La paura di morire per amore e il perdere l’innocenza dell’infanzia, nella dama di Scalot del Novellino e in The Lady of Shalott del poeta Alfred Tennyson e di Loreena McKennitt. Breve nota di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Letteratura e Educare all’amore.
Il Centro culturale Gli scritti (1/4/2024)
1/ The Lady of Shalott e la sua origine nella Damigella di Scalot, potente metafora del risveglio dell’adolescente e della sua mortalità, di Andrea Lonardo
The Lady of Shalott, la più famosa lirica del poeta inglese Alfred Tennyson (1809-1892), è magnifica, ma deve essere cantata e visualizzata.
La versione di Loreena McKennitt, con le semplicissime immagini del video curato per tale versione, tocca e commuove. Ne ha scritto una docente a commento del video stesso: “Taught the poem in my class. Nobody cared. Showed them this video. Everybody crying and learning the song by heart”.
Ma perché è così potente? Cosa si nasconde nella maledizione che cadrà sulla Dama di Shalott se si volgerà verso Camelot?
Lo pone in evidenza chiarissima la stesura originale del racconto che è nel Novellino, nella novellina 82esima (“piccola novella”, “piccola storia”) che è del XIII secolo.
L’originaria Damigella di Scalot appartiene già al ciclo arturiano. L’autore anonimo del Novellino immagina che una damigella si sia innamorata perdutamente di Lancillotto, che però è a sua volta, innamorato di Ginevra.
La Dama di Scalot muore d’amore, comprendendo che non sarà mai riamata da colui che l’ha destata all’amore.
Nella lirica di Tennyson – e nella versione cantata dalla McKennit – scompare il rifiuto di Lancillotto, ma tutto diviene più evocativo e poetico.
The Lady of Shalott vive rinchiusa nel suo castello, come una bambina che ancora non conosce il mondo. Sa solo che, se si volgerà verso Camelot, la maledizione si desterà contro di lei, sebbene lei sia ignara di che tipo di maledizione si tratti.
Vive chiusa, con il suo telaio, e con uno specchio che tutto riflette. Anche la vita si affaccia solo in maniera ovattata nella sua esistenza, sempre rifessa dal suo specchio, poiché mai lei si sporge al di fuori del suo mondo.
Finché un cavaliere non passa: è Lancillotto e la descrizione del suo portamento è magnifica in Tennyson/McKennitt.
La dama a quel punto non può impedire a sé stessa di guardarlo e di guardare così fuori. Solo dinanzi a lui, scopre di non essere più bambina. Tutto questo non è detto, ovviamente, in modi esplicito, ma il suo destarsi, il suo levarsi e l’andare in frantumi di tutto il suo mondo fatato, fin lì infantile, descrive benissimo il turbamento di chi si desta per la prima volta all’amore.
Ebbene proprio quest’amore è al contempo morte, perché ogni amore non ha la certezza di essere contraccambiato.
Chiunque si desta all’amore, scopre al contempo la propria vulnerabilità. Sa che non c’è niente di certo in quell’amore, perché l’altro, il cavaliere, potrà ignorare proprio lo sguardo di colei che lo ama.
In Tennyson/McKennitt non è esplicito che si tratti di un amore non corrisposto, ma, non appena la dama guarda al cavaliere e al mondo cittadino verso il quale Lancillotto si dirige, ecco che per lei è la morte. Conosce la maledizione dell’incantesimo e si corica nella barca che la porterà ormai morta al cospetto della corte, discendendo il fiume.
Ogni adolescente – ma anche ogni adulto vero – si riconosce in questo pericolo estremo dell’amore, in questa sfida mortale che è lo scoprire l’amore e divenire vulnerabili.
Nel Novellino la morta lascerà una lettera nella quale dirà che Lancillotto è «lo migliore cavaliere del mondo e lo più villano, […] ché già nol seppi tanto pregare d’amore, ch’elli avesse di me mercede. E così, lassa!, sono morta per ben amare, come voi potete vedere!».
