La volta della Chiesa del Gesù del Baciccio. Una presentazione iconografica. Redazione a cura di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 24 /07 /2023 - 15:04 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito una sintesi realizzata da Andrea Lonardo a partire da testi di cui si forniscono più sotto le indicazioni. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Roma e le sue basiliche.

Il Centro culturale Gli scritti (24/7/2023)

N.B. de Gli scritti Questo testo di Andrea Lonardo è composto a partire da due testi, uno presente sul sito della Chiesa stessa del Gesù (https://www.chiesadelgesu.org/schede_iconografiche/scheda_dannati.pdf), l’altro da Rai Scuola (https://www.raiscuola.rai.it/storiadellarte/foto/2022/02/Giovan-Battista-Gaulli-e-la-Chiesa-del-Gesu--d7091c84-b2fc-46a9-8e0e-64a5c28ae95e.html). La ripresa del testo è quasi letterale data la precisione dei due testi precedenti che sono stati qui fusi.

Giovan Battista Gaulli, Trionfo del Nome di Gesù, 1674-'79, Chiesa del Gesù, Roma

1/ La volta della Chiesa del Gesù, realizzata dal Baciccio: il Trionfo del Nome di Gesù

L’interno è pensato come una grande aula per la predicazione, che è sempre stata importantissima nella Compagnia di Gesù. Il magnifico soffitto della navata venne realizzato con affreschi e stucchi con il Trionfo del nome di Gesù, da Giovan Battista Gaulli detto il Baciccia.

Chiave per la sua comprensione è la citazione di San Paolo retta dagli angeli: «Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi in cielo, in terra e sottoterra» (Fil 2,10), che è posta in un cartiglio.

Si vede, infatti, nel punto più luminoso dell’opera il nome di Gesù secondo il trigramma JHS proprio di Ignazio, e intorno angeli e santi che lo adorano: esso è costituito dalle tre prime lettere del nome di Gesù in greco, che sono in latino le iniziali di Jesus Hominum Salvator, Gesù salvatore degli uomini. Tale trigramma era già stato utilizzato da san bernardino da Siena.

In particolare la figura di donna di spalle che è su di una nuvola sostenuta da un angelo è la Chiesa intera che adora il Signore Gesù.

Alla sua sinistra si vedono le sante, fra le quali si riconoscono Elena imperatrice, che reca il cartiglio della croce con su scritto INRI, sant’Elisabetta d’Ungheria con la corona e, un po’ più in alto, i tre re Magi, di cui uno con carnagione nera a rappresentare i cristiani d’Africa.

Al di sopra della Chiesa è un frate, San Francesco. A destra, invece, la figura più grande è San Gregorio Magno, mentre più in alto si riconosce il modellino della Chiesa del Gesù, offerto dal cardinal Farnese, e, vicino a lui, San Filippo Neri, coevo e amico di sant’Ignazio.

Nella zona più scura invece, sono rappresentati in maniera illusionistica i sette vizi capitali e i demoni che vengono precipitati agli Inferi uscendo dalla zona di luce del cielo aperto.

A destra si vedono l’Ira, rappresentata con un fuoco che arde, e la Superbia, con un pavone che ne è segno, mentre fra le due, poco più in basso, è l’Invidia che si strappa i cappelli e, ancora più in basso, l’Avarizia con una lupa e una borsa di denari. A destra, nel punto più basso, sono l’Eresia, con orecchie d’asino, e la vana scienza con un libro aperto e fallace.

Guardando a sinistra si vedono prima l’Accidia che si porta le mani al capo in segno di disperazione, subito sopra la Gola con una lonza, all’estremità in basso la Simonia, con una borsa di denaro, e, più in alto, la Lussuria con una donna/animale e un uomo in forma demoniaca che le è vicino.

Tutti o si inginocchiano dinanzi al nome di Gesù o precipitano al di fuori della scena.

Gli affreschi del Baciccia sono della seconda metà del XVII secolo.

Il Nome luminoso di Gesù allontana nell’ombra i Vizi e i dannati, spingendo gli "Angeli ribelli" oltre la cornice dorata e quindi fin sulla decorazione a stucco della volta. 

La “cosmica drammaticità”, di questi corpi in caduta libera sui fedeli, viene rafforzato dal contrasto coloristico del chiarore divino, contro i toni bruni, rossi e azzurri delle figure.

