1/ «Non sei sempre il migliore. Io non gli dico che ha sbagliato, perché lui ci potrebbe rimanere molto male. Quello che non va bene è che si sente troppo male. Poi vado nella squadra giovanile di alto livello o magari c’è un altro giocatore che è in panchina pronto ad entrare al posto mio. Il problema è saper ammettere l’errore e non sentirsi insicuri per questo», di Julio Velasco 2/ «La sfida non era soltanto vincere, ma vincere con giocatori di prospettiva. Ragazzi che un domani potranno giocare in Nazionale. La sfida è quella di creare giovani che possono reggere la concorrenza. Fisicamente, tecnicamente, mentalmente. Se tratti i giovani da deboli, saranno deboli. Dobbiamo trattare i giovani avendo fiducia in loro: tutti. Figli, nipoti e giocatori. Dobbiamo avere fiducia che siano forti, anche a livello mentale. Poi gli va detta la verità: qui si fa sport di competizione, prevarranno i migliori. Il nostro compito è prepararli». Julio Velasco parla della pallavolo e dei nostri giovani

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 20 /11 /2023 - 22:43 pm | Permalink | Homepage
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1/ «Non sei sempre il migliore. Io non gli dico che ha sbagliato, perché lui ci potrebbe rimanere molto male. Quello che non va bene è che si sente troppo male. Poi vado nella squadra giovanile di alto livello o magari c’è un altro giocatore che è in panchina pronto ad entrare al posto mio. Il problema è saper ammettere l’errore e non sentirsi insicuri per questo», di Julio Velasco

Riprendiamo sul nostro sito uno spezzone di un’intervista a Julio Velasco. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, vedi la sotto-sezione Adolescenti e giovani Sport, nella sezione Catechesi, scuola e famiglia.

Il Centro culturale Gli scritti (20/11/2023)

https://www.facebook.com/watch/?v=2171323486441903

I giovani di oggi non sono diversi da quelli di prima, ma sono i genitori diversi dalle precedenti generazioni. Molti di questi inculcano idee sbagliate ai loro figli. Immaginate un ragazzo che ha un problema a scuola e i genitori gli dicono che il problema non è lui, ma la scuola.

Come fai ad ottenere un feedback da questo ragazzo? Come farà ad imparare a comportarsi? Lui ha sempre ragione! Ora quando diventerà adulto ed uscirà da casa sua, cosa succederà? Si troverà un mondo nuovo, dove tra mille difficoltà e tra mille insidie non potrà uscirne fuori. Penserà ai genitori che gli davano sempre ragione, genitori che hanno mentito, per amore, ma hanno mentito.

NON SEI SEMPRE IL MIGLIORE! Nelle squadre sportive troviamo spesso questo problema, in molti ragazzi, l’aspetto più diffuso oggi è l’insicurezza in sé stessi, proprio per questo atteggiamento dei genitori.

Il non avere anticorpi alla frustrazione, perché io non ho mai sbagliato, io non ho mai commesso errori e dare la colpa agli altri è diventato ricorrente.

Poi vado nella squadra giovanile di alto livello o anche resto nella mia squadra e il mio allenatore mi chiede cose che io non so fare o magari c’è un altro giocatore che è in panchina pronto ad entrare al posto mio.

Oppure guardo le statistiche e non ho segnato o non ho fatto cose positive per la mia squadra. E cosa succede?

Insicurezza, paura di sbagliare? Da dove viene tutto questo? Viene da quando, da bambini, gli viene sempre dato ragione, invece di dirgli: “Oggi hai fatto bene, oggi hai fatto male”.

Ma non succede nulla se dici che ha sbagliato. Non è che non vali, non è che sei una schifezza. Ma hai sbagliato.

Perché succede – si pensa - che io non gli dico che ha sbagliato, perché lui ci potrebbe rimanere molto male.

Quello che non va bene è che si sente troppo male, che pensi di non valere, solo perché ha fatto un errore.

Questo è il punto. Io credo che qui lo sport può aiutare molto e gli allenatoti del settore giovanile dovrebbero parlare di più con i genitori dell’argomento.

Far crescere i ragazzi con l’idea che puoi commettere errori e non per questo non vali nulla.

L’errore fa parte del processo di apprendimento, non è una dimostrazione di incapacità. È parte del processo di apprendimento.

2/ «La sfida non era soltanto vincere, ma vincere con giocatori di prospettiva. Ragazzi che un domani potranno giocare in Nazionale. La sfida è quella di creare giovani che possono reggere la concorrenza. Fisicamente, tecnicamente, mentalmente. Se tratti i giovani da deboli, saranno deboli. Dobbiamo trattare i giovani avendo fiducia in loro: tutti. Figli, nipoti e giocatori. Dobbiamo avere fiducia che siano forti, anche a livello mentale. Poi gli va detta la verità: qui si fa sport di competizione, prevarranno i migliori. Il nostro compito è prepararli». Julio Velasco parla della pallavolo e dei nostri giovani

Riprendiamo sul nostro sito alcune risposte di Julio Velasco nell’intervista curata da Gian Luca Pasini per la Gazzetta dello Sport del 4/8/2022. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, vedi la sotto-sezione Adolescenti e giovani e Sport, nella sezione Catechesi, scuola e famiglia.

