Le virtù cardinali e teologali per la Chiesa di Santa Croce in Torrione a Salerno, di Andrea Pucci

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 05 /11 /2023 - 22:43 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito un testo di Andrea Pucci che accompagna i suoi dipinti con le virtù cardinali e teologali per la Chiesa di Santa Croce in Torrione a Salerno. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Arte e fede.

Il Centro culturale Gli scritti (5/11/2023)

Le Virtù sono la dotazione della vita cristiana, gli strumenti per vivere una vita felice.

Ci sono due ordini di virtù: un ordine umano e uno divino, celeste. Una serie di virtù che sono una caratura dell’uomo e una serie di virtù che sono un dono di Dio.

Sono strumenti molto pratici che ci aiutano nella vita di tutti i giorni, nella nostra missione, ognuno la propria, a saper decidere, ad avere discernimento, a capire cosa prendere, cosa lasciare, cosa devo difendere attraverso una fatica, per cosa devo sostenere una lotta; perché la nostra vita è esattamente questo, ogni giorno mi trovo davanti a qualcosa, una scelta da fare: cosa faccio? Questa cosa mi serve o no? La devo prendere o la devo buttare? È utile per il mio stato di padre, di lavoratore, di prete, di amico, di fidanzato?

Bene, allora cominciamo subito col dire che abbiamo due categorie differenti di virtù, due livelli. Uno di base, di partenza, e uno che è a un livello superiore. Le prime sono necessarie alle seconde. Ecco perché anche nella raffigurazione della facciata di S. Croce le virtù cardinali sono state poste più in basso, mentre le teologali più in alto.

Ma cos’è una virtù? La reiterazione di un atto dannoso, un atto che mi fa male, un peccato, si chiama vizio. La ripetizione di un atto buono (nel senso che ha sapore e mi fa bene) è una virtù. Ecco perché le Virtù sono una rappresentazione simbolica e realistica insieme, per esprimere il senso profondo di ciò che portano. Sono delle donne perché la parola virtù è femminile.

Le Virtù Cardinali

Perché cardinali? Perché sono virtù cardine, come un perno che fa girare bene la nostra vita; S. Tommaso le chiama anche virtù naturali, sono una dotazione di bordo che noi abbiamo, che con la Grazia e con la Parola di Dio crescono e si sviluppano, ma che l’uomo ha già di suo, ed è chiaro che le può esercitare bene o male; perciò, sono da assecondare secondo il bene più alto.

Prudenza

È il discernimento, valuta la via giusta. Se non capisco dove vado, qualsiasi cosa faccio è sbagliata. Noi pensiamo sempre alla prudenza come un essere tremebondi e incerti, quasi paurosi. È invece la giusta cautela nel valutare la strada da prendere, saper soppesare, secondo la mèta che ho da raggiungere, la mia missione, la mia vocazione. Pro-vidente…vedere prima cioè guardare oltre, guardare quello che c’è dopo. Fissare lo sguardo nell’esito delle cose. Saper valutare le cose secondo lo scopo: questo dove mi porta? Serve per evitare il peccato.

La Virtù è rappresentata con uno specchio che guarda dietro, per vedere dietro di sé, non perché ha paura ma perché vede i retroscena delle cose e quindi serve per ponderare. Per esempio, se mi sposo devo avere una casa per accogliere i figli. Valuto se prendere o no un lavoro…dove mi porta? Sarà un bene per il matrimonio o mi allontana da mia moglie? Prevede il fine del vero bene, che in ultima analisi è arrivare al Paradiso, al Cielo.

Il contrario è la negligenza, sottovalutare l’obiettivo.

Giustizia

Ho la Prudenza, cioè lo scopo; quindi poi devo operare, ho bisogno della regola. La Giustizia è dare ad ogni realtà il suo. Dare il giusto, dare agli altri ciò che gli appartiene, avere la volontà propria di dare il giusto, ciò che è dovuto da me agli altri, il dono di sé agli altri, prima di arrivare al dono superiore che è l’amore (se sono sposato amare mia moglie, usare la mia creatività per crescere un figlio, la mia forza per lavorare bene, essere il fratello che devo essere, essere l’uomo che devo essere. È’ una questione di autenticità…).

Imparo la giustizia dal mio rapporto con Dio, da come lui è giusto con me. È rappresentata perciò con la bilancia per dare il giusto ad ognuno, e la spada per separare il bene dal male, il discernimento operativo.