Nelle rientranze delle finestre, le statue in stucco, appaiono timorosamente rivolte alla scena dipinta, con la funzione di raffrontare il regno dello spirito a quello del male, oltre che a rappresentare, ognuna, le regioni del mondo raggiunte dai missionari gesuiti

2/ Il Gaulli e il suo lavoro nella Chiesa del Gesù

La quasi totale decorazione della chiesa, voluta dal Cardinale genovese Francesco Negrone, fu realizzata da un singolare artista, anche lui natio della "Superba", Giovan Battista Gaulli (1639–1709), detto il Baciccio, diminutivo del nome nella lingua del posto. L'artista, affrescò anche il catino dell’abside, il transetto, la cupola centrale, inserita in quattro formidabili pennacchi, e la Cappella di Sant'Ignazio. 

L'enorme affresco della volta centrale, appare ulteriormente ornato da una esuberante decorazione a stucco, con figure femminili e putti attorno alle finestre, a formare un fregio continuo e a stabilire una stretta continuità tra pittura e scultura

Nella titanica e costosa impresa, Gaulli poteva permettersi la collaborazione di artisti all’altezza del compito, decoratori eccelsi quali Antonio Raggi (1624–1686) e Leonardo Reti (notizie 1666-1687), che realizzarono il complesso apparato di figure e decori in stucco, disegnati dall'artista genovese.

Per il programma iconografico, ossia il messaggio figurato del ciclo, Gaulli collaborò con un generale dell’Ordine gesuita, il genovese Giovanni Paolo Oliva, legato da amicizia a Gian Lorenzo Bernini, pure lui coinvolto nell’ideazione dell’opera 

Straordinario, i bozzetti preparatori dell’affresco (Galleria Spada, e Collezione Privata, Roma) che mostrano, distintamente, le parti affrescate comprese delle ombre dipinte, prodotte dagli stucchi.

Qui, la concezione illusionistica che fonde architettura, colore e massa plastica, sposa quel “bel composto” che Bernini (1598-1680) realizzava, poco prima, nella Cappella Cornaro.

3/ Le altre opere della Chiesa del Gesù

Nel catino absidale, Gaulli affrescò la "Gloria dell’Agnello Mistico" e nella cupola, "La Gloria del Paradiso", mentre nei pennacchi, sono raffigurati i quattro Evangelisti del Nuovo Testamento. Gli episodi della vita di Sant’Ignazio e di San Francesco Saverio, trovano spazio nei transetti.

Gaulli intervenne anche in uno dei gioielli della chiesa, la Cappella di Sant’Ignazio con le spoglie del Santo, dove affresca la cupola. Alla progettazione e decorazione della Cappella, si susseguirono della Porta, Pietro da Cortona (1597-1669), e soprattutto Andrea Pozzo (1696-1700), pittore gesuita e frescante del tardo barocco che, fra il 1695 e il 1699, condusse un cantiere di oltre cento maestranze, chiamate ad orchestrare la sovrabbondante messa in opera di oro, lapislazzuli, alabastro, marmo, onice, ametista e cristallo.

Le spoglie del Santo, furono poste in un'urna di bronzo dorato cesellata da Alessandro Algardi (1595-1654), situata sotto il grande altare di marmi scuri e oro, con ai lati, quattro gruppi scultorei forgiati da artisti di diverse provenienze. I francesi, Pierre Le Gros il Giovane (1666-1719; La Religione trionfa sull'Eresia), e Jean-Baptiste Théodon (1645–1713; Il trionfo della Fede sull'Idolatria), il genovese Angelo De Rossi (1671–1715; Approvazione della Compagnia del Gesù) e il romano Bernardino Cametti (1669–1736; La canonizzazione di Ignazio).
Sopra l’altare una grande tela, dello stesso Pozzo (Sant'Ignazio riceve da Cristo il vessillo con il trigramma ”IHS”), vincitore nel 1695, del pubblico concorso per ridisegnare l’altare.  La tela, in realtà, è un sipario, che copre la nicchia con la statua di Sant’Ignazio

Ogni giorno, nel tardo pomeriggio, la grande tela scende, con un complesso sistema di bilancieri, fino a scomparire del tutto e mostrare ai fedeli, in un incavo appositamente progettato da Pozzo, la grande statua dorata del Santo 

La Cappella di Sant'Ignazio, restituisce una delle pochissime "macchine barocche" ancora oggi funzionati, a riprova che tutto l’altare, diventa quel “teatro” di sapore berniniano nel quale viene rappresentato l’itinerario di santità di Ignazio.

Nella Chiesa del Gesù, Gaulli supera tutte le aspettative dei Gesuiti ed entra, a pieno titolo, nella grande tradizione decorativa di volte di chiese e palazzi nobiliari romani, iniziata nel Cinquecento da Michelangelo e Raffaello e culminata nel Seicento con i Carracci e Pietro da Cortona.