Credo che la tunisina Ons Jabeur, tennista finalista per la seconda volta a Wimbledon, faccia bene al suo paese e a tutto il mondo arabo. Breve nota di Giovanni Amico
Riprendiamo sul nostro sito una riflessione di Giovanni Amico. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Islam.
Il Centro culturale Gli scritti (16/7/2023)
La simpaticissima Ons Jabeur ha pianto nella cerimonia di premiazione di Wimbledon, dove è stata sconfitta inaspettatamente.
Eppure quelle lacrime vanno bene alla sua nazione, la Tunisia, e all’intero mondo arabo.
Sono lacrime di una donna che si batte in pubblico sui campi da tennis e, al contempo, mostra non solo il suo viso e i suoi capelli, non solo il suo corpo con il gonnellino da tennista, ma anche i suoi sentimenti.
La Jabeur è sposata con il suo allenatore Karim Kamoun, di cui non si conosce il credo religioso, ed è chiamata scherzosamente in Tunisia “ministro della felicità”, per l’allegria che porta nelle case quando gioca e vince.
È originaria di Ksar Hellal, del governatorato di Monastir - il nome stesso di Monastir ricorda le origini del luogo che era un antico monastero cristiano, conquistato poi dalle truppe arabe.
Credo che una figura come questa faccia bene al suo paese e possa dare alle donne musulmane una chiave di lettura per meglio comprendere la vita, la fede e la libertà.