Fortezza

Ho ciò che mi serve allo scopo (la Prudenza), ho la regola per portarmi allo scopo (la Giustizia), ora mi serve l’energia per raggiungere lo scopo. Questa è la Fortezza. Qui parliamo sempre della virtù naturale, perché c’è anche il dono dello Spirito Santo.

È una energia da canalizzare. Una forza governata dalla volontà che ci aiuta a non desistere dal perseguire un bene, anche arduo. Vuol dire agire per un bene superiore, anche al di sopra della nostra incolumità.

Ha due atti: assalire e resistere. Non ci dà il contenuto dell’atto ma l’energia. Implica il coraggio, un cuore che agisce. Devo difendere una cosa e portarla nella fatica, e per farlo devo sostenere la lotta (per esempio nel matrimonio, ci sono cose, spazi e abitudini che vanno difese per l’unione degli sposi; c’è bisogno di avere cura e ci sono cose che sono dannose che devo essere tenute lontano – difesa e attacco. / C’è bisogno di una casa più grande per crescere i figli, che devo fare? Serve un mutuo, mi devo organizzare – difendere il bene dei figli e attaccare per conseguire lo scopo)

È rappresentata perciò da una donna con una mazza in mano, per aggredire la realtà e uno scudo per difendersi. Secondo un senso più profondo: se vuoi servire il Signore preparati alla tentazione, sarai attaccato, sei prete, sei padre, ci sono dei nemici da fronteggiare e da combattere.

Temperanza

Una persona temperante orienta al bene i propri appetiti. È un uso equilibrato dei beni creati, il dominio della volontà sugli istinti. La temperanza è moderazione di un appetito. Non compriamo una macchina senza freni. La macchina è utile ma abbiamo bisogno di governo della velocità se non vogliamo schiantarci. Così noi abbiamo una forza che è da governare per non fare o farmi male.

Temperare è portare via qualcosa per essere incisivi, come una matita, come un coltello che deve essere temperato per acquistare il filo. C’è bisogno di lasciare qualcosa per essere incisivi nella vita: tagliare ne troppo ne troppo poco. C’è una zavorra da togliere. È ciò che anima l’astinenza, è un no da dirsi per un bene più grande. Il contrario della temperanza è l’assolutizzazione di un appetito. Per questo motivo Esaù perde la sua primogenitura e la benedizione legata ad essa, perché ha reputato più importante il desiderio di mangiare un piatto di lenticchie che conservare la grazia che Dio gli aveva dato per elezione. Perciò significa avere il buon governo di me stesso, non sono dominato da una passione.

È come essere il capitano di una nave, non il marinaio. Non ci devo mettere troppo o troppo poco, posso essere troppo passionale o troppo fiacco (per esempio con un figlio lo puoi soffocare essendo troppo apprensivo o puoi essere assente nei suoi confronti) l’equilibrio con cui vivere serenamente ciò che sto abbracciando.

La Virtù è rappresentata da una donna che versa acqua da una brocca in una coppa. Il discernimento è questo equilibrio, come due recipienti in cui versare dall’uno all’altro la giusta quantità.

Le Virtù Teologali

Sono dono di Dio, non sono una prerogativa umana. Come si ottengono queste virtù? Chiedendole. Perché Dio stesso desidera donarcele.

Fede

La Fede è poggiare il proprio baricentro esistenziale non in noi stessi ma nel Signore Gesù. Cioè sapere che la mia vita è fondata sulla roccia e che Dio e Padre provvidente, che tutto è buono quello che viene da Lui. Tutto, anche se passo per una valle oscura, una malattia un dolore, mi fido di Dio, perché è mio Padre e che volge tutto al bene per me. E se oggi ho una difficoltà forse là dentro c’è una grazia nascosta per vivere bene. Quella voce che ti dice: coraggio sono tuo Padre, fidati di me in quello che stai vivendo. La fede è quella che fa spostare le montagne, che apre il Mar Rosso, che fa uscire un uomo sterile dalla sua terra per farlo diventare padre di una moltitudine. È rappresentata da una donna con fede in Gesù: tiene la croce (è il Salvatore) e il calice con l’eucarestia (è presente oggi, non è solo del passato). Che è stato e che è.

Speranza

Io non spero qualcosa di vago. La speranza che intendiamo noi è quella cosa moscia, a volte cinica per cui diciamo: vabbè…speriamo. Alla fine, m’è rimasta solo questa cosa…La canzone dei Vianella che diceva: la speranza non costa niente…della seria hai visto mai! Sembra quella idea scaramantica per cui dici: speriamo che le cose mi vanno bene.