Nella lirica di Tennyson/McKennitt solo il nome della dama è scritta sulla barca ed è lui, invece, che chiude dicendo la bellezza e la grazia di lei, donata dal Signore nella sua bontà, ma ormai inutile: “She has a lovely face; God in his mercy lend her grace”, the Lady of Shalott”.
La novella della Damigella di Scalot/Lady of Shalott racconta del dolore che è all’agguato in chi scopre per la prima volta l’amore e rinuncia ad un mondo più sicuro, ma chiuso e intangibile[1].
2/ The Lady of Shalott (Alfred Tennyson), di Loreena McKennitt
https://www.youtube.com/watch?v=DRIHzr3Pxhc
The Lady of Shalott - Loreena McKennitt
On either side of the river lie
Long fields of barley and of rye,
That clothe the World and meet the sky;
And thro' the field the road run by
To many-towered Camelot.
And up and down the people go,
Gazing where the lilies blow
Round an island there below,
The Island of Shalott.
Willows whiten, aspens quiver,
Little breezes dusk and shiver
Thro' the wave that runs for ever
By the island in the river
Flowing down to Camelot.
Four grey walls, and four grey towers,
Overlook a space of flowers,
And the silent isle embowers
The Lady of Shalott.
Only reapers, reaping early,
In among the bearded barley
Hear a song that echoes cheerly
From the river winding clearly
Down to Tower'd Camelot.
And by the moon the reaper weary,
Piling sheaves in uplands airy,
Listening, whispers: “Tis the Fairy
The Lady of Shalott”.
There she weaves by night and day
A magic web with colours gay.
She has heard a whisper say,
A curse is on her if she stay
To look down to Camelot.
She knows not what the curse may be,
And so she weaveth steadily,
And little other care hath she,
The Lady of Shalott.
And moving through a mirror clear
That hangs before her all the year,
Shadows of the world appear.
There she sees the highway near
Winding down to Camelot.
And sometimes thro’ the mirror blue
The Knights come riding two and two.
She hath no loyal knight and true,
The Lady of Shalott.
But in her web she still delights
To weave the mirror’s magic sights,
For often thro’ the silent nights
A funeral, with plumes and lights
And music, went to Camelot.
Or when the moon was overhead,
Came two young lovers lately wed.
“I am half sick of shadows”, said
The Lady of Shalott.
A bow-shot from her bower-eaves,
He rode between the barley sheaves,
The sun came dazzling thro’ the leaves,
And flamed upon the brazen greaves
Of bold Sir Lancelot.
A red-cross knight for ever kneel’d
To a lady in his shield,
That sparkled on the yellow field,
Beside remote Shalott.
His broad clear brow in sunlight glow’d;
On burnish’d hooves his war-horse trode;
From underneath his helmet flow’d
His coal-black curls as on he rode,
As he rode down to Camelot.
From the bank and from the river
He flashed into the crystal mirror,
“Tirra lirra” by the river
Sang Sir Lancelot.
She left the web, she left the loom,
She made three paces thro’ the room,
She saw the water-lily bloom,
She saw the helmet and the plume,
She look’d down to Camelot.
Out flew the web and floated wide;
The mirror crack’d from side to side;
“The Curse is come upon me”, cried
The Lady of Shalott.
In the stormy east-wind straining,
The pale yellow woods were waning,
The broad stream in his banks complaining.
Heavily the low sky raining
Over tower’d Camelot.
Down she came and found a boat
Beneath a willow left afloat,
And round about the prow she wrote
The Lady of Shalott.
And down the river’s dim expanse
Like some bold seer in a trance,
Seeing all his own mischance
With a glassy countenance
did she look to Camelot.
And at the closing of the day
She loosed the chain, and down she lay;
The broad stream bore her far away,
The Lady of Shalott.
Heard a carold, mournful, holy,
Chanted loudly, chanted lowly,
Till her blood was frozen slowly,
And her eyes were darkened wholly,
Turn’d to tower’d Camelot.
