto che hai già acquistato.
Ad esempio, se hai un’auto diesel, l’ecologico politicamente corretto ti dice: “Cambiala e comprane una elettrica”.
Se si allarga lo sguardo, ci si rende conto che chiedere ad un’intera nazione di rottamare la propria auto e di acquistarne una di nuova produzione che emetta meno anidride carbonica significa produrre un’infinità di rottami ad alti costi ecologici.
Ora – a parte che anche l’energia elettrica viene prodotta spesso producendo altrove anidride carbonica – è la prospettiva in sé che è falsa. Infatti, in un paese come l’Italia, cambiando autovettura si rottamano 60 milioni di auto, producendo un inquinamento incredibile con la costruzione di altri 60 milioni di auto nuove.
Sarebbe veramente ecologica la scelta opposta. Affermare: “Tieni finché puoi la macchina che hai, poiché le amministrazioni comunali non le impediranno di circolare finché è in buono stato. Ma, non appena la cambierai – il più tardi possibile – solo allora compra un’auto ibrida!”.
In questa maniera, nel lungo periodo, ci sarebbero molte meno rottamazioni.
La falsità del politicamente corretto ecologico è evidente in primo luogo dal fatto che le macchine elettriche non hanno in realtà le infrastrutture necessari per lunghi viaggi.
Ma molto più dal fatto che fra cinque anni si inventerà un nuovo tipo di auto elettrica ancora meno inquinante e si chiederà a chi ne ha acquistata una per sostituire la diesel di acquistarne una nuova, impedendogli di usare la precedente.
E aggiungendo così rottamazioni su rottamazioni.
L’unica via ecologica non è quella di cambiare sempre più frequentemente macchina – o cellulare o computer o frigorifero o impianto di riscaldamento o di condizionamento – ma di costruire oggetti che saranno rottamati solo dopo venti anni di usura di modo che solo alla scadenza per vera vecchiaia del macchinario se ne debba acquistarne un altro che inquini di meno.
In realtà ogni industria si finge ecologica solo per vendere prodotti nuovi.
La vera ecologia implica il rifiuto di acquistare prodotti nuovi, implica l’elaborazione di pubblicità che invitino a tenere il più possibile gli oggetti già acquistati senza cambiarli, implica una visione di vita sobria e lenta che smetta di cercare sempre “ultimi” modelli, che saranno solo un anno dopo superati dal successivo che sarà proposto come migliore e più ecologico.
Rallentare insomma e non accelerare il cambiamento è l’unica vera prospettiva ecologica.
Ciò è vero anche da un punto di vista umano Non si possono bruciare le risorse umane, di valori, di atteggiamenti, di riti, generate da secoli e millenni, solo per rincorrere il nuovo che scomparirà nel giro di una stagione.
L’uomo non può ripartire sempre da capo, azzerando il passato. Così si ammala.
Questa atteggiamento che sposa continuamente il nuovo è il vero virus anti-ecologico a motivo del quale tutto muore e si inquina.