Non è questo. S. Francesco chiede speranza certa. È sperare in qualcosa di certo. Credere che la direzione di quello che vivo è il Cielo. Tutto va verso il Cielo: quello che vivrò quando morirò e il Cielo che posso vivere adesso, proprio oggi.

Il nostro io carnale che è come una macchina con la convergenza sballata e butta tutto da una parte, ci porta a pensare che le cose non vadano per il verso giusto, è un pensiero triste, corrotto. No, ho la speranza: So che le cose stanno andando verso dove devono andare. Come diceva Chiara Corbella: «Qualsiasi cosa farai avrà senso solo se la vedrai in funzione della vita eterna».

Riguarda il futuro, ecco perché è rappresentata da una donna protesa in avanti, con mani giunte o che guarda in alto, che indica con lo sguardo il Cielo, guardando una corona, sollevata a mezz’aria, simbolo di gloria. Perciò 1) ho la fede, la mia vita è radicata in Cristo e in Dio che è e mio Padre e che vuole il mio bene. 2) ho la Speranza che quello che sto vivendo sta andando nella direzione giusta, verso il Cielo cioè la felicità e… 3) ho la Carità che è il motore dei miei atti.

Carità

La carità è l’Amore. Ma quale amore? Esistono tanti tipi di amore: l’amore romantico, quello sensuale, quello narcisistico (che non è amore). S. Paolo per spiegarlo ha dovuto inventare una nuova parola: carità. Cioè un amore che si dona, che si svuota per il bene dell’altro, quell’amore che ha una dimensione oblativa. Quell’atto che mi fa uscire da me stesso per la felicità di chi ho accanto. Perché ciò che ci rende felici è amare, quello che compie e realizza la nostra vita è dimenticarmi di me per amore di qualcun altro. Il contrario è vivere per sé stessi che produce come frutto la solitudine.

Noi siamo fatti per questo, per trascenderci e fare felici con tutto noi stessi, col nostro ingegno, la nostra creatività, la nostra fantasia chi abbiamo accanto. Perché siamo fatti ad immagine di Dio, e che fa Dio? Ama, non simula

Dio è così, ogni suo atto è creativo, Dio è il tipo che starnutisce e ti crea una galassia. Dio donandosi non si perde, dà sé stesso ma in questo donarsi crea, non perde sé stesso, non si esaurisce.

Allora siccome è Dio che ci ha creati noi portiamo nel nostro cuore questa stessa impronta: come dice il prof. Franco Nembrini: Noi siamo fatti da Dio! (una frase dalla felice ambiguità: siamo fatti da lui, ma significa anche: siamo fatti bene!) il nostro cuore funziona bene quando amiamo.

Ecco perché è rappresentata da una donna che ha dei bimbi in braccio, è un amore fecondo, è datore di vita, genera vita. Vivere con la carità, cioè vivere amando fa essere felici noi e chi abbiamo vicino.

Mancava una postilla allo scritto sulle Virtù che mi sembrava importante sottolineare: l’arte è un richiamo a contemplare la bellezza con cui Dio ha fatto ogni cosa. Il vero, il bello e il buono sono una prerogativa di Dio creatore. Noi non ammiriamo le cose per un culto idolatrico, cioè solo per vederne l’esteriore, la scocca. Ma tutto rimanda a un cuore di cui ogni cosa è segno.

Dice il vangelo di Mt 13,35: proclamerò le cose nascoste fin dalla fondazione del mondo. Cosa è nascosto? Il creato rimanda incessantemente alla mano di Colui da cui proviene ogni cosa, l’artista che ha plasmato l’universo. La mano di Dio è ciò che svela l’invisibile. Guardo la straordinaria complessità che è scritta nel mio corpo, le leggi rigorose che governano il cosmo e l’universo intero, la bellezza degli esseri viventi, gli animali, il mare, i monti, le nuvole e poi l’infinitamente piccolo, gli atomi, le molecole, il dna… e tutto sembra dire: vai oltre.

Dice Eugenio Montale nella bellissima poesia Maestrale: Sotto l'azzurro fitto del cielo qualche uccello di mare se ne va; né sosta mai: perché tutte le immagini portano scritto: «più in là». Tutto ci chiama a contemplare un “oltre” che è scritto nelle cose.

Allora noi guardiamo un quadro, un’immagine non solamente per un compiacimento estetico ma perché rimanda a ciò che c’è dentro, a quello che c’è oltre e che svela per noi. Speriamo che guardare queste Virtù ci faccia nascere il desiderio di vedere quello che c’è dietro e la voglia di praticarle perché esse sono la strada feconda per condurci alla felicità.