Machiavelli: parlare con gli antichi, leggere, studiare. Questo rende libero un prete, perché anche noi abbiamo vesti quotidiane “di fango e di loto”, di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Educazione e cultura.
Il Centro culturale Gli scritti (5/11/2023)
Perché è così importante leggere le Scritture, la teologia, ma anche i grandi autori e i grandi classici, per un prete?
Perché è grave che un prete non abbia interessi culturali, sia teologici, che laici?
Perché la cultura non è un vezzo da intellettualoidi ed è, invece, un dialogo con chi è stato saggio, con chi ha già fatto discernimento, con chi ha cerato di capire cosa è la felicità e se esista la salvezza.
Anche i preti, come gli uomini di ogni condizione e professione, spesso vivono presi da mille preoccupazioni quotidiane fatte “di fango e di loto”, come scrive Machiavelli a Francesco Vettori, in un testo che il prof. Nembrini ha sempre utilizzato nella prima lezione con le nuove classi, quando era docente delle superiori:
«Venuta la sera, mi ritorno a casa ed entro nel mio scrittoio; e in sull'uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi metto panni reali e curiali; e rivestito condecentemente, entro nelle antique corti delli antiqui huomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che solum è mio e ch’io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro e domandarli della ragione delle loro azioni; e quelli per loro humanità mi rispondono; e non sento per quattro hore di tempo alcuna noia, sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte: tutto mi transferisco in loro» (da una lettera di Niccolò Machiavelli a Francesco Vettori, Magnifico ambasciatore fiorentino presso il Sommo Pontefice, proprio benefattore, in Roma).
C’è bisogno di avere un’“appuntamento” con la saggezza, dopo le tante cose, a volte belle, a volte insensate, che si debbono frequentare.
Tale è certamente la preghiera, quella delle ore liturgiche e quella personale del discernimento e del dialogo con Dio.
Ma guai se un prete non avesse anche un dialogo con i grandi maestri, quelli che “non si vergognano” di parlare con noi e quelli che “per la loro umanità ti rispondono”, rispondendo delle loro scelte di vita e della loro felicità, nel silenzio di un mondo che non ha di certo il gusto del dialogo e della frequentazione del dialogo, sereno e aperto, senza preclusione e anzi nel gusto di capire e di ascoltare.
La preghiera e lo studio sono come un’oasi, come uno spazio di vero riposo che ricrea, che spalanca porte, dove si può essere sé stessi e dove gli altri sono loro stessi, senza finzioni.
Qui un video in cui Franco Nembrini presenta il brano di Machiavelli in questione: