Sempre antifascisti, sempre anticomunisti. Del buon uso del XX secolo, di Giovanni Amico
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Giovanni Amico. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Politica e giustizia, Fascismo e nazismo e Comunismo.
Il Centro culturale Gli scritti (24/3/2024)
È inaccettabile che qualsivoglia politico del centro-destra abbia nostalgie fasciste e ricordi benevolmente quegli anni. È un periodo nefasto della storia d’Italia che portò infinita ingiustizia, riduzione delle libertà e morti su morti. Prima per ottenere il potere politico, poi per l’avventura vergognosa della guerra – addirittura la Spagna, a differenza dell’Italia, riuscì a mantenersi neutrale, ad onta di coloro che vogliono far credere che fosse necessario scendere in guerra – ma prima ancora per le politiche coloniali con le guerre in Africa, per dimenticare quell’onta incancellabile che fu l’appoggio alla politica razzista hitleriana, dopo che il dittatore tedesco giunse a Roma nel 1938.
Si calcola che la sola II Guerra mondiale, voluta dal nazismo, fiancheggiato dal fascismo, causò almeno 60 milioni di morti, per non parlare dei morti nei Lager, fra cui i sei milioni di morti fra gli ebrei, oltre ai milioni di civili uccisi fra gli slavi, polacchi e i russi, ritenuti inferiori come razze dal delirio razzista di quegli anni.
È altrettanto inaccettabile che qualsivoglia politico del centro-sinistra si richiami al comunismo, che – si calcola – causò intorno ai 100 milioni di morti nei diversi paesi che lo scelsero e lo subirono come sistema di organizzazione dello stato. I partiti comunisti occidentali – ed anche il PCI – fiancheggiarono l’URSS e gli altri stati legati all’ideologia, fingendo di non vedere i delitti che vi erano stati compiuti e che continuavano ad accadere. In quei luoghi una feroce politica condannò al silenzio e alla morte ogni forma di libero pensiero e di dissidenza, coinvolgendo anche lì non solo ebrei, ma anche gli artisti che furono reclusi appena accennavano a proporre un’arte che non fosse quella materialista del regime.
È inaccettabile che esponenti politici oggi non solo mostrino una qualche simpatia per i due sistemi, ma ancor più che non abbiano quell’atteggiamento di profonda umiltà che nasce solo dalla consapevolezza delle proprie colpe - solo la Chiesa cattolica nel mondo moderno ha mostrato di conoscere un tale atteggiamento.
Non basta la semplice ammissione delle mancanze gravissime del nazismo, del fascismo e del comunismo, ma ancor più del fatto che i partiti italiani immediatamente antecedenti degli attuali, che ne sono figli, si sono resi colpevoli di una strategia del nascondimento e hanno di fatto accettato politiche che ferivano gravemente le libertà individuali e sociali e hanno coperto i morti che cadevano a milioni.
Una “purificazione della memoria” – l’espressione è stata coniata in area cattolica per indicare l’ammissione delle proprie colpe storiche - è ancora oggi necessaria e tuttora inevasa a destra e a sinistra e solo essa renderà gli esponenti politici delle due opposte parti credibili per l’ammissione delle colpe storiche della propria parte: la storia che ha portato ai diversi partiti odierni è una storia di idealità, ma anche una storia molto triste e ognuno si è macchiato del silenzio verso colpe gravissime, ed è responsabile direttamente della morte di persone.
Per questo è giusto chiedere oggi - e non basta che ciò sia avvenuto per qualche rappresentante nel passato – che si levi il grido: sempre antifascisti, sempre anticomunisti.
Il riconoscimento delle colpe storicamente compiute dai propri antecessori, renderebbe più umili tutti e permette di evitare i rischi censori che tuttora esistono a destra e a sinistra, quando si eleva il pensiero della propria parte a verità solo perché “moderna” e la si ritiene “incontestabile”, accusandol’altra parte di fake, volendone censurare il pensiero.
Non si dimentichi poi che storicamente fu proprio la conflittualità della destra e della sinistra che fomentò l’altra parte. Il movimento comunista come quello fascista dettero modo all’altro di accrescersi proprio per la propria violenza verbale e materiale.
Si pensi all’Italia che vide, immediatamente dopo al I guerra mondiale, crescere gli opposti pericolosissimi del fascismo e del comunismo, proprio perché ognuno additava il pericolo della parte opposta. Infatti, è proprio dopo le elezioni del 1919, le più sconvolgenti nella storia d’Italia, che si profilarono il pericolo nero e quello rosso e si dettero forza l’uno contro l’altro, mettendo a tacere quei partiti moderati che vennero indeboliti proprio a causa dell’aggressività dei due contendenti che alzavano di più la voce e attiravano solo su di sé l’attenzione[1].
Sempre antifascisti, sempre anticomunisti: questa deve essere la prospettiva che deve illuminare la riflessione politica anche oggi.
L’Italia ha bisogno di una prospettiva politica nuova, che escluda dal proprio orizzonte il fascismo e il comunismo e guardi, invece, alla sussidiarietà e cioè a quei corpi sociali originari e intermedi fra l’individuo e lo stato che soli sono garanzia di vero sviluppo e di vera libertà.