Il Centro culturale Gli scritti (20/11/2023)

Julio Velasco, DT delle giovanili azzurre maschili, intervistato da Gian Luca Pasini per la Gazzetta dello Sport il 4/8/2022, ha dichiarato:

INFERIORI A NESSUNO – “Tutte le mattine mi chiedo cosa possiamo inventarci per fare sì che i giocatori italiani possano essere alla pari di chicchessia nel mondo. Senza complessi di inferiorità con nessuno. Questa è la nostra prossima sfida. Non siamo inferiori a nessuno”.

SEMPRE CONVINTO – “Sì. Come ci credevo quando nel 1989 presi la Nazionale maschile o nel 1997 passai al femminile. Tutti mi dicevano che era impossibile. L’Italia ha grandi potenzialità che a volte non vengono giustamente valutate. Ero convinto allora e ne sono convinto oggi. Sia per il maschile che per il femminile. Poi si può vincere o perdere: dato che anche gli avversari fanno le cose per bene. Ho sempre considerato la pallavolo un movimento straordinario. Il volley femminile, poi, rappresenta per le ragazze quello che per i maschi è il calcio. Ed è così a livello mondiale”.

VINCERE CON RAGAZZI CON UN FUTURO – “Nel maschile avevamo una sfida più difficile. La Federazione doveva scegliere una strada diversa: dialogare con i club e lavorare in palestra tutta l’estate. Continuando a rafforzare le squadre soprattutto quando si vince. Cosa che stiamo facendo: c’è stato un buon lavoro di squadra fra Federazione, club e gli staff della Nazionali. Perché la sfida qui non era soltanto vincere, ma vincere con giocatori di prospettiva. Ragazzi che un domani potranno giocare in Nazionale seniores, Superlega…”.

CONTRO L’ASSISTENZIALISMO – “Lo dico da anni: se tratti i giovani da deboli, saranno deboli. Dobbiamo trattare i giovani avendo fiducia in loro: tutti. Figli, nipoti e giocatori. Dobbiamo avere fiducia che siano forti, anche a livello mentale.

GLI VA DETTA LA VERITÀ - «Poi gli va detta la verità: qui si fa sport di competizione, prevarranno i migliori. Il nostro compito è prepararli. Quello che noto e non è cambiato dagli anni 80, nei giovani italiani si notano molto più i difetti di quanto non si esaltino i pregi. Cosa che in altri Paesi, come ad esempio la Polonia, non accade. E questo fa parte della cultura generale italiana, non solo dello sport. Ma quello che non può accadere è che i giovani di casa nostra non credano in loro stessi per primi. Questo è un tema centrale nei discorsi che faccio con loro”.

PER ITALIANI PIU’ DURA – “Non è un problema clamoroso, ma sta aumentando. Soprattutto tenendo conto che oggi oltre alla federazione c’è il lavoro dei club. Ma non è vero che tutti poi trovano spazio in Superlega: il caso di Romanò è eclatante. E non è solo un problema che ci sono 4 stranieri in campo per ogni squadra, ma che l’Italia è il punto di arrivo di quasi tutti gli stranieri del mondo. Per i giovani italiani è più dura, ma non impossibile. La sfida è quella di creare giovani che possono reggere la concorrenza. Fisicamente, tecnicamente, mentalmente. E qualche risultato si è già visto: non solo con Michieletto, ma anche Rinaldi, Stefani, Porro, Catania. Bisogna continuare su questa strada”.

ORGOGLIO, FIDUCIA COMPETITIVITA’ - “Bisogna sviluppare l’orgoglio, la fiducia, la competitività, senza superbia. Ne parlo spesso con gli allenatori. È come si trattano gli atleti, come li correggi. Questo non vuole dire vinceremo sempre, ma che saremo sempre competitivi sì”.

OCCORRE GIOCARE GARE DIFFICILI “Credo che il gap sia fisico con i giovani stranieri. E sommare tante esperienze di gioco internazionale. Devono giocare di più e partite difficili. La differenza principale è che i giocatori dei paesi esportatori di atleti, come l’Argentina, a casa loro giocano e giocano le gare importanti. Il livello è più basso, d’accordo, ma le partite le fanno. Mentre nei paesi importatori di giocatori, come l’Italia, difficilmente i giovani giocano gare decisive”.

NO AL PESSIMISMO COSMICO – “Giovani cambiati? Nella misura in cui anche noi siamo cambiati. Non vedo grandi rivoluzioni: vedo giocatori che hanno fame e voglia di allenarsi. E dopo il Covid anche di più. Non so perché c’è sempre questo pessimismo cosmico. Il che non vuole dire che non ci siano cose da cambiare o da correggere. E allora quello non deve diventare l’alibi, magari siamo noi che non sappiamo insegnare nella maniera giusta”.