For ere she reach’d upon the tide
The first house by the water-side,
Singing in her song she died,
The Lady of Shalott.
Under tower and balcony,
By garden-wall and gallery,
A gleaming shape she floated by,
Dead-pale between the houses high,
Silent into Camelot.
Out upon the wharfs they came,
Knight and burger, lord and dame,
And round the prow they read her name,
The Lady of Shalott.
Who is this? And what is here?
And in the lighted palace near
Died the sound of royal cheer;
And they crossed themselves for fear,
All the knights at Camelot.
But Lancelot mused a little space
He said, “She has a lovely face;
God in his mercy lend her grace”,
The Lady of Shalott.
3/ Testo e traduzione di The Lady of Shalott (Alfred Tennyson), di Loreena McKennitt
On either side the river lie
Su entrambe le sponde del fiume si estendono
Long fields of barley and of rye
Lunghi campi di orzo e segale
That clothe the wold and meet the sky
Che ammantano il terreno collinoso e incontrano il cielo
And through the fields the road run by
E attraverso i campi serpeggia la strada
To many-towered Camelot
Per Camelot dalle molte torri
And up and down the people go
E le persone vanno avanti e indietro
Gazing where the lilies blow
Guardando dove sbocciano i gigli
Round an island there below
Intorno a un'isola laggiù
The island of Shalott
L'isola di Shalott
Only reapers, reaping early
Solo i mietitori, che mietono presto
In amongst the bearded barley
In mezzo all'orzo barbuto
Hear a song that echoes cheerly
Sentono una canzone che riecheggia allegra
From the river winding clearly
Dal fiume che si snoda cristallino
Flowing down to Camelot
Scorrendo verso Camelot
And by the moon the reaper's weary
E sotto la luna il mietitore stanco
Piling sheaves in uplands airy
Che impila fasci sull'altopiano arioso
Listening, whispers "'Tis the fairy
Ascoltando, sussurra, "È la fata,
The Lady of Shalott"
La Dama di Shalott"
There she weaves both night and day
Là lei tesse giorno e notte
A magic web with colours gay
Una tela magica dai colori vivaci
She has heard a whisper say
Ha sentito un sussurro dire
A curse is on her if she stay
Che su di lei si abbatterà una maledizione
To look down to Camelot
Se si volta a guardare Camelot
She knows not what the curse may be
Non sa quale potrebbe essere la maledizione
And so she weaveth steadily
E così tesse costantemente
And little other care hath she
E ha poche altre preoccupazioni
The Lady of Shalott
La Dama di Shalott"
A bow-shot from her bower-eaves
A un tiro di freccia dal suo salottino
He rode between the barley sheaves
Lui cavalcava in mezzo ai fasci di orzo
The sun came dazzling through the leaves
Il sole splendeva attraverso le foglie
And flamed upon the brazen greaves
E si incendiava sugli schinieri sfacciati
Of bold Sir Lancelot
Dell'audace Sir Lancillotto
A red-cross knight for ever kneel'd
Un cavaliere dalla croce rossa per sempre giurato
To a lady in his shield
A una dama sua protetta
And sparkled on the yellow field
E brillava sul campo dorato
Beside remote Shalott
Accanto alla lontana Shalott
She left the web, she left the loom
Lei lasciò la tela, lasciò il telaio
She made three paces through the room
Attraversò la stanza in tre passi
She saw the water-lily bloom
Vide i boccioli di ninfea
She saw the helmet and the plume
Vide l'elmo e la piuma
She looked to Camelot
Si voltò verso Camelot
Out flew the web and floated wide
La tela volò fuori e si dispiegò
The mirror cracked from side to side
Lo specchio si infranse da parte a parte
"The curse is come upon me," cried
"Vengo colpita dalla maledizione" gridò
The Lady of Shalott
La Dama di Shalott"
In the stormy wind, stood straining
Nel vento di tempesta, rimase dritta con sforzo
The pale yellow woods were waning
I boschi giallo pallido si stavano piegando
The broad stream in his banks complaining
L'ampio ruscello si lamentava nel suo letto
Heavily the low sky raining
Dal cielo basso cadeva pioggia fitta
Over towered Camelot
Su Camelot dalle molte torri
Down she came and found a boat
Lei discese e trovò una barca
Beneath a willow left afloat
Sotto un salice che ancora galleggiava
And round about the prow she wrote
E intorno alla prua scrisse
“The Lady of Shalott”
“La Dama di Shalott”
Who is this? And what is here?
Chi è lei? E cosa c'è qui?
In the lighted palace near
Nel vicino palazzo illuminato
Died the sound of royal cheer
Morì il suono dei festeggiamenti reali
And they crossed themselves for fear
E si fecero il segno di croce per paura
The Knights at Camelot
I cavalieri di Camelot
But Lancelot mused a little space
Ma Lancillotto si fece un po' di spazio
He said, “She has a lovely face
Disse, “Ha un viso incantevole
God in his mercy lend her grace
Dio nella sua misericordia le ha dato la grazia
The Lady of Shalott”
La Dama di Shalott”
4/ La damigella di Scalot, da Il Novellino
Da Il Novellino, V. Moucht (a cura di), Milano, BUR Rizzoli, 2022, pp. 147-148
Novellina LXXXII
Qui conta come la damigella di Scalot morì, per amore di Lancialotto del Lac.
Una figliuola d’uno grande varvassore sì amò Lancialotto del Lac, oltre misura. Ma elli non le voleva donare suo amore, imperciò che elli l’avea donato alla reina Ginevra. Tanto amò costei Lancialotto, ch’ella ne venne alla morte. E comandò che quando sua anima fosse partita dal corpo che fusse aredata una ricca navicella, coperta d’un vermiglio sciamito, con un ricco letto ivi entro, con ricche e nobili coverture di seta, ornato di ricche pietre preziose; e fosse il suo corpo messo in questo letto, vestita di suoi piue nobili vestimenti e con bella corona in capo, ricca di molto oro e di molte pietre preziose, e con ricca cintura e borsa. E in quella borsa avea una lettera, ch’era dello ‘nfrascritto tenore. Ma in prima diciamo di ciò che va innanzi la lettera. La damigella morì di mal d’amore, e fu fatto di lei ciò che disse. La navicella, sanza vele, fu messa in mare, con la donna. Il mare la guidò a Cammalot. E ristette alla riva. Il grido andò per la corte. I cavalieri e’ baroni dismontarono de’ palazzi. E lo nobile re Artù vi venne, e maravigliavasi forte, ch’era sanza niuna guida. Il Re entrò dentro: vide la damigella e l’arnese. Fe’ aprire la borsa. Trovaro quella lettera. Fecela leggere. E dicea così: «A tutti i cavalieri della Tavola Ritonda manda salute questa damigella di Scalot, siccome alla migliore gente del mondo. E se voi volete sapere perch’io a mia fine sono venuta, sì è per lo migliore cavaliere del mondo e per lo più villano, cioè monsignore messere Lancialotto del Lac, ché già nol seppi tanto pregare d’amore, ch’elli avesse di me mercede. E così, lassa!, sono morta per ben amare, come voi potete vedere!».
[1] Per gli sviluppi poetici ulteriori del racconto e i pittori che hanno dato un volto alla novella, cfr. La dama di Shalott tra leggenda, arte e poesia, di Valeria Auricchio, al link https://www.ilsensodelbello.it/la-dama-shalott-leggenda-arte-poesia/, dove si fa riferimento a John William Waterhouse (Sono piuttosto stanca delle ombre, disse la Signora di Shalott, 1916), W.M. Egley, così come di William Holman Hunt e Dante Gabriel Rossetti, nell’ambito della pittura dei preraffaelliti, ma anche alle diverse varianti poetiche e narrative dell’Ottocento e del Novecento.